Montanari: “il regime in cui siamo immersi non ha uguali nella storia”

stefano montanari regime

di Stefano Montanari – Chi ha un residuo di cultura ancora disponibile sa che il regime in cui siamo immersi non ha uguali nella storia dell’umanità. L’aver conquistato l’intero Pianeta non è la sola caratteristica della sua unicità. Con questo vanno la sua violenza morale e fisica nei riguardi non solo dei sudditi ma della loro prole, e una capillarità che non risparmia una briciola di terreno, sorretta dall’ipnosi indotta in modo martellante, a plotoni affiancati, dai mezzi di cosiddetta informazione ufficialmente remunerati dal regime. Tra parentesi, i quattrini sono ovviamente quelli delle nostre tasse.

Ma nessuna dittatura può permettersi di reggersi solo sulla violenza come la violenza è comunemente intesa. La possibilità che qualcuno sfugga esiste e non è trascurabile. E, allora, occorre che un sistema minuzioso di spionaggio sia messo in atto. Così, ecco telefoni e computer “legalmente” origliati ed osservati, telecamere ovunque, Telepass, carte di credito, sistemi di “fidelizzazione” negli esercizi commerciali (quelli nelle grazie del regime), misurazioni della temperatura corporea, chip sottopelle in arrivo, e chi più ne ha…

Ma non basta ancora: qualcuno potrebbe ancora sgattaiolare. Senza fantasia ma con la certezza di ottenere il risultato, il regime dispiega il suo esercito di delatori. Qualcuno, pochi in verità, viene pagato per questo. Molti, quasi tutti, si prestano perché la loro mente con tanto di morale al seguito è arrivata al punto giusto di cottura. Si va dal noto personaggio la cui statura fisica è inversamente proporzionale a quella morale giù fino all’ultimo pensionato intriso di vino in scatola e di TV.

Tutti s’impegnano come, da sempre, fanno i delatori: dal loro buco della serratura di voyeur del “crimine” spiano chiunque e, non appena ravvisano uno sbandamento dai diktat di regime, lo segnalano e gongolano all’arrivo dei gendarmi. Gendarmi che non esitano ad inseguire il vecchietto mio coetaneo che, non indossando l’anello al naso (leggi mascherina), si aggirava in una piazza enorme semideserta. A nulla valse, nell’occasione, il suo rifugiarsi nel duomo cittadino.

Per un momento, azzeriamo qualunque dato e qualunque opinione e cerchiamo di renderci conto delle basi di questa situazione, dando per accettato che un virus terribile ha invaso la Terra e fa stragi.
Stando agli ultimi secoli di esperienza, la Medicina testimonia di come, perché l’essere umano impari biologicamente a difendersi da un patogeno, quel patogeno debba circolare.

Regime, isolamento e lockdown

Chi conosce anche solo a grandi linee la storia della conquista spagnola dell’America meridionale di quasi mezzo millennio fa non ha bisogno di essere annoiato con inutili ripetizioni. Dunque, la Medicina ha una certezza: l’isolamento (ora si chiama lockdown e distanziamento sociale) è la maniera più efficace perché la patogenicità del virus sia perpetuata. Ma il regime non si ferma qui: costringe a portare un bavaglio che impedisce la respirazione corretta, con questo inducendo uno stato chiamato ipercapnia che diventa poi acidosi a preludio di una serie di malattie e, nei bambini, oltre agli stessi danni degli adulti, a modificare la loro percezione del mondo. L’impedimento alla vita sociale e agli spostamenti competa l’opera. Inutile, qui, fare menzione del disastro economico voluto con successo dal regime che mette sul lastrico milioni di famiglie senza che per molte di loro possa mai esistere una possibilità di recupero.

Dei cosiddetti vaccini preferisco non dire nulla qui perché di vaccini non si tratta ma di approcci genici del tutto sperimentali che, senza necessità di essere profeti, potrebbero portare a situazioni sanitarie irrecuperabili sugli esseri imani trasformati in cavie, spesso volontarie, spesso in fila per ore per godere della “vaccinazione”.

Insomma, dal punto di vista puramente biologico, la maniera di affrontare la cosiddetta pandemia è del tutto controproducente, a meno che non sia proprio la sua conservazione l’obiettivo cui si mira.

I numeri? Beh, averne di affidabili è di fatto impossibile, stante il fatto che qualunque morte viene attribuita al terribile Covid: cancro, ictus, infarto, persino i suicidi ora sempre più diffusi… Comunque quei numeri si guardino, per taroccati che siano, siamo di fronte all’irrilevanza.

Ma, poi, questo virus esiste davvero? E, se sì, quanto è davvero responsabile delle morti snocciolate in modo ossessivo da televisioni, radio, Internet e giornali?
Uno dei rituali diagnostici indiscussi di regime è il ricorso ai cosiddetti tamponi con successiva indagine PCR. Nulla importa se la metodica fu indicata dal suo stesso inventore Kary Mullis (incidentalmente Premio Nobel nel 1993) come inadatta a fare diagnosi, Nulla importa se lo stesso campione è positivo qua e negativo là, e nemmeno se più campionamenti eseguiti lo stesso giorno sullo stesso individuo forniscono risultati diametralmente opposti. Tampone deve essere, e tampone sia.

Questo vuole il regime e questo invocano milioni di sudditi

Pochi giorni fa 1.500 tamponi giudicati positivi al Covid furono raccolti nella California meridionale, analizzati al microscopio elettronico e considerati secondo i cosiddetti Postulati di Koch. Per chi non li ricordasse, si tratta dei criteri per stabilire se esista una relazione di causa-effetto tra la presenza di un determinato microrganismo e una malattia. Ricordo che i microrganismi con cui conviviamo pacificamente sono miliardi e come solo una piccolissima quota di quelli induca malattia.

Bene, i postulati di Koch sono
1. L’agente che si ritiene responsabile della patologia di cui ci si occupa deve essere presente in tutti i casi diagnosticati
2. L’agente deve essere isolato dall’ospite malato e lo si deve poter fare crescere in coltura pura, cioè derivante da quel solo agente.
3. Sempre, quando una coltura pura dell’agente viene introdotta in un ospite sano suscettibile alla malattia, la malattia si deve manifestare.
4. In ogni caso, l’agente deve poter essere isolato di nuovo dall’ospite che è stato sperimentalmente infettato.

Nel caso di quei 1.500 tamponi diagnosticati come “positivi” nulla di tutto ciò ebbe a verificarsi. Ciò che si trovò nella maggior parte dei casi furono infezioni da influenza A e, in qualche caso, da influenza B.

E il Covid?
Alcune grandi università americane, sette in totale, tra cui Stanford e Cornell, rianalizzarono il tutto con identici risultati: del Covid nemmeno l’ombra.
Si chiese allora al CDC, l’ente statunitense che si occupa (almeno dovrebbe farlo) della prevenzione e del controllo delle malattie, di fornire un campione valido, isolato e purificato del Covid. La risposta fu che un campione simile non esiste. Dunque, piaccia o no, quel virus per intero non l’ha mai visto nessuno. E che cosa si è visto, invece? Si sono viste da 37 a 40 coppie di basi di RNA quando un genoma normale ne conta fra i 30.000 e i 40.000. Un risultato come quello su cui il regime si basa è comune a milioni, forse miliardi di altri RNA senza la minima specificità. In questo modo, prendendo per buono il risultato dei tamponi, milioni, forse miliardi di RNA del tutto innocui possono essere condannati come i peggiori assassini.

Il CDC ci ha imbrogliato? Le “leggi” correnti sono folli? Fate voi. E la TV? E i giornali? E il vostro medico di fiducia?
Nel frattempo, in attesa di una risposta credibile che, ne siamo tutti certi, il regime, nella sua proverbiale onestà, non tarderà a darci, non toglietevi mai l’anello dal naso (oggi mascherina) e girate alla larga dal prossimo. Vedi mai che il vostro vicino di casa non telefoni ai gendarmi per godersi dalla fessura della finestra socchiusa lo spettacolo del vostro arresto.

Stefano Montanari

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3 thoughts on “Montanari: “il regime in cui siamo immersi non ha uguali nella storia”

  1. Egregio dottore, una mia amica infermiera sollecitata dalla cooperativa per cui lavora ha assunto la prima dose di Astrazebeca e ora non vuole più fare il richiamo. Secondo lei può in tal modo limitare gli eventuali danni del vaccino?

    1. Donatella Sferco

      Senti un bravo medico,
      per vedere se è il caso di prendere anticoagulanti per scongiurare un possibile trombosi.
      oppure scrivi alla dott.ssa silvana de mari.

  2. Non si può esser che d’accordo al 100%.
    Buonsenso contro politicamente corrotto.

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