Torino, bimbo iperattivo cacciato da scuola e messo in comunità

TORINO (18 Novembre 2020). «Da anni sostengo che Torino sia peggio di Bibbiano e il nuovo caso di cui mi sto occupando ne è l’ennesima dimostrazione». Parole dell’avvocato Francesco Miraglia, esperto in diritto minorile, che da anni si batte contro il sistema dei Servizi sociali e dei Tribunali dei minorenni che hanno come sistema quello dell’ “allontanamento facile”. L’avvocato Miraglia porta alla luce un nuovo caso emblematico di un sistema deputato a tutelare l’infanzia, ma che invece tutto fa tranne quello di proteggere e salvaguardare i bambini.

Succede in provincia di Torino, dove alcuni mesi fa una madre si è sentita dire dalla scuola frequentata dal figlio che doveva tenerlo a casa, a scuola non ci doveva più tornare, perché iperattivo e disturbava. Circostanza già difficile da accettare per un qualunque genitore, a maggior ragione per questa donna, che, ben consapevole dei problemi del figlio, da cinque anni lo porta a psicomotricità e logopedia, appunto per migliorare il suo comportamento e il suo linguaggio.

Rivoltasi quindi per un aiuto ai Servizi sociali, non ha risolto nulla, tutt’altro: di colpo, dallo scorso gennaio, il Tribunale dei minorenni del Piemonte e Valle d’Aosta le ha tolto il figlio, lo ha collocato in comunità e per sei mesi non glielo ha fatto vedere, con la scusa che non si occupava abbastanza di lui.

«Chissà quale choc può rivelarsi non vedere la mamma per mesi e abitare con estranei per un bambino fragile, che ha la madre come unico punto di riferimento della sua giovanissima vita» dichiara l’avvocato Miraglia. «Una mamma che oltre ad averlo sempre accudito, lo ha accompagnato alle visite mediche e alle terapie. La comunità, invece, si è resa colpevole di omissioni verso questo bambino, perché non lo ha mai accompagnato alle visite mediche che la mamma gli aveva prenotato».

Quando finalmente la donna dopo mesi ha rivisto il suo bambino, si è accorta che camminava e respirava male e ha chiesto di portarlo al pronto soccorso. A questo punto è scattata una sorta di “ritorsione” da parte della comunità nei suoi confronti: all’ultimo incontro con il bambino, il piccolo è corso incontro alla madre per un abbraccio, ma gli operatori hanno impedito a mamma e figlio di toccarsi, strattonandoli violentemente, tanto che la donna ha riportato lesioni ed ecchimosi guaribili in cinque giorni. E come se non bastasse il tribunale ha sospeso gli incontri tra madre e figlio.

«Ma è possibile che una comunità si permetta di fare ciò che vuole» sottolinea l’avvocato Miraglia «e non operi nell’unico interesse che invece deve perseguire ovvero quello del bambino? È poi incredibile come a Torino pare sia una moda quella di allontanare senza motivo i bambini ai genitori, tacciandoli di incapacità: possibile che nel Torinese ci sono così tanti genitori inadatti? C’è sicuramente qualcosa che non va e come prima cosa, per rimettere finalmente le cose a posto, questo bambino deve tornare dalla mamma che ha dimostrato, senza ombra di dubbio, di sapersi prendere cura del figlio: cosa che fino ad ora i Servizi sociali non hanno fatto, non occupandosi minimamente della salute di questo bambino. Appare del tutto evidente che l’attuale collocamento del minore non possa in alcun modo corrispondere al suo superiore interesse, che dovrebbe invece essere tutelato dall’Autorità giudiziaria ed altresì dal Servizio sociale».

Avv. Francesco Miraglia

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