Covid, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Ci stanno prendendo per il cu…

di Antonello Rivalsa – – Mi capitato di non parlare benissimo dell’Istituto Superiore di Sanità, non delle persone ma della struttura, che presenta gli stessi problemi comuni a tutte le strutture pubbliche dipendenti dalla partitica per nomine, distribuzione delle risorse e indirizzi operativi. Ma i tecnici dell’ISS da diversi mesi stanno facendo un ottimo servizio pubblico di informazione ai cittadini anche se quello che scrivono trova eco solo quando supporta l’allarmismo e la linea politica di Governo mentre passa nel silenzio assoluto, anche da parte dei media, quando non è funzionale al terrorismo sociale.

Il sito web dell’ISS ha una area interamente dedicata al Covid (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/) ricca di dati ed informazioni e tra i tanti documenti è interessante il report:” Epidemia COVID-19 Aggiornamento nazionale 13 ottobre 2020 – DATA PUBBLICAZIONE: 16 OTTOBRE 2020”

Vi riporto due grafici pubblicati che illustrano bene chi ha ragione di preoccuparsi e quanto deve preoccuparsi, e da questi dati dovrebbe derivare una azione politica mirata, ma così non è purtroppo.

L’ISS commenta così il grafico sui sintomi dei malati: “Mentre nelle prime settimane dell’epidemia si riscontrava una maggiore percentuale di casi severi, critici e di casi già deceduti al momento della diagnosi (diagnosticati mediante tamponi effettuali postmortem), con il passare del tempo, si evidenzia, in percentuale, un netto incremento dei casi asintomatici o pauci-sintomatici e una marcata riduzione dei casi severi e dei decessi.”

Mi pare che questa analisi non fosse sfuggita ai lettori di questo giornale.

Ma ancora più significativa è la tabella, sempre dell’ISS che mostra i malati di Covid ed i decessi per classi di età:

È del tutto evidente che fino a 60 anni il rischio è nullo o modestissimo mentre dai 60 anni in su si arriva a punte di letalità elevatissime anche oltre il 30%, così come si può rilevare che il 95,4% dei deceduti aveva più di 60 anni.

In un altro report “Caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia” l’ISS evidenzia che:

  • Il 96,3% dei decessi ha riguardato persone con una o più patologie pregresse
  • Il 62,6% dei decessi ha riguardato persone con 3 o più patologie pregresse
  • I pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi di età inferiore ai 50 anni sono 399 (1,1%) dei 35.563 e 87 (0,2%) avevano meno di 40 anni;
  • Degli 87 deceduti con meno di 40 anni, 64 (73,5%) presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità).

I pazienti con meno di 40 anni e senza patologie rilevate che sono morte a causa del Covid sono lo 0,039% del totale.

Da ultimo una sezione del sito che analizza “L’impatto della pandemia COVID-19 sulla salute mentale” l’ISS riporta:

” I risultati, ottenuti su un campione di 20.720 partecipanti, evidenziano che durante il lockdown sono aumentati i livelli di ansia, depressione e sintomi legati allo stress, soprattutto nei soggetti di sesso femminile. Inoltre, la durata dell’esposizione al lockdown ha rappresentato un fattore predittivo significativo del rischio di presentare peggiori sintomi ansioso-depressivi.”

L’insieme di tutte queste informazioni, e senza toccare la sfera economica e sociale, rendono incomprensibili le misure che da mesi vengono adottate che non hanno né una specificità territoriale né tengono in alcun conto quali sono i soggetti più impattati dal Covid né quelli che dal Covid non hanno nulla da temere.

Ma l’azione del Governo si è rivelata fallimentare perché basata, a mio avviso, sull’obiettivo di fondo, sbagliato visto i risultati, di limitare l’epidemia a qualunque costo invece di tutelare chi dall’epidemia può essere colpito e l’esperienza di dieci mesi, mi pare del tutto evidente, lo conferma.

Concludo con qualche semplificazione; fino a 60 anni non c’è alcun pericolo, sopra i 60 anni e solo se si hanno patologie pregresse importanti si corrono rischi rilevanti quindi i giovani possono andare a scuola e gli adulti a lavorare.

Ma di certo bisogna anche tutelare le persone fragili, soprattutto i più anziani e malati che potrebbero essere contagiati pur restando a casa da chi è andato a scuola o a lavorare. Che fare quindi?

Le uniche misure sensate, senza distruggere un Paese, devono riguardare gli anziani ancor più se non in buona salute se, come io credo, nessun genitore/nonno vuol far pagare ai propri figli/nipoti il desiderio di vivere e quindi è disposto ad accettare qualche limitazione personale.

E i genitori ed i figli se vogliono continuare a vivere decentemente si prendano cura dei loro anziani tutelandoli ed assistendoli nel miglior modo possibile senza bisogno della badante di Stato in aggiunta alle badanti dell’est o alle RSA.

www.lagazzettadilucca.it

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2 thoughts on “Covid, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Ci stanno prendendo per il cu…

  1. dove e’ finito l’influenza che nel 2018 ha messo a letto confebbre 5000000 di italiani?

  2. Quindi cosa proponi di fare? Chiudiamo nelle gabbie i nostri anziani? È questo che stai proponendo? Perché ha funzionato nelle RSA, vero?

    Come fai ad evitare che gli anziani si ammalino che i giovani, che vivono con loro, possono andarsene in giro a beccare il virus e portarglielo direttamente in cucina? Ti rendi conto che queste “soluzioni” funzionano solo in teoria e non in pratica?

    È come stare ad ascoltare i deliri della Azzolina: “ma le scuole sono sicure!!! sono i mezzi di trasporto vi dico!!!” si, d’accordo, peccato che per farli arrivare in classe devi farli prendere i mezzi di trasporto. Un problema implica l’altro e non è che dando la colpa ai mezzi di trasporto risolvi il problema degli alunni infetti che portano il virus a casa loro. Un minimo di contatto con la realtà no eh?

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