Giuliana Almirante onora suo padre: “FdI ci ha abbandonato, la Meloni come Fini”

di Aldo Grandi

Con Giuliana De Medici Almirante, figlia di Giorgio Almirante, ci siamo incontrati e conosciuti all’indomani della nostra pubblicazione della biografia di suo padre – Giorgio Almirante biografia di un fascista edita nel 2015 per Sperling&Kupfer – e da allora siamo rimasti in contatto. Persona squisita, impegnata con intelligenza a tenere viva la memoria paterna, si è trovata, negli ultimi tempi, a subire una serie di atteggiamenti decisamente ostativi nei confronti del proprio tentativo di rafforzare la fondazione dedicata all’ex segretario del Movimento sociale italiano.

Il 22 maggio sarà l’anniversario, l’ennesimo, della morte di suo padre Giorgio Almirante. Sono passati, ormai, 32 anni. Cosa ricorda di suo padre?

Io ho dei ricordi familiari ovviamente, oltre quelli politici che tanti hanno. Ho i ricordi delle vacanze passate insieme, della sua dolcezza, del suo sapere e del suo studiare insieme e, poi, ricordi politici delle grandi piazze i soi discorsi in parlamento e quello che è stato uno dei più grossi uomini politici italiani che abbiamo avuto.

E’ vero che suo padre era innamorato della Divina Commedia al punto da conoscerla, praticamente, a memoria o quasi?

E’ verissimo. Era un dantista d’eccezione. Noi ancora, qui in casa, nella sua biblioteca abbiamo tantissimi testi di commento alla Divina Commedia. La conosceva tutta a memoria. Credo che in Italia fossero in due ad avere questa dote, lui e Giorgio Albertazzi. E ricordo anche che lui, prima di diventare segretario del partito nel 1963, insegnava in una scuola romana privata soltanto per il piacere di insegnare ai giovani. Lui diceva che la sua prima professione era quella dl insegnante, poi del giornalista e infine del politico. Ricordo che lui, nonostante conoscesse la Divina Commedia a memoria, tutte le sere prima di avere le lezioni con gli studenti la prepaara diligentemente. E io ho avuto modo negli anni di incontrare alcuni suoi ex allievi che ancora ricordano con piacere le sue lezioni su Dante e sulla letteratura italiana. Lui era laureato in lettere e filosofia ed era abilitato all’insegnamento.

Suo padre era stato giornalista durante gli anni del fascismo, quando aveva lavorato a lungo al Tevere di Telesio Interlandi. Cosa le raccontava di questa professione?

Lui era innamorato del giornalismo, aveva iniziato da ragazzino, al Tevere, dove gli avevano assegnato inizialmente come praticante, il compito di andare tutte le sere in questura per raccogliere le notizie di cronaca nera che accadevano in città. Da lì, poi, fece la sua carriera, diede l’esame da giornalista professionista e io ricordo che anche durante il periodo della sua attività politica aveva scritto per dei settimanali con uno pseudonimo e, poi, era l’uomo capace di scrivere il Secolo d’Italia tutto da solo.

Aveva una capacità lavorativa mostruosa racconta chi lo ha conosciuto.

Assolutamente sì. Aveva una forza di volontà straordinaria. Non conosceva il riposo perché ogni momento della sua giornata e della sua nottata li passava lavorando e facendo tutto quello che secondo lui era giusto fare. La notte, ad esempio, la trascorreva rispondendo personalmente a tutta la posta che gli veniva inviata. Lo faceva lui senza passare per segretari o collaboratori. Addirittura rispondeva direttamente scrivendo a macchina.

Giorgio Almirante piaceva anche agli avversari per via di quella sua capacità di essere sempre uguale a se stesso.

Io aggiungerei anche per la sua signorilità, cortesia e capacità di saper esprimere le sue idee senza mai offendere nessuno. Quando guardiamo i talk-show di oggi, c’è un insulto dietro l’altro, non c’è più quella correttezza che si dovrebbe avere anche con chi non la pensa come te. Siamo scaduti a un livello tale che è una offesa continua.

Suo padre ha vissuto da segretario del partito uno dei periodi più terribili della storia d’Italia, ossia gli anni di piombo. C’è una domanda che mi sono sempre posto durante i miei studi su quegli anni: perché, di fronte ai costanti attacchi, alle aggressioni, alle violenze sistematicamente superiori e giustificate portate avanti dagli estremisti di sinistra nei confronti dei militanti della destra, suo padre non ha mai una sola volta ceduto ad una comprensibile, se vogliamo dirla tutta, voglia di vendetta?

Guardi, Almirante è stato l’uomo della pacificazione nazionale fin dai primissimi anni del nostro dopoguerra. Lui ha sempre voluto una pacificazione dopo la guerra civile e chiedeva rispetto dei martiri di destra così come lo chiedeva per i martiri di sinistra. Quindi, anche nel periodo degli anni di piombo, con assoluta fermezza, non incitava i giovani a rispondere e a reagire a quello che il partito subiva, ma ha sempre chiesto di stare al proprio posto e di piangere gli amici morti chiedendo sempre giustizia, ma mai vendetta. E ha continuato con questo filo conduttore anche in quel periodo.

E’ vero che suo padre è stato sempre vicino, in tutti i modi, ai familiari delle vittime del terrorismo di sinistra?

Assolutamente si. Per lui ogni volta che succedeva un incidente di questo genere era un dramma, lo percepiva come la perdita di un figlio. Il Msi era un partito politico, ma era anche una famiglia politica e quindi perdere un attivista era come perdere un figlio. Per mio padre era anche un grosso dolore di cui, in qualche modo, si sentiva responsabile, essendo il segretario, per la loro morte e in debito con queste famiglie delle quali si è sempre occupato.

Giuliana dobbiamo essere onesti: dopo suo padre c’è stato, anche con la sua complicità, Gianfranco Fini e sappiamo tutti come è andata a finire. Da allora la destra non ha avuto nemmeno lontanamente un leader che, in qualche modo, abbia saputo raccogliere l’eredità di Giorgio Almirante. Che cosa, oggi, è, realmente rimasto di quest’uomo?

Di quest’uomo, in particolare, è rimasto il grande affetto che tutto il popolo missino ancora gli riconosce e anche l’affetto dei giovani che non lo hanno conosciuto, ma che lo hanno imparato a conoscere grazie alle letture e ai racconti dei loro genitori o nonni. Lui, personalmente, ha lasciato una traccia indelebile. Per quel che riguarda i nuovi politici di destra, mi permetta di dire che lui era unico e irripetibile. Ambire ad essere un uomo politico come Giorgio Almirante è un po’ presuntuoso. Premesso che, comunque, tutta la parte politica di tutti i partiti è oggi notevolmente meno importante di quel tempo, dobbiamo ammettere che siamo amministrati e rappresentati veramente da persone che sono ad un basso livello.

Sua mamma, la grande Assunta Almirante, è la presidente della fondazione Giorgio Almirante. Eppure ci risulta che la memoria di suo padre non sia stata tenuta particolarmente a cuore in alcuni settori della stessa destra nazionale.

Non è che non è tenuto molto a cuore, secondo me c’è una vera e propria manovra per cercare di far dimenticare Giorgio Almirante.

In che senso scusi?

Nei confronti della fondazione Giorgio Almirante noi non abbiamo avuto né riceviamo alcun tipo di aiuto né dalla fondazione Alleanza Nazionale – che è proprietaria di tutti i beni immobili primo fra tutti la sede dell’Msi di via della Scrogfa acquistati da Giorgio Almirante e da tutti gli attivisti missini che contribuivano all’acquisto delle sedi – né da Fratelli d’Italia che, in teoria, dovrebbe essere l’erede del vecchio Msi e poi di An. Anzi, non solo non  riceviamo aiuti, ma ci osteggiano e ci impediscono, di fatto, di lavorare. Nella buona sostanza loro nominano Almirante semplicemente in momenti in cui sanno che, nominandolo, riceveranno un applauso, ma nei fatti e nella sostanza, nessuno ci aiuta né porta avanti le idee che sono state di Almirante o quantomeno non riconoscono a queste idee la genitorialità di Giorgio Almirante.

Non ci dica, adesso, che anche Giorgia Meloni, che ricordiamo di aver conosciuto in casa di sua mamma in via Archimede, si è dimenticata di voi?

Non soltanto Giorgia Meloni che ha come sua giustificazione il fatto di non aver mai incontrato Giorgio Almirante perché di un’altra generazione, ma nella vicenda della sede della fondazione Almirante che noi avevamo in una stanza in via della Scrofa, siamo stati cacciati in malo modo dopo aver forzato la porta della mia stanza, presi tutti i documenti che erano all’interno appoggiandoli, poi, in uno stanzino aperto a tutti. Ci fu un tentativo, all’inizio, di trovare una soluzione alla problematica, ma sono state solo parole. Dopodiché né Meloni né nessun altro dirigente del partito ha pensato di darci la solidarietà. Questa è la cosa che mi ha fatto più dispiacere perché io ritenevo di avere degli amici perché era gente con cui ero cresciuta, in realtà mi sono resa conto di non averne.

E adesso dove siete confinati?
Abbiamo portato via tutto il materiale e sono stata costretta a portarlo a casa. Tutto ciò impedisce di fare visionare a chi lo desidera il materiale della fondazione che era a disposizione di tutti, impedisce di avere dei rapporti con le persone e, di fatto, rende molto difficile l’attività della fondazione, ma probabilmente questo è quello che volevano.

Con lei Giorgia Meloni avrebbe dovuto, forse, avere un altro tipo di atteggiamento non pensa?

Sicuramente, ma io sono una persona molto umile perché questa è la prima cosa che mi ha insegnato Giorgio Almirante. Non sono mai andata alla ricerca di posti in parlamento o in consigli di amministrazione, però, certamente l’atteggiamento che la Meloni ha avuto nei confronti di Giorgio Almirante non è stato dei più rispettosi. Non vorrei che questo sia dovuto al percorso politico che lei sta seguendo – e che le sta facendo avere un buon successo da quello che dicono i sondaggi – e non vorrei, in particolare, che questo percorso non sia lo stesso che ha fatto Gianfranco Fini. Ci sono molte similitudini.

A proposito di confinamento. Dia un giudizio su come la destra e, nella fattispecie, l’opposizione all’attuale governo, ha affrontato l’emergenza coronavirus dal punto di vista politico.

Secondo me ci voleva molta più decisione nella opposizione. Ci voleva la capacità di incidere in modo forte, non voglio dire violento, sulle decisioni che il governo ha preso. Bisognava far sentire di più quelli che erano l’insoddisfazione, la preoccupazione e il disagio che il popolo italiano ha vissuto e sta vivendo in questo momento. Mi sembra una opposizione all’acqua di rose. Anche lo stesso Salvini che sembrava il paladino di tutti mi pare che abbia abbassato un po’ i toni. Dobbiamo farci sentire, questa è la realtà, ma non è mai a sufficienza. Credo che i nostri governanti ci abbiano solo preso in giro. Ci hanno promesso, ma non hanno mantenuto nulla, quindi, ben venga la ribellione anche di piazza, non si può stare sempre lavorare di fioretto.

Certo che ascoltando Giuseppe Conte, osservando il suo portavoce Rocco Casalino, cerando di capire quello che riescono far uscire dalla proprie bocche ministri come Azzolina e Di Maio, suo padre, al confronto, era veramente un gigante.

Assolutamente sì. La classe politica di oggi è molto più povera di contenuti e di uomini rispetto a quelli di una volta. Ricordiamo Almirante, ma anche De Gasperi, Nenni, Berlinguer, uomini che nel loro ambito e con le loro idee erano persone di valore.

Teoria Gender: cosa avrebbe pensato suo padre nell’apprendere che al posto o anche in aggiunta alla Divina Commedia, i nuovi programmi del Miur avrebbero inserito volumi tendenti a promuovere la cosiddetta tolleranza verso il fenomeno Lgbtq?

Guardi, contrariamente a quello che si può pensare, lui era molto aperto a tutte le novità e a tutte le idee che sorgevano. Certamente era un uomo di altri tempi e penso che solo per quello avrebbe criticato questa cosa. Poi era un uomo di assoluti principi cattolici e aveva il senso della famiglia e quindi non avrebbe apprezzato. Però, per fare un esempio banalissimo, per dimostrare quanto fosse aperto al nuovo, ricordo che era il periodo in cui nasceva la stella di Madonna e trasmisero il suo primo concerto alla Rai. Lui ricordo che si sedette, inforcò gli occhiali e assistette a tutto il concerto. Io gli chiesi se gli era piaciuto perché indubbiamente era un genere musicale non della sua generazione e lui mi disse: “Sono interessato perché è un fatto nuovo che sta raccogliendo tantissimo successo e voglio capire perché”. Quindi non c’era un rifiuto a priori.

Venerdì 22 ci saranno diverse iniziative per ricordare la figura di suo padre.

Non potremo far dire, come consuetudine ogni anno e per ovvi motivi, la messa in piazza del Popolo nella chiesa degli artisti, ma ci saranno diverse iniziative e la giornata non passerà inosservata. La Fondazione Almirante presenterà tramite facebook un saluto da parte degli associati alla fondazione e a seguire ci sarà la partecipazione di personaggi del mondo dello spettacolo, della politica e del giornalismo che daranno il loro contributo raccontando Giorgio Almirante tra cui Luca Barbareschi, Nicola Porro, Isabella Rauti, Alda D’Eusanio, Massimo Magliaro e altri. In alcune località del paese ci saranno messe in ricordo di Almirante. Inoltre sempre venerdì 22 maggio, alle 21 sulla pagina facebook di Sergio Berlato ci sarà un dibattito su Giorgio Almirante, la sua vita per l’Italia a cui prenderanno parte Ignazio La Russa, lo stesso Berlato, la sottoscritta, Massimo Magliaro e, se non sbaglio, anche lei che è stato l’autore della biografia di mio padre. Moderatori saranno due dirigenti di Fratelli d’Italia di Padova, Claudio Gori e Davide Mauri.

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