Coronavirus, Svezia: 60-70enni con altre malattie non saranno curati automaticamente

CLAMOROSA e vergognosamente tardiva autocritica del premier svedese, il socialdemocratico Stefan Löfven, sull’emergenza coronavirus. “Non abbiamo fatto abbastanza”, ha detto il capo del governo della potenza egemone del Grande Nord all’emittente Svt.  (Andrea Tarquini – La Repubblica)

La Svezia intanto continua a rinviare l’annunciato progetto di legge per poteri eccezionali che consentano un lockdown, e contagi e morti aumentano ogni giorno di piú, fino al punto che proprio là nella patria di welfare e sanità garantiti per tutti dagli anni Trenta le autorità sanitarie hanno dovuto annunciare oggi che in caso estremo di esplosione dell’epidemia le persone dagli 80 anni in su colpiti dl Covid 19 e i sessantenni-settantenni malati e pregiudicati da altre malattie, secondo il Karolinska Institutet (massima autorità scientifica nazionale) non dovranno piú essere automaticamente curati per evitare un collasso totale delle strutture sanitarie.

E in Svezia ristoranti bar locali notturni e installazioni sportive restano aperti come prima, come se niente fosse. La movida di Stoccolma va incontro alla morte come il cavaliere impersonato da Max von Sidow nel “Settimo sigillo”, il memorabile film di Ingmar Bergman.

[su_heading size=”16″ align=”left”]Su questo sfondo arriva l’allarmante comunicato del Karolinska Institutet. “Se dovessero scarseggiare i posti in terapia intensiva, sarà necessario escludere dalle cure le persone dagli 80 anni di età in su e quelli tra i sessanta e settant’anni già colpiti da diverse patologie precedenti“, e inoltre: “se una persona viene colpita dal Covid 19 la decisione su ricovero e cura dovrà essere basata non solo sull´età anagrafica ma anche su quella biologica“.[/su_heading]

La parziale privatizzazione della sanità decisa per risanare i conti sovrani ha portato la Svezia a una situazione in cui il numero di letti di terapia di emergenza è un totale di appena 300, di cui solo 79 ancora disponibili dopo l’inizio della pandemia. In un paese piú industriale, esportatore e ricco pro capite rispetto alla stessa Germania si riscontra quindi secondo calcoli delle autorità statistiche dell´Unione europea il minimo numero pro capite di posti per terapia d’emergenza dell’intera Unione europea stessa.

 

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