Libertà d’espressione e comunicazione. Una ‘brutta bestia’… il caso Radio Studio 54

Una brutta bestia” (1) è appropriato per definire la questione delle libertà di espressione, di opinione e di comunicazione nel nostro Paese (e non solo). La “bestia” su cui, talvolta anche i regimi più liberali, cascano per cercare di affermare le proprie “ragioni di Stato”…. Ovviamente – per noi – Stato che sbaglia e si contraddice perché, se “ragioni di Stato” ci devono essere, sarebbero proprio quelle del far tesoro dei patrimoni di diversità di opinioni, espressioni e comunicazioni. Giammai il contrario.

di Vincenzo Donvito, presidente Aduc – – imgpress.it

Ma, per l’appunto perché “bestia” (2), riemerge in continuazione anche dalle anime (istituzioni) che dovrebbero essere “fari”. Mentre nel mondo abbiamo fior fiore di istituzioni “faro” in materia (Usa – pur con tutte le loro contraddizioni – soprattutto), in Italia la questione è in bilico, tra principi costituzionali espliciti e leggi che dicono il contrario (reati d’opinione).

Nel frattempo che Parlamento e governo si decidano a risolvere questa contraddizione (3), dobbiamo vivere. Talvolta ci viene consentito il quieto, altre no. Tendenze? Distrazioni? Rigurgiti di legalità alla lettera? Deficit di nostra comprensione sulla discrezionalità dei giudici? Tutto e il contrario dello stesso. Per cui sarebbe meglio parlare di sopravvivere piuttosto che vivere: manuali di sopravvivenza, in questo come in altri ambiti, avrebbero fortune editoriali…

Nella sopravvivenza irrompe da diversi anni (4) la vicenda di una emittente radiofonica fiorentina: Radio Studio 54. Che, incriminata dei più “turpi” delitti dei nostri codici in materia, si alterna fra sequestro, riapertura, risequestro, emissioni clandestine, ri-risequestro. La “turpitudine”: istigazione odio razziale, diffamazione e – di questi giorni – calunnia. Protagonista: Guido Gheri, poliedrico conduttore/animatore, politico (5) e proprietario (6). Persona che, quando sembra che sia stato sbattuto nella polvere più polvere, risuscita come un’araba fenice dalle sue ceneri con più vigore che mai.

Oggi, mentre scriviamo e le emissioni in FM della radio sono sotto sequestro, e che anche il suo tentativo di emissioni via web con server in Usa sono state inibite dalla magistratura… siamo in attesa della sua prossima riapparizione. Per capire meglio: quando questa radio trasmette (in qualunque modo tecnico) sono tantissimi gli ascoltatori che la seguono e intervengono, di ogni parte politica; ascoltatori che si sentono parte di questa radio e del suo animatore, a maggior ragione “cementificati” a lui grazie alle vicende giudiziarie che inibiscono anche i loro liberi interventi nelle trasmissioni. Tra coloro che intervengono e i vari ospiti, suscitano maggiore attenzione (in particolare per la magistratura) quelli più estremisti… come in qualunque altro mezzo di informazione e comunicazione. Solo che mentre i media che fanno altrettanta mostra di estremismo difficilmente vengono sequestrati (in virtù dei loro legami e delle loro presenze istituzionali?), la radio di Guido Gheri è esposta a tutte le “tempeste”… sarà perché non ha “santi in paradiso”, sarà perché non prende soldi da Stato o pubbliche amministrazioni, sarà perché il suo animatore non abbassa mai la testa come chi comanda pensa debba essere, sarà perché le leggi (reati d’opinione) per giustificarne l’esistenza ogni tanto è bene che siano applicate, sarà per antipatie personali e di fazione ideologica… la situazione è quella che è e – soprattutto – sembra non arrivare mai ad un punto di riflessione e valutazione giuridica e politica. In sanità – a nostro avviso – c’è un termine che definisce situazioni del genere: accanimento. E se in sanità i limiti tra uso e abuso di questo accanimento sono oggetto di dubbi e contese (anche legislative), figuriamoci quando andiamo in ambito “opinioni” e “comunicazioni”.

Mentre i magistrati continuano in questo loro – discrezionale!! – operato, crediamo sia opportuno un intervento politico. Prima che Radio Studio 54 si ritrovi ad essere indicata anche come responsabile di crimini ben la di là di quelli d’opinione (7), è bene porre un freno. Non ai magistrati (ogni potere dello Stato deve agire con consapevolezza e diritto), ma alle leggi. Occorre un intervento dei poteri esecutivo e legislativo, non sul caso specifico, ma sulle leggi che danno ragion d’essere all’intervento giudiziario.
Abbiamo l’impressione che la vicenda di Radio Studio 54 abbia oggi tutte le caratteristiche di cartina al tornasole. Su cui misurare e calibrare la realtà, la volontà e le prospettive di quel regime di libertà e democrazia in cui tutti – come dicono – vorremmo vivere.

La nostra proposta è di moratoria immediata per i reati d’opinione (potere esecutivo), e avvio dell’iter legislativo per le numerose proposte di abolizione dei reati d’opinione che sono giacenti in Parlamento. Proposte che ci risulta siano di ogni parte politica, di governo e di opposizione.

Qui il canale web di Aduc sulla censura: https://avvertenze.aduc.it/censura/

NOTE
1 – persona, cosa o situazione che si considera talmente intricata o difficile da far dubitare di poterla affrontare con successo (Hoepli, dizionario dei modi di dire).
2 – poveri animali sacrificati ai gergali modi di dire…
3 – negli ultimi decenni non abbiamo avuto nessuna forza politica al governo che non abbia enunciato la cancellazione (o ridimensionamento) dei reati d’opinione, con rumorosissimi silenzi sempre quando vittime non erano quelli delle proprie fazioni…
4 – dal 2012… ma non escludiamo che qualche precedente ci possa essere sfuggito.
5 – è stato consigliere comunale di una lista civica, da lui stesso creata, di un Comune dell’area metropolitana fiorentina, Scandicci.
6 – anche se da un po’ di anni la responsabilità legale dell’emittente grava su sua moglie Angela Marchese
7 – tra satira e realtà: a quando l’incriminazione per reati economici commessi da qualcuno turbato dal clima di disordine pubblico indotto dalle opinioni criminali diffuse da questa radio?

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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