Amodeo: Draghi ed il Cartello finanziario internazionale pronti a sostituire il Governo

di Francesco Amodeo –  Dobbiamo evitare nella maniera più assoluta che si consumi nel silenzio generale il secondo golpe tecnocratico ai danni dell’Italia. Il Cartello finanziario ha già fatto partire l’operazione Mario Draghi che è praticamente identica, nelle modalità e nelle finalità, a quella che fu l’operazione Mario Monti nel 2011 che causò danni irreparabili al paese nel silenzio e soprattutto nell’inconsapevolezza generale. Ricordiamoci che il Cartello finanziario opera seguendo sempre lo stesso format.

Prima fase: la strategia della Shock Economy, ossia creare un evento che abbia un forte impatto sulla popolazione (quasi sempre si tratta di crisi economiche).
Ricorderete la frasi di Monti: “ abbiamo bisogno di crisi e di gravi crisi per fare passi avanti”. I media mainstream, infatti, facendo eco ai mercati hanno già iniziato il terrorismo mediatico con parlando di recessione e dei declassamenti da parte delle agenzie di rating. Ora andranno avanti fino ad inasprire la crisi con manovre speculative.

Intanto preparano il proprio uomo per l’opinione pubblica con l’operazione simpatia ossi diffondendo sui rotocalchi e sui giornali rosa foto che lo ritraggono in famiglia a spasso per le nostre città.

Seconda fase: Viene inasprito lo shock sui mercati, virene fatto impennare lo spread ed arrivano i moniti delle agenzie internazionali.

Terza fase: Il neo senatore a vita diventa Presidente del Consiglio di un Governo di emergenza ed in pochi mesi firmerà trattati e vincoli che formeranno le nuove catene permanenti per il popolo italiano.

Quarta fase: arriva un nuovo Governo del cambiamento che fungerà da sfogatoio per gli italiani ma che non potrà cambiare nulla di sostanziale perché intanto la gabbia è già stata chiusa dai vincoli e dai trattati.

Ovviamente dal curriculum del “tecnico” i media italiani stralceranno completamente le prove della sua appartenenza ufficiale e non alle organizzazioni del Cartello finanziario speculativo.

Per esempio di Draghi non ci diranno che come Direttore Generale del Tesoro ha preso parte alla riunione sul Britannia nel 1992 che ha dato il via alla svendita del patrimonio pubblico italiano ai potentati bancari anglo/americani. Come testimoniato da Benito Livigni assistente personale di Enrico Mattei ed ai vertici dell’Eni negli anni in cui, come lui stesso ha raccontato alla Tv tedesca, Draghi favorì la svendita del patrimonio immobiliare dell’ente nazionale idrocarburi alla Goldman Sachs della quale poi divenne vicepresidente come premio per i servigi offerti.

“Un vile affarista” lo definì in Tv Cossiga commentando le sue responsabilità nelle svendite degli anni 90 e nella questione dei derivati. Affermando che non potrebbe mai aspirare alla carica di Presidente del Consiglio di un paese che ha concorso a distruggere.

Quando ricopriva l’incarico di Presidente della Banca d’Italia è stato membro dell’antidemocratico Club Bilderberg, quelli che scrivono che “andrebbero stracciate le nostre costituzioni”  e membro della controversa Commissione Trilaterale di Rockefeller, quelli che affermano che “la democrazia non è sempre applicabile”.

Si è reso, poi, complice del golpe finanziario che ha portato alla caduta nel 2011 di un governo democraticamente eletto con la lettera inviata al governo in carica, per destabilizzarlo, preparata insieme a Trichet che poi sostituirà alla guida della Bce dopo aver portato al Governo Monti che proprio con Trichet era alla presidenza europea della Commissione Trilaterale.

Come Presidente della Banca Centrale Europea si è reso responsabile di aver ritardo l’acquisto di titoli di Stato ed il famoso whatever it takes lasciando che prima la crisi facesse i suoi danni

Ricordiamo che prima del QE e delle altre operazioni di rifinanziamento della BCE l’Italia aveva un saldo positivo nel sistema dei pagamenti Target 2 di 54 miliardi nel 2009 per poi passare ad un saldo negativo di 411 miliardi ad aprile 2017. Questo vuol dire che Draghi non ha salvato l’Italia con il QE, ma ha salvato l’euro indebitando l’Italia.

Ricordiamo anche che il governo italiano aveva precedentemente sottoscritto delle “assicurazioni” contro l’innalzamento dei tassi d’interesse che ovviamente con il QE sono scesi. Quindi se da una parte abbiamo risparmiato sui tassi di interesse, dall’altra parte abbiamo perso tanti soldi con i derivati contro l’innalzamento degli stessi.

Prodotti derivati che si sono dimostrati delle armi finanziarie di distruzione di massa. E che sono stati promossi anche da Mario Draghi nella sua veste di membro del Gruppo dei 30.

Ed a questo punto dobbiamo aprire una parentesi per spiegare ai lettori che cos’è l’esclusivo Group of 30 ( https://www.group30.org/ )

Esso è “formato quasi esclusivamente da uomini che lavoravano da una parte nella speculazione finanziaria, e dall’altra nella regolamentazione statale della stessa” generando il più assurdo e pericoloso conflitto d’interessi nell’ambito del mondo bancario e finanziario.

Il G30 svolse poi il ruolo da protagonista nella legislazione internazionale sui derivati pubblicando nel 1993 il primo studio completo sui Derivati OTC, dal titolo: “Derivatives: Practices and Principles”.

Un rapporto in cui si sosteneva che questi prodotti finanziari, altamente volatili – che anni dopo saranno la causa delle peggiori crisi finanziarie – non necessitavano di alcuna legislazione speciale perchè “la chiave per l’uso dei Derivati è l’autoregolamentazione” in quantole regole statali intrusive ne rovinerebbero l’elasticità ”. I membri dell’esclusivo Gruppo arrivarono a dichiarare che i controllori avrebbero dovuto “aiutare a rimuovere le incertezze legali dei regolamenti in vigore, e fornire un trattamento fiscale (tasse) favorevole ai Derivati”.

Questo rapporto finì sulla scrivania di pezzi da novanta della finanza mondiale fungendo da vero e proprio “manuale delle istruzioni” tracciando le linee guida per gli speculatori, e purtroppo, anche per gli stessi controllori statali delle transazioni finanziarie americani ed europei.

Negli anni ’90 le banche d’affari americane (in particolare Morgan Stanley) vendettero al governo italiano una montagna di “titoli derivati” dei quali neanche oggi – nonostante le varie interrogazioni parlamentari che fecero infuriare Draghi – si riesce ad avere contezza dell’esposizione complessiva. In molti di questi contratti la Morgan Stanley fece ricorso a un’insolita clausola legale, a tutto vantaggio del colosso finanziario statunitense: libero di sciogliere l’impegno non appena avesse cessato di garantirgli maxi-rendite.

Mario Draghi firmò questi contratti con le clausole capestro.

Mario Monti portò a compimento questo processo iniziato da Draghi. (Vi ricordo che Monti e Draghi provengono dalle stesse organizzazioni del cartello finanziario speculativo, dal Bilderberg, dalla Trilaterale e dalla Goldman Sachs)

Il governo Monti, in carica in quel periodo, avrebbe dovuto «astenersi dallo stipulare altri contratti» rinegoziando i precedenti, come hanno sottolineato i magistrati.

La Procura della Corte dei Conti del Lazio, infatti, ha contestato alla banca americana Morgan Stanley e al Ministero dell’Economia un danno erariale di oltre 4,1 miliardi di euro.

Ricordiamo che tra il 2011 e il 2015 il costo dei derivati per lo Stato è stato di 23,5 miliardi.

Quale altra “coincidenza” lega Draghi e Monti a doppio filo con la Morgan Stanley ?

Il figlio di Mario Monti ha lavorato proprio per la Morgan Stanley mentre il figlio dell’altro Super Mario, Giacomo Draghi presso Morgan Stanley si è sempre occupato di strumenti derivati denominati in euro.

E dato che non c’è limite al peggio per gli stress test sugli istituti bancari europei la Bce di Draghi si è affidata alla Blackrock il cui Vice presidente è membro del Gruppo dei 30 proprio insieme a Draghi. Nonostante risulti assurdo che una società privata come Blackrock sia allo stesso tempo controllore ed azionista del controllato.  

I giochi sono fatti. Banco vince. Anzi. Banca vince.

Approfondimenti nel libro inchiesta La Matrix Europea di Francesco Amodeo disponibile sul sito www.francescoamodeo.it

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