Migranti: 2 milioni di euro all’anno a centro sociale abusivo che gestisce centro Sprar

Un centro sociale partecipa al business dell’accoglienza, incassando fondi per lo Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) accogliendo gli stranieri in un locale «okkupato». Alla perplessità di Salvini ha replicato il sindaco di Caserta, Carlo Marini, rivendicando la «trasparenza» del subappalto con cui il Comune, dopo aver vinto il bando del ministero, ha assegnato «attraverso una gara europea» la gestione del progetto al centro sociale ospite dell’ex canapificio.

Sarà, ma il bando, che «vale», stando all’avviso pubblico disponibile sul sito web del Comune, oltre 2,3 milioni di euro per ognuno dei tre anni di durata, per la sola gestione dell’accoglienza, qualche perplessità in effetti potrebbe sollevarla, al di là della trasparenza rivendicata dal primo cittadino. Intanto perché la storia del centro sociale nasce proprio con un’occupazione nel 1995. Solo tre anni dopo c’è il trasloco nei capannoni dell’ex canapificio, situazione poi «sanata» dalla Regione Campania con un contratto di comodato d’uso. Che, essendo gratuito, rende decisamente lucrativa la gestione del progetto Sprar, nella cui rete il centro sociale è entrato già nel 2006.

Tra l’altro il centro sociale rischia lo sfratto. Il che, considerando che è anche un centro di accoglienza finanziato dal Viminale, sarebbe un bel problema. A voler allontanare gli ospiti è proprio la Regione Campania, che all’inizio dell’anno aveva reclamato i locali dell’ex canapificio di Caserta. Quell’edificio, infatti, rientra nel piano di valorizzazione dei beni di proprietà regionale da destinare «alla tutela ed alla valorizzazione della cultura della canapa».

Ma non è solo per questo che il governo regionale intima lo sfratto ai gestori dello Sprar casertano. E il secondo motivo suona più inquietante, perché stando a quanto riportato dal sito Casertanews, secondo l’amministrazione regionale «sussistono anche situazioni di pericolo legate a modifiche della struttura apportate senza autorizzazione e che non consentono il protrarsi dell’occupazione dell’immobile da parte dello storico Centro Sociale casertano».

Possibile che le modifiche «non autorizzate» alla struttura impediscano «il protrarsi dell’occupazione» ma non la gestione, per dodici anni, del centro di accoglienza?

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