
2 ago – “Fate qualcosa per liberare l’Iraq da questa gente che non parla di diritti, che vuole solo una dittatura maligna”. E’ un “appello a tutto il mondo, a tutti gli uomini di buona volontĂ , all’Europa intera, all’America e a tutte le societĂ umane” quello che arriva da Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei e presidente della Caritas irachena, che interviene dopo la richiesta di aiuto contenuta in una lettera inviata ad Aki – Adnkronos International da una giornalista sciita irachena minacciata di morte con suo marito e i suoi figli “per motivi religiosi e confessionali”. (Vedi in fondo a questo articolo)
“Ci sono cose che non fanno neanche gli animali – dice Warduni in un colloquio telefonico con Aki – Gridiamo con le nostre donne, i nostri bambini, i nostri vecchi, i nostri malati: aiutateci a liberarci da questa gente che non conosce la storia, che ha distrutto chiese e moschee, che non ha nĂ© misericordia nĂ© coscienza nĂ© religione. Chiediamo a tutti: liberateci, aiutateci perchĂ© ogni essere umano veda rispettati i diritti umani”.
“Questa gente è contro tutti, soprattutto contro le donne”, prosegue monsignor Warduni, che parla di “cose terribili che non siamo proprio abituati a sentire”. “Quando gli Usa e l’Europa sono venuti a occupare l’Iraq – aggiunge – i cristiani sempre hanno difeso il Paese, anche con il sangue dei loro soldati, dei loro figli e adesso arriva questa gente, non sappiamo da dove, con questo rancore, con questo spirito maligno che vuole far diventare tutti come desidera anche se questo è contro Dio, contro la morale, contro le donne, contro i diritti umani“.
Monsignor Warduni ricorda come la “situazione dei cristiani in tutto l’Iraq sia la situazione di tutti gli iracheni: una situazione non positiva a causa della mancanza di un governo vero, dell’unitĂ , della riconciliazione tra i diversi gruppi”. E sottolinea come “la condizione peggiore in assoluto sia quella dei cristiani che vivevano da centinaia di anni a Mosul” e che sono “stati cacciati senza dignitĂ ” in un modo “terribile”.
Monsignor Warduni ripercorre le tappe della fuga dei cristiani da Mosul e spera che “l’Onu, l’Unione Europea facciano qualcosa” perchĂ© “non basta dare denaro per mangiare per qualche giorno, nĂ© basta promettere di riceverli come emigrati, ma bisogna risolvere il problema, permettere che ritornino nelle loro case e riprendano a lavorare come prima per poter andare avanti con la vita”. aki
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Drammatica richiesta di una giornalista irachena, aiutatemi, rischio la vita
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“Vivo in Iraq da quando sono nata, ma ora ho difficoltĂ a vivere in questo Paese a causa delle minacce di morte che stiamo subendo io e la mia famiglia per motivi religiosi e settari”. E’ la drammatica denuncia di una giornalista irachena residente a Baghdad, Z.N., che non vuole rendere pubbliche le sue generalitĂ per timore di ritorsioni. Z.N. ha partecipato con altri connazionali a un corso di formazione a Roma promosso dal ministero degli Affari Esteri e organizzato dal gruppo Adnkronos. Ora ha scritto alla Adnkronos nel tentativo di trovare una via d’uscita a una situazione che mette a rischio la sua vita e quella dei suoi cari.
A Baghdad, spiega la giornalista Z.N., il conflitto tra sunniti e sciiti ha reso il clima “sempre piĂą pericoloso”. “Una settimana fa – racconta – mio marito ha ricevuto una telefonata: o prendi i tuoi figli e te ne vai, ma senza tua moglie, o morirai“, ha rivelato la giornalista nella lettera ad Aki-Adnkronos International. “La ragione di questa minaccia – spiega – è che io sono sciita e lui sunnita, anche se tutti e due abbiamo idee liberali e siamo contrari alle divisioni settarie“.
La giornalista racconta che lei e suo marito si sentono in trappola: “non possiamo sporgere denuncia alla polizia locale poichĂ© i membri stessi della polizia nelle aree sciite fanno parte della cosiddetta ‘Asaib Ahl al-Haq’, ovvero la ‘Lega dei Giusti’, che e’ una milizia sciita paramilitare accusata di compiere attacchi indiscriminati contro i sunniti soprattutto nei pressi di Baghdad sia in quartieri a maggioranza sciita che con popolazione mista”.
“Per allontanarci da questi problemi io, mio marito e i nostri due bambini, un maschietto di 4 anni ed una bimba di solo 2, abbiamo iniziato a spostarci da una zona all’altra nel tentativo di lasciarci alle spalle questo settarismo”, spiega la giornalista, che aggiunge: “dovunque andiamo, gli stessi problemi si ripresentano come se ci dessero la caccia”.
Nella lettera appello all’Aki, la giornalista rivela che la sua situazione non è isolata e che a Baghdad sono da tempo in corso aggressioni e omicidi per motivi settari. “Ieri l’altro – racconta – la polizia ha trovato i cadaveri di due donne sciite a Sadr City, una zona molto vicina alla nostra, a maggioranza sciita. Sono state uccise poichĂ© erano sposate con dei sunniti. In un’area centrale di Baghdad, Bab al-Sharqi, tre giovani che vivevano in un quartiere a maggioranza sunnita sono stati rapiti e uccisi. I loro cadaveri sono stati trovati in una zona sciita e sui loro corpi era stato lasciato un biglietto con scritto ‘sunniti'”. Secondo la giornalista “non c’è un luogo sicuro dove possiamo andare”. Z.N. aggiunge: che “non voglio che i miei figli o mio marito vengano rapiti, o trovare i loro corpi senza vita in mezzo alla strada. E non posso nemmeno uscire dall’Iraq illegalmente e la ragione principale è la sicurezza dei miei figli.
Oggi io e mio marito non sappiamo come affrontare questo problema”. “Ho pensato a un modo di salvare la mia famiglia – conclude il drammatico appello – e la mia unica soluzione è l’Italia, dove ho vissuto tra il 2007 e il 2008 e dove ho fatto un training per l’Adnkronos International. Lì ho potuto conoscere persone profondamente umane e con una grande coscienza, che mi hanno fatto sentire come in famiglia, e questo è ciò di cui la mia famiglia ha bisogno”. aki
