Made in Italy, la grande fuga: i marchi storici venduti all’estero

madein13 luglio  – C’era una volta il made in Italy. Quello di cui andare fieri in giro per il mondo, quello che ci faceva gonfiare il petto per l’orgoglio. Oggi, complice un’economia in fase di stagnazione, i nostri fiori all’occhiello – sempre di più – “scappano” all’estero, finendo in mani straniere. Che siano di oligarchi russi o di emiri del Qatar. Uno dopo l’altro.

Dall’industria alla moda, fino all’agroalimentare, è un’escalation quella dei marchi italiani venduti. Soprattutto nell’anno in corso, dove – come ci dice Coldiretti – le operazioni di acquisizione hanno fruttato un giro d’affari di due miliardi di euro. L’ultimo addio, proprio ieri, è toccato alla Indesit, ceduta all’americana Whirlpool per 758 milioni di euro.

Se la tecnologia applicata all’abitare piange, il comparto alimentare non ride. L’operazione Indesit segue di qualche giorno l’acquisizione della storica gelateria Fassi a Roma da parte della società coreana Haitai Confectionery and Foods Co, mentre appena il mese scorso l’antico Pastificio Lucio Garofalo ha siglato un accordo preliminare per l’ingresso nella propria compagine azionaria, con il 52%, di Ebro Foods, gruppo multinazionale spagnolo che opera nei settori del riso, della pasta e dei condimenti.

Nel mese di febbraio c’è stato – sottolinea la Coldiretti – l’acquisto da parte di Blackstone, fondo d’investimento americano, del 20% delle quote di Versace, la terza operazione nella moda dall’inizio dell’anno a finire nel mirino di investitori stranieri, dopo Krizia e Poltrona Frau. Nel 2013 – ricorda la Coldiretti – era stata la volta di Loro Piana finire al gruppo francese Lvmh per due miliardi di euro. Alla fine del mese di giugno 2013 la stessa multinazionale del lusso Lvmh aveva acquisito una partecipazione di maggioranza nel capitale sociale della pasticceria Confetteria Cova proprietaria della società Cova Montenapoleone Srl, che gestisce la nota pasticceria milanese. La Lvmh di Bernard Arnault aveva già in portafoglio Bulgari ed è proprietario di Fendi, Emilio Pucci e Acqua di Parma mentre – continua la Coldiretti – la sua rivale francese Ppr di Francois-Henry Pinault controlla Gucci, Bottega Veneta e Sergio Rossi.

Il colpo più grosso nell’alimentare i francesi lo hanno messo a segno nel 2011 con la Lactalis che è stata, invece, protagonista dell’operazione che ha portato la Parmalat a finire sotto controllo transalpino, dopo aver già acquisito in passato la Galbani, la Locatelli e l’Invernizzi.

MODA, VINO E CIOCCOLATINI – Se nella moda gli emiri del Qatar si sono assicurati lo scorso anno lo storico marchio Valentino, assieme alla licenza Missoni nel settore vitivinicolo, quest’anno – continua la Coldiretti – un imprenditore cinese della farmaceutica di Hong Kong ha acquistato per la prima volta un’azienda vitivinicola agricola nel Chianti, terra simbolo della Toscana per la produzione di vino: l’azienda agricola Casanova – La Ripintura, a Greve in Chianti, nel cuore della docg del Gallo Nero.

Nel 2013 – continua la Coldiretti – si sono verificate la cessione da parte della società Averna dell’intero capitale dell’azienda piemontese Pernigotti al gruppo turco Toksoz, e il passaggio di mano del 25% della proprietà del riso Scotti ceduto dalla famiglia pavese al colosso industriale spagnolo Ebro Foods. Nel 2012 la Princes Limited (Princes), una controllata dalla giapponese Mitsubishi, aveva siglato un contratto con AR Industrie Alimentari (Aria), leader italiana nella produzione di pelati, per creare una nuova società denominata «Princes Industrie Alimentari SrL» (Pia), controllata al 51% dalla Princes, mentre il marchio Star passa definitivamente in mano spagnola con il gruppo Agrolimen che ha aumentato la propria partecipazione in Gallina Blanca Star al 75%.

DALLE BOLLICINE ALLO ZUCCHERO – Nel 2011 la società Gancia, casa storica per la produzione di spumante, è divenuta di proprietà per il 70% dell’oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vodka Russki Standard, mentre il 49% di Eridania Italia Spa operante nello zucchero è stato acquisito dalla francese Cristalalco Sas e la Fiorucci salumi è passata alla spagnola Campofrio Food Group, la quale ha ora in corso una ristrutturazione degli impianti di lavorazione a Pomezia che sta mettendo a rischio numerosi posti di lavoro. Nel 2010 il 27% del gruppo lattiero caseario Ferrari Giovanni Industria Caseari fondata nel 1823 – che vende tra l’altro Parmigiano Reggiano e Grana Padano – è stato acquisito dalla francese Bongrain Europe Sas e la Boschetti Alimentare Spa, che produce confetture dal 1981, è diventata di proprietà della francese Financière Lubersac che ne detiene il 95%.

L’anno precedente, nel 2009 – prosegue la Coldiretti – è iniziata la cessione di quote della Del Verde industrie alimentari che è divenuta di proprietà della spagnola Molinos Delplata Sl, la quale fa parte del gruppo argentino Molinos Rio de la Plata. Nel 2008 la Bertolli era stata venduta all’Unilever per poi essere acquisita dal gruppo spagnolo Sos. E’ iniziata la cessione di Rigamonti salumificio, divenuta di proprietà dei brasiliani attraverso la società olandese Hitaholb International, mentre la Orzo Bimbo è stata acquisita dalla francese Nutrition&Santè S.A. del gruppo Novartis.

Nel 2003 hanno cambiato bandiera anche la birra Peroni, passata all’azienda sudafricana SAB Miller, mentre negli anni Novanta era stata la San Pellegrino ad entrare nel gruppo Nestlè e la Stock ad essere venduta alla tedesca Eckes A.G per poi essere acquisita nel 2007 dagli americani della Oaktree Capital Management. La stessa Nestlè possedeva già dal 1993 il marchio Antica gelateria del Corso e addirittura dal 1988 la Buitoni e la Perugina. Può bastare per parlare di emergenza?

Redazione di www.today.it

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