5 magg – – Sembrava essere arrivata la parola fine. “L’aereo è precipitato”, diceva il 24 marzo scorso il premier malese. E invece sul Boeing 777 della Malaysia Airlines scomparso l’otto marzo scorso con a bordo 239 persone è tornato il buio più fitto. Almeno undici componenti di una cellula terroristica islamica sarebbero stati infatti arrestati in Malesia nell’ambito delle indagini sul volo del mistero.
A rivelarlo è il “Daily Mail“, quotidiano britannico che cita fonti molto vicine all’inchiesta. Gli arresti, secondo quanto racconta il giornale inglese, sarebbero avvenuti a Kuala Lumpur e nello stato di Kedah, al termine di un’indagine congiunta di Fbi e MI6 – i servizi di intelligence americani e britannici – che avrebbe portato alla scoperta di un “nuovo gruppo terroristico” che gli inquirenti considererebbero “molto violento” e “collegato ad Al Qaeda con la missione di colpire in paesi musulmani”.
Le persone finite in manette – studenti, uomini d’affari e impiegati fra i ventidue e i cinquantacinque anni – sarebbero sotto interrogatorio da circa una settimana. A far ritornare prepotentemente attuale la pista del terrorismo – il premier malese aveva giurato che si era trattato di un incidente – sarebbe stato Saajid Badat, un musulmano coinvolto in un processo a New York contro Sulaiman Abu Ghait, nipote di Osama Bin Laden. Badat avrebbe rivelato di aver incontrato in un campo di addestramento afghano alcuni jihadisti malesi a cui avrebbe dato una bomba miniaturizzata, da nascondere in una scarpa per “fargli capire come potevamo entrare in una cabina di pilotaggio”.
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