Ucraina, Putin: l’operazione militare a Slaviansk è un “atto criminale”

2 magg – Per il presidente russo Vladimir Putin il raid avviato nell’Est dell’Ucraina è un “atto criminale”. Lo ha detto il portavoce presidenziale Dmitry Peskov, specificando che il capo di stato russo riceve tutte le informazioni sulla situazione nel sud – est dell’Ucraina in relazione con l’inizio “dell’operazione punitiva lì, che coinvolge le forze armate” ucraine, tra cui aerei militari.

“All’inizio, mentre era ancora a Minsk, Putin ha definito (l’eventualità di) questa operazione un possibile atto criminale” ha ricordato Peskov. “Purtroppo, gli sviluppi confermano pienamente questa valutazione”, ha detto il portavoce, in riferimento al raid militare lanciato da Kiev a Slaviansk, roccaforte filorussa.
Inoltre il raid “punitivo” di Kiev nell’est dell’Ucraina, secondo il Cremlino, distrugge gli accordi di Ginevra. “Utilizzando l’aviazione per sparare su localita’ di civili, il regime di Kiev ha lanciato un’operazione punitiva’ e sta distruggendo tutte le speranze per l’attuazione degli accordi di Ginevra”, ha dichiarato il portavoce di Putin, Peskov. Mosca ha anche chiesto all’Osce di prendere misure per fermare il blitz di Kiev.
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È salito a tre morti e due feriti il bilancio dell’offensiva lanciata dal governo di Kiev a Skovyansk, nell’est dell’Ucraina, per riprendere il controllo della città. Le vittime sono due piloti, che guidavano altrettanti elicotteri dell’esercito ucraino che sono stati abbattuti, e un filorusso. Inoltre sarebbero rimasti feriti un altro pilota e un separatista. Il via dell’offensiva era stato annunciato inizialmente dalla dai filorussi, ma Kiev ha poi confermato, dicendo di essere riuscita a riprendere il controllo di nove posti di blocco intorno a Slovyansk. Nei dintorni sono stati avvistati blindati e truppe, mentre in città sono stati uditi spari e un cameraman di Associated Press ha visto all’ingresso colonne di fumo nero.

Si tratta del primo grande assalto contro i filorussi, che nel sudest del Paese hanno preso il controllo di diverse stazioni di polizia ed edifici governativi in una decina di città. La rivolta armata è concentrata proprio a Slovyansk, 160 chilometri a ovest della Russia, dove sette osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) sono ancora in mano a una milizia. Proprio stamattina il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha annunciato che il Cremlino ha mandato nel sudest dell’Ucraina un suo inviato, Vladimir Lukin, per negoziare il rilascio degli osservatori. Peskov non ha specificato dove sia stato inviato precisamente Lukin, ma ha aggiunto che il Cremlino non è più riuscito a contattarlo dopo il lancio di un’offensiva nell’est da parte dell’esercito di Kiev.
Ieri il presidente russo, Vladimir Putin, ha detto che Kiev dovrebbe ritirare l’esercito dalle regioni nell’est e nel sud dell’Ucraina, ma poco dopo il presidetne ucraino ad interim, Oleksandr Turchynov, ha annunciato la reintroduzione del servizio militare obbligatorio per gli uomini di età compresa fra 18 e 25 annni. Turchynov ha spiegato la decisione dicendo che è stata presa alla luce delle “minacce di violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina e delle interferenze da parte della Russia negli affari interni dell’Ucraina”. La coscrizione era stata eliminata dallo stesso Turchynov alla fine dello scorso anno e l’Ucraina era passata a un esercito interamente su base volontaria. Questa settimana il presidente ad interim aveva affermato che polizia e forze di sicurezza sono state effettivamente “incapaci” contro gli insorti nelle regioni di Donetsk e Luhansk, cuore della rivolta contro Kiev. tiscali
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