Fede e ricerca scientifica insieme sulle tracce di Gesù

Jim Caviezel e Mel Gibson sul set del film "La passione di Cristo"
Jim Caviezel e Mel Gibson sul set del film “La passione di Cristo”

Carlo Bazzi e Giancarlo Biguzzi
Cantiere aperto sul Gesù storico
Casa editrice Urbaniana University Press

Sul Gesù storico i lavori sono in corso da molto tempo e chi vi lavora deve saper tirare fuori “cose nuove e cose antiche”. In questo cantiere le cose “antiche” sono molteplici. Ad esempio: la vecchia ricerca ottocentesca che riduceva Gesù alla stregua di un fossile; la tendenza ad assolutizzare l’annuncio di Gesù a scapito della sua storia; l’applicazione di etichette ai frammenti evangelici ricorrendo ai famosi “criteri di storicità”; il Gesù alla maniera hippy degli esponenti del Jesus Seminar. Le cose “nuove” in cantiere, invece, sono: il dossier aperto su Gesù dalle autorità imperiali; la sostituzione dei classici criteri di storicità con i più elastici “quadri di riferimento”; un diverso utilizzo delle fonti e finalmente la valorizzazione dell’archeologia palestinese con i suoi sorprendenti risultati.
Carlo Bazzi insegna all’Istituto Superiore di Scienze Religiose, alla Facoltà Teologica di Firenze e alla Pontificia Università Urbaniana. È autore di studi e commenti sui Vangeli. Per la UUP ha pubblicato: Mattutino in Marco (2004); con R. Amici ha curato il volume Donare (2012). Giancarlo Biguzzi insegna alla Pontificia Università Urbaniana e al Pontificio Istituto Biblico. È autore di numerose pubblicazioni sui vangeli, su Paolo, e soprattutto sull’Apocalisse. Per la UUP ha pubblicato: Elogio della Carità. Testi del Nuovo Testamento sull’Agàpe (2002); Io distruggerò questo tempio (2008); con M. Gronchi ha curato Discussione sul Gesù storico (2009).


INTERVISTA A CARLO BAZZI E A GIANCARLO BIGUZZI, MARTEDI’ 26 NOVEMBRE 2013 (a cura di Luca Balduzzi)

Perché è importante studiare la figura di Gesù e il cristianesimo anche dal punto di vista storico?
Ci sono due ragioni che rendono importante, anzi fondamentale, lo studio del Gesù storico. La prima ragione è che egli è uno dei grandi personaggi della storia, e non interessarsi a lui significherebbe impoverire la ricerca e la stessa storia. La seconda ragione è che per i credenti Gesù è il ‘Figlio di Dio’ incarnato, e ignorare la sua vicenda è rinnegare la sua novità, ridurre a qualcosa di puramente mentale un protagonista assoluto che ha intaccato i meccanismi della storia e ha rappresentato uno dei più grandi progetti di cambiamento mai tentati.

La ricerca sul Gesù storico ha modificato i suoi metodi nel corso dei secoli. Guardando alle «cose antiche», in che maniera in certi momenti si è arrivati a scegliere di accantonare alcuni indirizzi di ricerca per prediligere l’approfondimento di altri?
La ricerca sul Gesù storico è una delle caratteristiche più positive della modernità, perché, nei confronti di Gesù, ha voluto applicare una delle risorse migliori, la scienza e il suo metodo, per verificare e interpretare razionalmente una pagina del passato che ha avuto grandi e profondi effetti. Dall’altra ha tolto alle Chiese l’esclusiva dell’interesse per la figura di Gesù, la quale deborda ogni limite, avendo esercitato un influsso incalcolabile sulla storia delle religioni e in quella universale. È dunque giusto che la cultura occidentale se ne occupi. Poiché nella scienza non ci sono mai sicurezze irreformabili e tutto è in movimento, e nuove scienze e nuovi metodi vengono proposti e applicati, la ricerca è stata segnata da cambiamenti continui. La stessa riflessione teologica sulla figura del Cristo non si può fare al chiuso e nel chiuso non può restare, ma parla agli uomini di ogni luogo e tempo e, per questo, deve aggiornare linguaggio e senso, al passo con l’attualità.

Quali sono gli aspetti della ricerca sul Gesù storico che ancora necessitano di studio? Ovvero, su che cosa si concentra oggi la ricerca sul Gesù storico?
Nella ricerca sul Gesù storico si sogliono distinguere tre fasi. La prima, dalla fine dell’Ottocento sino alla metà del secolo scorso, fu caratterizzata dalliapplicazione delle categorie scientifiche alla storia e dalla dura critica alla tradizione, considerata apologetica e poco illuminata. La seconda fase si basò essenzialmente sulla critica delle Fonti, in pratica dei quattro Vangeli, e produsse una grande quantità di criteri e di ipotesi che restrinsero molto la possibilità di conoscere la vera storia di Gesù ma anche ribadirono la necessità di accedere al nucleo essenziale della storia di Gesù e di ricostruire la sua figura liberandola dalle incrostazioni devozionali. La terza fase, quella che stiamo vivendo ora, è caratterizzata da due aspetti predominanti: la ricerca di un senso globale e il profondo legame fra Gesù e l’ambiente ebraico. Il senso globale porta a chiedersi quali furono gli scopi e le intenzioni che animarono la predicazione e l’azione di Gesù e perché fu ucciso. L’inserimento di Gesù nel mondo ebraico invece ha portato a una nuova interpretazione della strategia del suo annuncio prima nei villaggi della Galilea e poi a Gerusalemme, e ha portato all’utile confronto con i gruppi sociali e religiosi di quel tempo, paralleli o antitetici. Lo scenario si sta sempre più allargando anche in virtù della migliore conoscenza del mondo giudaico di quel tempo, grazie alle pubblicazioni di testi coevi, alle scoperte di nuovi documenti e al grande balzo in avanti dell’archeologia.

Quale rapporto intrattiene la ricerca sul Gesù storico con l’archeologia?
Purtroppo non sono ancora molti gli esegeti che riservano all’archeologia l’apprezzamento che si dovrebbe, ma ormai il suo contributo non si può negare né evitare. L’archeologia è divenuta importante prima di tutto perché negli ultimi due decenni ha fatto essa stessa grandi progressi dando spiegazione di tanti segreti e interessandosi finalmente anche alla campagna, e non solo ai siti e luoghi storici più conclamati. Ora si conoscono meglio le abitazioni, le strade, i villaggi, il commercio, i mercati, gli utensili e gli ornamenti, le tombe, le attrezzature… della società in cui Gesù è vissuto. Si sono poi ritrovati significativi documenti, come quelli di Qumran, tanto da poter dire che il tempo di Gesù si è molto illuminato e avvicinato a noi. L’archeologia poi restituisce a Gesù una sua speciale attenzione alla terra e alla vita della gente che viveva di cose concrete: ora l’archeologia “democraticamente” mette davanti ai tuguri della gente come alle ville dei ricchi, o ai palazzi-fortezze di Erode. Spesso i prodotti di lusso sono deperiti perché fatti di materiali fini e di consistenza fragile, ma le pentole, le macine o i focolari dei poveri sono rimasti e sono riemersi in gran numero.

Ci sono stati esponenti e/o pubblicazioni legati alla ricerca sul Gesù storico che hanno suscitato un dibattito profondo… è un dibattito che riguarda i contenuti, i metodi, o cos’altro?
Tre o quattro libri in particolare hanno fatto la storia della ricerca e dei suoi tentennamenti. All’inizio del secolo XX° un giovanissimo Albert Schweizer, poi missionario a Lambaréné in Africa, scrisse un libro (La ricerca sulla vita di Gesù, pubblicata in italiano dall’editore D’Auria di Napoli) che mise in crisi tutta la prima ricerca. In esso sosteneva che le tante pubblicazioni prodotte mostravano più l’ideologia dei loro autori che la verità del Gesù storico: ognuno lo aveva visto come a lui pareva e gli aveva fatto dire quello che voleva. Fu un colpo durissimo. Per decenni si disperò di poter più scrivere una vita di Gesù. In questo clima, un altro tedesco, Rudolf Bultmann scrisse negli anni ’40 La Teologia del Nuovo Testamento (pubblicata in italiano dalla Queriniana di Brescia) nel quale sosteneva che il Gesù storico non era importante né per la fede del credente né per la teologia della Chiesa. Gesù era come solo un preliminare, e il cristianesimo inizia veramente solo dopo la sua Pasqua con l’annuncio fatto dagli apostoli e dai discepoli. Il metodo e il libro di Bultmann erano così estremi che da una parte ammaliarono un’intera generazione di studiosi e dall’altra portarono a una reazione forte e di aperte smentite. In questo solco si pongono due opere che ancor oggi si leggono con molto profitto: Cristo e il tempo di Oscar Culmann (pubblicato dal Mulino di Bologna) e La Teologia del Nuovo Testamento di Joachim Jeremias (in italiano presso la Paideia di Brescia). Queste opere non solo ribattevano allo scetticismo di Bultmann ma si facevano forti di conoscenze meglio fondate e di una larghezza di visioni assai più verosimili e attraenti. Poi finalmente arrivano gli autori non-tedeschi. Recentemente E.P. Sanders ha presentato prima Paolo e poi Gesù come parte integrante del Giudaismo del suo tempo e niente affatto come fondatori di una nuova religione. James G.-D. Dunn, Nicholas T. Wrigt, John Meier e Richard Bauckham sono altri studiosi che attualmente tengono viva la discussione e la ricerca.

Che atteggiamento ha assunto la Chiesa nei confronti della ricerca sul Gesù storico?
Ormai da tempo la Chiesa riconosce l’autonomia e la libertà della ricerca scientifica. Dopo qualche tempo di paura e timidezza, soprattutto a partire dalla Costituzione conciliare Dei Verbum, l’esegesi cattolica si è decisamente schierata a favore della ricerca riconoscendone non solo la legittimità ma l’importanza. Dopo tanto ondeggiare di posizioni, il mondo scientifico cattolico adesso gongola nel constatare e nel far constatare che, pur essendo imprescindibile la Scrittura, in fondo non si può evitare il discorso della tradizione. Si può giurare che non mancheranno nuove sfide, ma la ricerca è ora sostenuta dalla fiducia che la ragione, se illuminata e consapevole del suo limite, è alleata della storia e dei misteri che essa contiene.

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