Ecco perché il nuovo sistema di calcolo dello spread penalizza l’Italia

spread1 ott – Da qualche ora lo spread sui titoli italiani sembra più alto. Certo, le incertezze politiche hanno contribuito a far lievitare i rendimenti dei “bond azzurri” negli ultimi giorni ma non vanno dimenticate questioni tecniche altrettanto (se non di più) importanti. Da oggi infatti la piattaforma Mts (il Mercato telematico dei titoli di Stato) ha cambiato il benchmark per il calcolo dello spread. Il titolo BTp in scadenza nel maggio 2023 va in pensione e al suo posto viene utilizzato il BTp marzo 2024.

I due titoli hanno una scadenza diversa e, come normalmente accade sui mercati finanziari (salvo nelle fasi di crisi acute in cui la curva dei rendimenti si inverte) i titoli che hanno una durata più lunga hanno rendimenti più elevati. È così anche per i BTp: il titolo che scade nel 2023 rende il 4,39%, quello che va a rimborso nel 2024 il 4,54%: 15 punti base in più, dovuti al cambio di benchmark. Per questo motivo oggi sembra che il “rischio Italia” misurato dallo spread sia aumentato quando in realtà se consideriamo il vecchio titolo scopriamo che il rendimento è anche sceso (dal 4,43% di ieri al 4,39%).

In questa fase, però, l’Italia (sempre per le stesse questioni tecniche) è svantaggiata nel calcolo dello spread. Perché nel frattempo i benchmark degli altri principali titoli dell’Eurozona sono rimasti gli stessi, tutti fermi al 2023 (escluso quello della Slovenia). Per la Germania viene utilizzato il Bund che scade il 15 agosto 2023, che ha una durata di 8 mesi inferiore rispetto al nuovo BTp. In Francia il divario aumenta perché si utilizza il titolo maggio 2023. Con il nuovo cambio di benchmark l’Italia perde quel vantaggio relativo che aveva sulla Spagna dato che il “bond faro” di Madrid sulla durata a 10 anni resta quello che scade a ottobre 2023.

I numeri parlano chiaro: gli spread non sono ponderati perché se lo fossero il confronto dovrebbe avvenire su titoli che hanno la stessa scadenza. Ma questo non è possibile perché «dipende dalle politiche di emissione che cambiano da Paese a Paese», come spiegano da Mts. Ma come vengono decisi i benchmark? «Li decide il mercato con gli investitori che si riposizionano automaticamente su un nuovo titolo rappresentativo di una determinata scadenza abbandonando il vecchio che termina la sua funzione di traino. Quando avviene il cambio tra vecchio e nuovo benchmark è necessario qualche giorno di tempo di assestamento».

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http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-10-01/perche-italia-adesso-penalizzata-113350.shtml

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