No Tav, disordini cantiere: 7 arresti, uno e’ figlio di un giudice

giudice20 lug. – (Adnkronos) – Sono sette gli attivisti No Tav arrestati da polizia e carabinieri durante i disordini di questa notte intorno al cantiere Tav in Val di Susa. Tra loro anche Ennio Donato, figlio di un giudice torinese, 29 anni di Ivrea (ma residente a Napoli) vicino al centro sociale Askatasuna. Gli altri arrestati arrivano da diverse citta’ italiane: uno da Milano (Gabriele Tomasi), due da Roma (Piero Rossi e Matthias Moretti), uno da Trento (Luke Molina), uno da Potenza (Marcello Botte) e uno da Genova (Alberto De Stefanis).

Tutti ‘nomi noti’ hanno spiegato gli inquirenti, vicini alcuni ad aree antagoniste dei centri sociali altri a quelle anarchiche. Due attivisti infine sono stati denunciati: una ragazza di 33 anni di Pisa e un 17enne di Milano.

“Questa e’ violenza allo stato puro”. Cosi’ il capo della Digos, Giuseppe Petronzi, ha definito quanto accaduto questa notte intorno al cantiere Tav in Valsusa. Durante una conferenza stampa, affiancato dal capitano Stefano Mazzanti, comandante dei carabinieri di Susa, Petronzi ha ricostruito l’attacco portato avanti questa notte da un gruppo di oltre 350 attivisti di cui circa 200 a volto coperto e attrezzati con maschere antigas e altri strumenti.

“Caratteristiche – ha sottolineato il dirigente della Digos torinese – difficilmente associabili a una manifestazione”. Petronzi ha spiegato che “tutte le informazioni denotavano altissimo indice di violenza. E cosi’ e’ stato. Negli ultimi anni – ha aggiunto – stiamo assistendo a una radicalizzazione di questi fenomeni. Hanno perfezionato l’organizzazione ed elevato il livello di scontro”.

Presenti in Valle, al presidio di Venaus, diversi stranieri identificati nelle scorse settimane: arrivano da Francia, Spagna, Turchia e Grecia. Personaggi che appartengono a movimenti e ideologie diverse – fanno notare gli investigatori – attirati pero’ dalla campagna di opposizione violenta al Tav. E ieri sera, insieme a polizia, carabinieri, finanzieri e militari a presidio del cantiere, c’erano anche i pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, che si occupano delle inchieste legate agli episodi violenti di opposizione all’opera.

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