Mancino: non posso stare nello stesso processo con i mafiosi

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Palermo, 27 mag. – E’ iniziato nell’aula bunker del carcere palermitano Pagliarelli, davanti ai giudici della Corte d’assise presieduta da Alfredo Montalto, il processo sulla trattativa tra lo Stato e la mafia. Tra gli imputati eccellenti presenti Nicola Mancino, l’ex ufficiale del Ros Antonio Subranni e Massimo Ciancimino.

La Procura ha preannunciato che contestera’ una nuova aggravante all’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza nel processo per la trattativa Stato-mafia, apertosi stamattina a Palermo. Il Pm ha anticipato la nuova aggravante prendendo la parola in aula, ma non ha avuto il tempo di specificare di quale aggravante si tratti perche’ il presidente della Corte lo ha interrotto, spiegando che non era quello il momento per procedere alla contestazione.

Mancino dovra’ rispondere di falsa testimonianza: “Sono sereno. Ho fiducia e speranza di uscire da questo processo. Ho combattuto la mafia, non posso stare nello stesso processo con i mafiosi. Chiederemo lo stralcio. La prima ragione, comunque, di un cittadino e’ difendersi nel processo ed e’ quello che intendo fare”, ha detto l’ex ministro dell’Interno. “Ho il dovere di stare qui, e’ giusto. E’ doveroso anche perche’ voglio uscire da questo processo. Io rappresento me stesso con un’imputazione che e’ diversa da quella degli altri: falsa testimonianza perche’ la mia parola e’ stata ritenuta inadeguata da altri colleghi che all’epoca era ministri”, ha aggiunto Mancino rispondendo ai giornalisti.

“Sono qui – ha aggiunto Mancino – anche perche’ chiedo giustizia. Speravo con la mia imputazione di non dovere arrivare in corte d’assise.
Oggi ci sono, ma voglio uscirne. Io ho combattuto la mafia, e non accetto questa situazione, ma ci difenderemo nel processo”. Sono dieci gli imputati a giudizio secondo quanto deciso dal gup Piergiorgio Morosini lo scorso 7 marzo. Con l’accusa di “attentato mediante violenza o minaccia a un corpo politico, giudiziario o amministrativo dello Stato, aggravato dall’agevolazione di Cosa nostra”, da oggi sono alla sbarra i boss Toto’ Riina, Leoluca Bagarella e Nino Cina’, l’ex pentito Giovanni Brusca, gli ex generali del Ros dei carabinieri Antonio Subranni e Mario Mori, l’ex colonnello Giuseppe De Donno e il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri.

L’ex presidente del Senato ed ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino, sara’ processato solo per falsa testimonianza, mentre Massimo Ciancimino e’ accusato anche di concorso esterno in associazione mafiosa e calunnia. L’ex ministro Dc Calogero Mannino ha chiesto e ottenuto di essere processato col rito abbreviato. E’ stato invece sospeso dal gup, il procedimento per Bernardo Provenzano, dopo che i periti hanno escluso la sua capacita’ di partecipare al processo, a causa delle sue condizioni psichiche compromesse in parte da una forma di Alzheimer e in parte dall’intervento per la rimozione di un ematoma cerebrale che il boss si era procurato cadendo in cella.

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“Il materiale acquisito non e’ pervenuto al giudice in forma organica per singole posizioni processuali in maniera intelleggibile. La memoria che e’ stata prodotta il 5 novembre dalla Procura non affronta il tema delle fonti di prova”, aveva detto Morosini bacchettando irritualmente la procura nel pronunciare la decisione.

PALAZZO CHIGI, REGIONE E DE GENNARO TRA LE PARTI CIVILI La Presidenza del Consiglio dei ministri, la Regione siciliana, il Comune di Palermo e l’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, sono tra le parti civili gia’ costituite nel processo.
Nel corso dell’udienza preliminare, il Gup ha gia’ ammesso come parti offese anche Rifondazione comunista, rappresentata oggi in aula dal segretario Paolo Ferrero, il movimento delle Agende rosse, il sindacato di polizia Coisp, l’Associazione vittime della mafia e l’associazione Cittadinanza per la magistratura.
Davanti alla Corte di assise stamani ha fatto istanza di costituirsi l’associazione Libera di don Luigi Ciotti. (AGI) .

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