Toglie i fondi ai malati Sla e piange: le (ennesime) lacrime di coccodrillo della Fornero

di Massimo Ragnedda

2 nov – Solcano ancora una volta il viso le lacrime della Fornero. Piange ancora il ministro dopo aver verificato che i soldi per i malati Sla e per tutti i disabili gravi che hanno necessità di assistenza sanitaria, non ci sono più.

Piangono però in silenzio i malati Sla, in questi giorni in sciopero della fame, perché quei fondi sono stati scippati a loro. Decine di malati di Sla, lontani dai riflettori mediatici, si sono mobilitati per contrastare il taglio dei fondi che li priva, di fatto, del diritto a un’assistenza domiciliare continua a qualificata. È a loro che il danno è stato fatto, lasciati soli con le loro famiglie, dinanzi alla malattia, nel momento in cui hanno più bisogno.

Lo stato fugge, si nasconde e non si fa carico di chi ha bisogno. Non ci sono fondi, ripetono i vari ministri. Non ci sono fondi e la Fornero piange in consiglio dei ministri. I fondi, in realtà, ci sarebbero anche, ma ci sono altre priorità, come comprare gli aerei da guerra F35 (quasi 20 miliardi di euro che
noi cittadini stiamo pagando e che lo stato sta dirottando verso lemultinazionali delle armi, piuttosto che prendersi cura dei propri cittadini).

Quei soldi, caro ministro Fornero, non sono spariti per caso, ma a seguito di una deliberata e precisa volontà del governo del quale fa parte e del quale, assieme al premier Monti, ne è l’espressione massima. I tagli alla spesa sociale operati dal suo governo si inseriscono in una studiata strategia che è quella da una parte di reperire i fondi dai ceti deboli (hanno poco ma sono in tanti e non hanno chi li difende in parlamento) e dall’altra credere che l’assistenza sanitaria sia uno spreco di risorse pubbliche.

No, cara ministra, l’assistenza sanitaria è un principio basilare delle moderne democrazie ed è una delle grandi conquiste sociali. Perché piange allora? Che fa: prima toglie i fondi e poi piange perché i fondi non ci sono?
Chi, grazie a lei, non avrà più diritto all’assistenza sanitaria dovrebbe piangere, perché è a loro che sono stati scippati i fondi; non dovrebbe piangere lei che quei fondi li ha tolti. Al governo, con una maggioranza bulgara e con la possibilità di fare ciò che vuole, c’è lei e solo lei può aumentare gli scarsi fondi che avete destinato al sociale: ora sono 220 milioni, quando c’era Prodi nel 2008 erano ben 3 miliardi. È stata lei a tagliare i soldi per le politiche sociali, non gli altri. Che diamine piange allora? Francamente, caro Ministro, trovo disgustoso e offensivo togliere i fondi ai disabili gravi e non autosufficienti e poi piangere in consiglio dei ministri perché i fondi non ci sono.

Forse la visita che ha fatto in questi giorni a Salvatore Usala, malato Sla che aveva iniziato uno sciopero della fame per protestare contro questo assurdo taglio, le ha fatto capire che dietro ai tagli operati nel sociale, non ci sono “sprechi”, ma cittadini che perdono il loro diritto ad essere aiutati dallo stato. Certo, di quella visita rimarrà solo la sua ennesima caduta di stile, quando non ha trovato di meglio da dire, rivolgendosi a Salvatore Usala, che: “anche la vita da ministro è difficile”. Pessima uscita, caro ministro. Pessima davvero.
Ma non è solo questo il punto: in fondo questo è il suo stile. Il nocciolo del problema è che voi avete tolto quei soldi, non altri. E allora mi chiedo: ma cosa diamine piange? Certo potrà dire che in fondo non è colpa vostra, perché i soldi non ci sono, ma io qualche piccolo suggerimento sul dove recuperare un po’ di fondi lo avrei: comprate meno F35 (ci costano 20 miliardi di Euro), tassate le transazioni finanziarie, tassate i capitali scudati tornati in Italia pagando un misero 5% mentre tutti gli altri cittadini pagano dal 23% sino al 50% e oltre.
Tagliate le pensioni d’oro (questo porterebbe ad un risparmio di 7 miliardi di euro che potete investire nell’assistenza ai disabili gravi, piuttosto di piangere) e non, come avete già fatto (piangendo anche allora) le pensioni dei poveri cristi. Dite no alla follia della TAV: che me ne faccio di arrivare, tra venti anni quando l’opera sarà (forse) conclusa, venti minuti prima a Lione (tra l’altro non si capisce cosa dovrei andare a fare a Lione) se i malati non hanno di che curarsi in Italia? Tagliate i super stipendi dei manager pubblici (ne cito 4 a caso: Antonio Manganelli capo della Polizia: 621.253,75 euro; Mario Canzio, ragioniere generale dello Stato:  562.331,86 euro; Franco Ionta, capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: 543.954,42 euro; Raffaele Ferrara, Direttore Monopoli di Stato: 481mila euro).

Caro Ministro, ma anche cari partiti che sostenete questo governo, state scippando i fondi per l’assistenza ai disabili gravi e non autosufficienti, privandoli di fatto del diritto ad una vita dignitosa. Caro Ministro le sue lacrime di coccodrillo, non solo sono inutili ma anche offensive per chi sta ogni giorno lottando per una vita migliore.

Le ripeto le parole di Salvatore Usala, malato di Sla e segretario del “Comitato 16 Novembre”, che lei ha visto in questi giorni: “Faccio lo sciopero della fame perché sto lottando per una vita dignitosa: per me, la mia famiglia, ma soprattutto per i tanti che vengono “imprigionati” in residenze. Io sono paralizzato, scrivo con gli occhi con un computer dotato di puntatore oculare, mi nutro tramite un tubo inserito nello stomaco e respiro grazie a un altro tubo inserito in trachea, alimentato da ventilatore.” Forse non sarà una vita difficile come quella che sostiene di avere il ministro, ma anche lui, e tutti coloro che stanno protestando per questi tagli, vogliono una vita dignitosa. E voi gliela state privando.

di Massimo Ragnedda
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