BENGASI- LIBIA, 22 sett – (AsiaNews) La gente, stanca delle violenze e delle bande armate, ha bruciato la sede di Ansar al-Sharia, il gruppo sospettato di aver ucciso l’ambasciatore Usa Chris Stevens. La popolazione non accetta l’oppressione delle milizie e l’imposizione di un islam fondamentalista.
– Centinaia di giovani dimostranti hanno attaccato la sede di Ansar al-Shariah, uno dei gruppi islamici più estremisti, cacciando i miliziani e dando fuoco all’edificio. L’attacco è avvenuto nella tarda serata di ieri, dopo una giornata di manifestazioni a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone per “salvare Bengasi”. Il raduno era stato organizzato per criticare le violenze avvenute in città , che hanno causato la morte dell’ambasciatore Usa Chris Stevens, di tre membri del suo staff, insieme a 10 guardie libiche nel consolato Usa di Bengasi. Proprio Ansar al-Shariah è sospettata di aver attaccato il consolato americano, lo scorso 11 settembre, sfruttando delle dimostrazioni critiche del film anti-islam, prodotto negli Stati Uniti.
La sede di Ansar al-Shariah è stata circondata dalla folla urlante “No alle milizie armate!”; i miliziani hanno cercato dapprima di sparare colpi in aria, ma poi son dovuti fuggire.
Un attacco simile alla sede di un’altra milizia della città , la brigata Sahaty, ha fatto tre morti. Dimostranti anti-milizia e polizia si sono scontrati per due ore, finché il gruppo armato non è fuggito. In un altro incidente una persona è stata uccisa.
Le dimostrazioni anti-milizia sono un fatto nuovo nel panorama libico. La gente è frustrata dalla mancanza di sicurezza, seguita alla caduta di Gheddafi. Molti gruppi islamici, che hanno aiutato a mettere fine alla dittatura del colonnello, non vogliono sciogliersi né accettare di entrare nelle forze dell’ordine. Esse agiscono spesso come bande di fuorilegge, attaccando spesso gruppi e persone che non ubbidiscono alla loro visione di un islam fondamentalista.
