Governo dei “professori”, Antitrust boccia riforma forense: ”Limita la concorrenza”

10 ago – La proposta di riforma forense licenziata dalla Commissione Giustizia della Camera ”reintroduce alcune misure limitative della concorrenza tra avvocati, in controtendenza con il Dpr sulle professioni appena varato dal Governo”.

Lo afferma l’Antitrust, in un parere, a firma del presidente Giovanni Pitruzzella, inviato ai Presidenti di Senato e Camera, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro della Giustizia. Secondo l’Antitrust ”i profili che destano maggiori perplessita’, dal punto di vista concorrenziale, riguardanole norme sui compensi che reintroducono di fatto le tariffe e la durata troppo lunga del tirocinio, che limita la possibilita’ di ingresso alla professione”.

In particolare, spiega l’Autorita’, con la proposta di legge ”si reintroducono di fatto le tariffe” visto che ”il preventivo e’ obbligatorio solo su richiesta del cliente e non e’ comunque necessaria la forma scritta. In caso di mancato accordo, inoltre, il compenso e’ determinato utilizzando i ”parametri” stabiliti con decreto ministeriale: in questo modo viene ripristinato il rispetto di prezzi uniformi, vanificando cosi’ gli effetti della liberalizzazione”.

Dubbi anche dalle norme sul tirocinio dalle quali ”derivano ostacoli alla professione” visto che la durata, ridotta dal decreto sulle liberalizzazioni a 18 mesi viene nuovamente allungata a due anni. L’Antitrust sottolinea che vengono previsti limiti e divieti alla pubblicita’ considerando che la proposta di legge ”utilizza il termine ‘informazione’ o ‘comunicazione’ in luogo di pubblicita’ facendo sorgere il dubbio che la pubblicita’ non sia consentita”.

Altri nodi riguardano l’introduzione del nuovo titolo di specialista ”che puo’ essere attribuito solo dal Consiglio Nazionale Forense” con ”verifiche che non sono sempre fondate sull’accertamento dell’esperienza professionale effettiva” e l’ampliamento delle incompatibilita’ con la professione di avvocato che secondo l’Autorita’ ”non risultano necessarie ne’ proporzionali, rispetto alla garanzia dell’autonomia degli avvocati o alla tutela dell’integrita’ del professionista”.asca

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