Lettera a “Report” di Marcello Mazzilli


Salve,
vi scrivo perché sono INORRIDITO dal servizio che avete mandato in onda ieri sera. INORRIDITO.
In fondo vi illusto un SISTEMA DI STATO LIBERALE che garantisce l’assistenza ai deboli ma non crea uno stato “orwelliano” come quello da voi descritto.

In nome di una legittima lotta all’evasione avete proposto infatti un sistema che a suo confronto il romanzo “1984” di George Orwell è “La casa nella prateria” ! Ma stiamo scherzando ?!!!?!?

Innanzitutto… il vostro programma dovrebbe fare inchieste, trovare dati, ascoltare opinioni (ed è per quello che l’ho apprezzato in tutti questi anni) e non darne di proprie, facendo a tutti gli effetti politica con i soldi dei contribuenti.

Dopodiché… ma davvero volete “immaginare” un sistema in cui lo Stato (lo stesso stato che da centinaia di migliaia di euro ai partiti senza chiederne contabilità, che non sa se glie esodati sono 65.000 o 350.000, che non sa calcolare se i politici nostri prendono meno o più della media europea, che non sa comunicare quante auto blu abbiamo, etc etc…).. questo stato… conosca tutto dei suoi cittadini !??!?!

Che sappia quale giornale compro (Libero o L’Unità’ )
Che sappia che squadra tifo
Che medicine compro
Dove vado in vacanza
Se ho l’amante
Se guardo film porno
Se investo nel fondo finanziario A o quello B
etc etc…

Ma siamo impazziti ?!?!

Non voglio neanche pensare poi a situazioni sul modello Argentina… quando i soldi in banca vengono completamente bloccati dal governo. Una cosa del genere con i contanti non sarebbe possibile.

Qui di seguito descrivo un sistema che si contrappone al modello SOCIALISTA da voi indicato… e chiedo una PAR CONDICIO per illustrarlo al pubblico. Un sistema LIBERALE che garantisca la prosecuzione di uno Stato che tuteli i deboli…

Un sistema di STATO LIBERALE che garantisca assistenza ai più deboli e che non richieda un controllo orwelliano è il seguente…

1) Innanzitutto si stabilisce il livello minimo di servizi che il cittadino deve avere dalla comunità. Ad esempio…. un certo livello di assistenza sanitaria, una pensione di anzianità sopra i 65 anni, una scuola per i propri figli, etc….

2) Poi si stabilisce quanti altri soldi servono per vivere (per la spesa, per l’affitto, per le bollette, ect..)

3) Si sommano i due importi e diciamo che si decide che lo stato debba garantire a ogni cittadino di avere 10.000 € in tasca (oggi il limite di sopravvivenza è intorno ai 5.000 € ma non include i servizi “gratuiti” come sanità etc…).

4) Definiamo che il compito principale dello stato è di far si che ogni residente abbia 10.000 € in tasca. Se uno non lavora avrà un assegno di 10.000 € l’anno, se uno magari lavora ma guadagna solo 6.000 € l’anno ottiene 4.000 € dallo Stato. E così via. In questo modo tutti i cittadini hanno almeno cio’ che serve per sopravvivere.
Chi sta sotto i 10.000 € probabilmente non lavora molte ore in un anno pertanto puo’ “regalare” un tot di ore alla comunità, facendo lavori socialmente utili (pulizia delle città e dei parchi, assistenza anziani, etc…). Se uno guadagna 9.990 € darà pochissimo tempo in un anno allo stato, qualche ora… Se uno guadagna solo 1.000 € dovrà dare tante ore del suo tempo (che comunque abbonda) allo Stato. I minori o comunque le persone che vivono a carico di altri (una moglie casalinga, uno studente, etc..) puo’ scegliere.. Se vuole i 10.000 € entrerà nel conteggio delle ore. Altrimenti si mette a carico di un’altra persona risultando così in un non-costo per lo Stato.

5) A questo punto i cittadini possono spendere i soldi dove vogliono… Possono ad esempio assicurarsi con il Sistema Sanitario Nazionale (oggi la media delle regioni italiane è di circa 1.500 € all’anno) oppure scegliere una assicurazione medica privata (a disposizione di tutti, non solo dei ricchi che possono pagare due volte, prima lo stato e poi l’assicurazione privata!). Lo stato cioè ha un compito di redistribuzione delle risorse e non quella di offrire i servizi.

6) Chi guadagna sopra 10.000 € paga una tassa (flat, cioè l’aliquota è unica indipendentemente dal reddito e dalla forma con cui si è conseguito: lavoro, rendita, affitto, etc…) solo sulla parte eccedente i 10.000 € ´questo perché appunto i 10.000 € sono un limite di sopravvivenza). Se uno guadagna 300.000 € pagherà le tasse solo su 290.000 €.. etc…. Questa aliquota di tassazione dovrebbe essere bassa e uguale per tutti.. Diciamo, ad occhio, 20%

Ecco .. un sistema del genere ha molti vantaggi…

a) Incentiva ad affrancarsi dalla povertà
b) Garantisce comunque standard minimi di vita
c) Garantisce libertà di scelta nei propri consumi
d) Mette in concorrenza lo stato e i privati nell’offrire servzi con vantaggio per tutti
e) Lascia libero il ceto medio (cioè coloro che possono pagare una volta per i servizi, ma non due come i ricchi) di scegliere dove acquistare i servizi che vogliono.

Ovviamente alcune cose possono stare fuori da questo sistema e possono essere ripagate in modo diretto. Ad esempio le infrastrutture si possono pagare con la benzina… che è una tassa “giusta” (non parlo dell’importo.. molto alto oggi.. ma del principio). La benzina infatti si paga in proporzione a quanto si usa l’auto (cioè a quanto si inquina, a quanto si consumano le strade, i ponti, etc..). Da calcoli fatti da FEDERAICPA (associazione dei concessionari auto) l’automobilista italiano riceve indietro meno della metà di quanto paga.. per cui ci sarebbero ampi margini per abbassare le tasse sulla benzina.. ma il principio sarebbe mantenuto. tanto usi l’auto.. tanto paghi.
Allo stesso modo treni, aerei, etc.. anrebbero pagati il giusto (non di meno con i costi assorbiti dalla collettività).. ma il giusto (tanto quanto ripaga effettivamente il servizio)

Sono a disposizione per ogni chiarimento.

Saluti.
Marcello Mazzili

 

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