Crisi, si uccidono altri due imprenditori

9 mar. – – Travolti dai debiti, da mutui e prestiti negati, da ritardi nei pagamenti da parte dei clienti, non riescono a vedere una via di uscita al tunnel della crisi economica. Il commerciante che si è impiccato a Taranto e il falegname che si è ucciso a Venezia sono solo gli ultimi imprenditori vittime delle difficoltà economiche in cui versa la propria azienda.

Ecco alcuni dei casi più recenti.
27 febbraio 2012. A Verona un piccolo imprenditore edile, dicendo di vantare crediti con vari clienti per circa 34mila euro, si è presentato in banca chiedendo un prestito di 4mila euro. L’uomo, un 50enne titolare di un’impresa edile, vistosi negare il prestito dalla sua banca, verso cui era già debitore, è uscito dalla filiale e si è cosparso di alcol, tentando il suicidio. I carabinieri della Compagnia di Verona, intervenuti sul posto, lo hanno salvato.
26 febbraio 2012. Un imprenditore si è tolto la vita, impiccandosi nel capannone della sua ditta, in provincia di Firenze. Il cadavere è stato trovato dai familiari. All’origine del gesto le preoccupazioni dell’uomo, 64 anni, per la crisi economica che aveva investito la sua azienda: questo il senso del messaggio, lasciato dall’imprenditore in un biglietto, ritrovato accanto al corpo. L’uomo si è impiccato con una corda a una trave del capannone.

21 febbraio 2012. Un piccolo imprenditore trentino, oppresso dai debiti, ha cercato di suicidarsi gettandosi sotto un treno merci, nei pressi della stazione ferroviaria di Trento. E’ stato salvato dal tempestivo intervento di agenti. L’evento ha provocato il blocco della circolazione ferroviaria per circa 20 minuti.

15 febbraio 2012. A Paternò, in provincia di Catania, un imprenditore 57enne si è ucciso, impiccandosi in preda alla disperazione a causa dei debiti della sua azienda. Il cadavere è stato rinvenuto in un capannone in un deposito di proprietà della ditta della quale era titolare. L’azienda si occupa della costruzione di macchine per l’agricoltura.

12 dicembre 2011. Un imprenditore si è suicidato per problemi economici a Vigonza, nel padovano. Prima di uccidersi con un colpo di pistola nel suo ufficio ha lasciato un biglietto sulla scrivania con scritto: “Perdonatemi non ce la faccio più”. Soffriva perché costretto ad accettare la cassa integrazione per i suoi dipendenti a causa di mancanza di liquidità.

10 febbraio 2011. Un commerciante si è tolto la vita, impiccandosi nel suo negozio, situato al centralissimo corso Umberto a Napoli. E’ stato il figlio a fare la tragica scoperta. Prima di suicidarsi l’uomo ha lasciato un biglietto ai suoi familiari: “Perdonatemi, non ce la faccio più”.

13 settembre 2010. Troppi debiti. Questa la motivazione che ha spinto un imprenditore 57enne a bruciare nella notte, a Firenze, il ristorante che gestiva da tre anni, e poi a togliersi la vita impiccandosi nel gazebo esterno al locale. L’uomo, secondo quanto emerso, aveva uno scoperto di 18mila euro in banca. Prima di compiere il tragico gesto, ha inviato degli sms ai suoi collaboratori, scrivendo: ”Mi avete ammazzato con le vostre pretese, non riceverete più una lira, addio, arrangiatevi”. L’imprenditore doveva ai suoi dipendenti degli stipendi arretrati.

2 marzo 2010. Un imprenditore si è suicidato a Camposampiero, nel padovano, per le difficoltà della sua azienda. adnk

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