MILANO 16 Feb – Armando, ho la coscienza di aver servito in questi anni con tutte le mie forze il mio PaeÂse, e ne sono ripagato con un accaniÂmento da parte di alcuni magistrati di Milano che non ha eguali nella storia. Si vuole diÂstruggere fino in fondo la mia immagine di uomo, di imprenditore e di politico. Solo io posso sapere quanto male ho subito e continuo a subire per aveÂre scelto la strada dell’impegno politico.
Al termine di una vita di lavoro indefesso sia nelÂla mia professione di
imprenditore e in seguito nell’impegno politico, sono trattato peggio di un
delinquente, con accuse che non trovano corriÂspondenza nei fatti e che sono
state smentite nel corso del processo dibattimentale.
La decisione di impegnarmi nella vita pubbliÂca, cercando di trasformare e di
cambiare l’Italia, non mi è stata mai perdonata da tutti quei poteri che si sono
visti insidiati nei loro interessi e nelle loro ambizioni.
Quello che piĂą mi amareggia in questo momenÂto è di constatare fino a che
punto la giustizia può essere piegata a pregiudizi di carattere politico e
ideologico.
Ripeto: solo chi malauguratamente ha la svenÂtura di entrare nel tunnel della
mala giustizia può immaginare l’incubo che si sperimenta, la soffeÂrenza che si
prova a finire nell’ingranaggio disuÂmano di una giustizia che sembra non
rispondere più alle leggi, ai princìpi fondamentali del nostro ordinamento
liberale, alle prove e ai fatti che emergono nel corso dello stesso
procedimento.
La coscienza che ho di questa situazione, e la viÂcinanza della mia famiglia
e di quanti mi vogliono bene e mi conoscono, mi dĂ la forza di continuare la
battaglia per il riconoscimento pieno della mia totale estraneitĂ a quanto mi
viene addebitato.
Spero ancora che giudici integerrimi e devoti uniÂcamente alla legge e alla
veritĂ , decidano in piena coscienza e nel pieno rispetto della realtĂ dei
fatti.
