Monti e lo spread di fine anno

di Claudio Romiti

Nel corso della conferenza stampa in chiusura d’anno, il premier Monti se ne è uscito con una dichiarazione a mio avviso piuttosto sorprendente sul cosiddetto spread, ovvero il differenziale dei nostri Btp decennali rispetto ai Bund tedeschi. A parere del premier, infatti, tale differenza, stabile da giorni sopra i 500 punti, non rappresenta correttamente i fondamentali del nostro Paese, penalizzandoci in modo eccessivo.

Ora, su questo piano, il presidente del Consiglio sembra allinearsi a quella vasta corrente di pensiero che se la prende con un destino cinico e baro il quale, evidentemente, starebbe orientando la sinistra mano della speculazione contro il nostro disgraziato Paese. E dunque la maggior parte delle nostre attuali difficoltà finanziarie dipenderebbero dai capricci di un mercato il quale, non si sa bene per quale recondito obiettivo, ha deciso di scommettere al ribasso sulla pelle degli italiani. Tuttavia, analizzando in grandi linea la nostra situazione complessiva non sembra poi molto strano il comportamento delle migliaia e migliaia di operatori finanziari che nel mondo investono in titoli di Stato.

Molto in sintesi, il nostro Paese è gravato da un debito pubblico che supera ampiamente il 120% di ciò che si produce in un anno. Oltre a questo, lo mano pubblica spende oramai circa il 54% di tale ricchezza, il che determina in modo speculare un livello della fiscalità effettiva incompatibile con qualunque speranza di ripresa soddisfacente dell’attività economica.

Ebbene, in assenza di una politica che faccia regredire questo evidente eccesso di spesa pubblica e di tassazione attraverso la via obbligata dei tagli, i mercati ritengono ragionevolmente che sia molto difficile restituire un debito statale che sfiora i 2.000 miliardi di euro, soprattutto se ci si avvita in una spirale recessiva in cui a crescenti imposte si contrappone una costante contrazione del Pil.

In altri termini, allo stesso modo in cui una famiglia scialacquatrice, indebitata fino al collo e con redditi decrescenti avrebbe serie difficoltà a farsi prestare altri soldi dalla propria banca, anche uno Stato che non contiene la spesa ed aumenta solo le tasse per rincorrere la chimera del pareggio di bilancio non può che veder aumentare il tasso di sfiducia, il quale si materializza nel citato spread, di chi è chiamato a rifinanziarlo.

Questo è il mercato caro Monti, ovvero il luogo neutrale nel quale avvengono gli scambi di  prodotti finanziari tra soggetti consapevoli e consenzienti. E mi stupisce che a non comprendere ciò sia un uomo che ha svolto il prestigioso ruolo di commissario europeo alla concorrenza. Ma oramai nel nostro sempre più sorprendete teatrino della politica ci dobbiamo aspettare di tutto.

Claudio Romiti

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