Una manovra economica che riduce i consumi e disincentiva la ripresa produttiva

 

Un sistema economico costretto a ridurre consumi ed investimenti a causa di un eccesso di imposte è un sistema economico morto.

di Claudio Romiti

Ciò è quello che mi viene in mente di primo acchito nel valutare le ultime, elaborate correzioni della manovra Monti. Una manovra, contrariamente alle più sentite aspettative degli osservatori di area liberale, che si orienta sempre più sul piano delle tasse e molto meno su quello dei necessari tagli alla spesa pubblica corrente.

Persino l’unico capitolo serio dei risparmi, riguardante il settore previdenziale, è stato abbastanza annacquato a forza di trattare con partiti e sindacati, tutti unanimemente propensi a fare della demagogia a buon mercato nell’ambito della più numerosa platea di cittadini interessata alla spesa pubblica. Ma per salvare la “capra” del blocco delle indicizzazioni sulle pensioni fino a 3 volte quelle minime si è ulteriormente depauperato il “cavolo” delle risorse private, prelevando ulteriori quattrini da un Paese avviato oramai sulla strada della recessione.

A conti fatti, la ricetta dell’esecutivo di salvezza nazionale si baserà su una manovra che vede oltre il 70% di nuove entrate e meno del 30% di tagli alle uscite. Questo non potrà che produrre un duplice effetto: ridurre i consumi e disincentivare qualunque forma di intrapresa produttiva.

D’altro canto anche i cervelloni al governo dovrebbero sapere che un uso indiscrimnato della leva tributaria non può che determinare fisiologici effetti di contrazione economica, rispetto all’azione benefica di tagli alla spesa, i quali avvantaggiano lo sviluppo spontaneo delle dinamiche economiche di un sistema.

Tutto questo espone l’Italia al rischio, come perlatro sembrano cominciare a percepire i mercati finanziari, di un drammatico avvitamento, nel quale il governo continua vanamente a rincorrere il pareggio di bilancio attraverso nuove tasse, causando però una altrettanto inesorabile perdita di gettito fiscale. In questo modo il professor Monti si troverebbe ad interpretare il ruolo di Achille nel famosissimo paradosso della tartaruga di Zenone. E’ infatti molto probabile che pur aumentando la velocità di ingresso delle imposte, l’eroico premier non riuscirà mai a raggiungere la lenta testuggine dell’equilibrio dei conti. Vorremmo sbagliarci, ma tutto ci porta a credere che le cose andranno in questo modo. Con molto pessimismo, staremo a vedere.

Claudio Romiti

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