Casini e quel rigore double-face

di Claudio Romiti

Ci aveva quasi convinto il leader dell’Udc Casini in merito alla sua continua perorazione per scelte dolorose da imporre al Paese per salvarlo dal fallimento. Per mesi e mesi l’ex presidente della Camera si è speso su una posizione quasi ossessiva: un nuovo governo che prendesse le necessarie misure impopolari, onde impedire allo Stato di finire in bancarotta.

Ebbene, il nuovo governo è arrivato e le misure impopolari sono state prese. Ma il buon Casini, dimostrando in questo il suo reale valore politico, all’amara resa dei conti si mette in prima linea tra quelli che, speculando su una difficile situazione, si esercitano a trovare facile consenso.

L’argomento prescelto è quello spinoso delle pensioni, trattandosi del capitolo di spesa più importante nel bilancio pubblico. In particolare, ad attrarre la paterna attenzione del Pier Ferdinando nazionale è stata la dibattuta soppressione della rivalutazione Istat dei vitalizi sopra il doppio delle prestazioni minime. Quota peraltro già rivista al rialzo dal governo Monti, in sede di trattativa con i partiti e le parti sociali. La richiesta dell’Udc sarebbe quella di portare la soglia entro cui adeguare le pensioni al costo della vita dalle attuali 936 euro a circa 1.400 euro, ovvero triplicando di fatto l’iniziale indirizzo governativo.

Ora, data la precaria situazione dei conti pubblici, è sembrato francamente ragionevole il sacrificio richiesto a tutti quei pensionati che percepissero due volte l’assegno minimo. Soprattutto in considerazione del fatto che un eventuale default comporterebbe per essi un impoverimento catastrofico, ben al di là di quella manciata di euro a cui si impone di rinunciare per un solo anno.

Ma si sa, la democrazia del consenso basata sul deficit spending trova sempre l’occasione per proseguire nel suo inconsapevole disegno di portare il sistema al collasso economico e finanziario. E così come dimostra il rigore double-face di Casini, fatto di scelte impopolari a chiacchiere, i politicanti di professione sono rapidissimi nel cogliere le occasioni per infilare le loro sinistre deroghe di spesa all’interno di un Paese che avrebbe altresì bisogno di ridurre la spesa pubblica medesima.

Ma evidentemente anche per il capo indiscusso dell’Udc sul piano dei sacrifici da imporre al Paese vale la regola d’oro di “Nimby”: tagliate, tagliate molto purchè, però, non tagliate laddove si trova il mio potenziale giardino elettorale. A far politica in questo modo siamo buoni tutti. Che tempi!

Claudio Romiti

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