Paesi Ue dovrebbero accordarsi per dare al FMI finanziamenti aggiuntivi per 200 miliardi di euro

Di questi, 150 miliardi dovrebbero provenire da parte dei paesi dell’eurozona, inclusi i paesi sotto programma (Grecia, Portogallo e Irlanda), mentre i restanti 50 da gli altri stati membri fuori dall’eurozona. I fondi sarebbero forniti al Fmi tramite le rispettive banche centrali.

Bruxelles, 8 dic. – Un’altra riunione salva-Euro tra i capi di Stato e di governo dei 27 che si riuniranno a partire da stasera a Bruxelles. Gli obiettivi: creare un sistema di difesa finanziaria intorno alla moneta unica e la riforma dei Trattati. Secondo Nicolas Sarkozy se non si arriva a decisioni comuni c’è “il rischio di un’esplosione” dell’eurozona. Per questo ribadisce il presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso servono “decisioni forti su un patto di bilancio che sia credibile per i cittadini, i partner internazionali ed i mercati”.

Con un obiettivo minimo, spiegano fonti Ue, quello di arrivare ad un’intesa che “abbia la sostanza, la rapidità e la chiarezza sufficiente per impressionare i mercati e per impressionare quelli che impressionano i mercati”. Intesa dalla quale si è ancora ben lontani, se è vero che si ipotizzano trattative a oltranza, almeno fino a sabato mattina, se non per tutto il weekend.

“Se saranno necessarie più sessioni di negoziato, allora siamo pronti”, hanno detto fonti tedesche, dicendosi “molto più pessimiste” sulla possibilità di arrivare ad un accordo rispetto alla settimana scorsa, perché “molti protagonisti non hanno ancora compreso quanto sia grave la situazione”.

In discussione c’è il rafforzamento della governance economica, attraverso una maggiore disciplina di bilancio, con sanzioni automatiche per i Paesi che sforano i vincoli del 3% sul deficit, ed una maggiore convergenza delle politiche economiche, che Francia e Germania vorrebbero ottenere attraverso un nuovo Trattato.

Un’opzione che il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy sta tentando di aggirare, come spiegato nell”interim report’ inviato martedì alle 27 capitali Ue, con modifiche alla legislazione secondaria ed al Protocollo 12 del Trattato di Lisbona, quello sulle procedure per decifit eccessivo, da attuarsi sulla base del comma 14 dell’articolo 126, che potrebbe realizzarsi con una decisione unanime del Consiglio europeo, senza bisogno di ratifiche nazionali.

Una seconda opzione favorita da Van Rompuy, e che potrebbe aggiungersi alla prima, prevede “una procedura semplificata”, spiegano fonti di Bruxelles, secondo l’articolo 48 dei Trattati, che richiederebbe le ratifiche nazionali ma consentirebbe cambiamenti più profondi della parte terza del Trattato dedicata all’Unione economica e monetaria, non riguardante trasferimenti di poteri o competenze.

Infine, c’è l’opzione della revisione totale dei Trattati secondo quanto chiesto dall’asse franco-tedesco, che, “come sappiamo, non è un modo facile e rapido e sicuro di cambiare le cose”, sottolineano le fonti, ricordando che per fare questo occorrono la convocazione di una Convenzione europea e di una Conferenza intergovernativa e le ratifiche nazionali.

Resta poi da capire se si deciderà di procedere a 27, a 17, a 17 con l’aggiunta di alcuni Paesi, più o meno tutti quelli che hanno già accettato di entrare nell’euro, o 27 meno qualcuno. L’incognita più grossa è rappresentata dalla Gran Bretagna, che, avvertono alcune fonti, “potrebbe porre condizioni che diventerebbero distorsive” del negoziato: il premier britannico David Cameron, che, a detta degli osservatori, non sembra aver ancora scoperto tutte le carte, potrebbe chiedere una revisione della direttiva sull’orario di lavoro, un opt-out sulle politiche sociali o, peggio, sulla regolamentazione dei servizi e dei mercati finanziari.

Il secondo pacchetto di decisioni atteso dal vertice di Bruxelles, accanto al rafforzamento della governance economica, riguarda il potenziamento del ‘firewall’, della barriera di fuoco, per aiutare i Paesi in difficoltà.

Su questo punto a Bruxelles gli sherpa continuano a lavorare, avendo sul tavolo una serie di opzioni: il leveraging per le risorse del fondo salva-stati (Efsf) attraverso garanzie del 20-30% sui bond dei Paesi in difficoltà e la creazione di un nuovo veicolo (Cif) per attrarre investimenti privati, la revisione degli accordi sul Meccanismo europeo di stabilità (Esm) e l’utilizzo dell’Fmi.

Per quanto riguarda l’Esm, la cui entrata in vigore dovrebbe essere anticipata al 2012, i punti più controversi riguardano la concessione dello statuto di banca, che gli permetterebbe di avere accesso ai crediti ed ai finanziamenti della Bce, e la possibilità di sommare la sua capacità di prestito a quella dell’Efsf, cui si oppone Berlino.

Si riuscirà a superare l’ostinazione della Germania e ad arrivare a quell'”accordo potente” che Parigi vuole per evitare l’esplosione? “Alla fine le soluzioni si trovano – concedono fonti europee – anche se spesso ci vuole tempo. L’obiettivo in questa fase è di creare le condizioni per un’Unione economica e monetaria stabile e gli strumenti per farlo sono importanti per garantire che questo avvenga senza ritardi”.

Poche ore prima del summit il presidente Usa, Barack Obama, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, si sentono per telefono. I due leader hanno proseguito le loro “costanti consultazioni sulla situazione finanziaria nell’eurozona”, ha riferito la Casa Bianca nella serata di ieri. Obama ha ringraziato la Merkel e gli altri leader europei per gli sforzi fatti per risolvere la crisi e entrambi hanno concordato sull’importanza di ricercare una “soluzione duratura e credibile”.

“Deve esserci un accordo” e questo accordo deve essere “solido”, insiste il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, intervistato dalla radio France Info. L’obiettivo è una riforma dei Trattati a 27, ma se ci dovessero essere paesi recalcitranti, come per esempio la Gran Bretagna, allora la strada da seguire sarà a 17, solo per i paesi dell’eurozona. Juncker poi rassicura sullo stato di salute della moneta unica europea. “L’euro in sé, per quanto riguarda il suo valore interno, il regime di cambio, non è assolutamente minacciato”, spiega il presidente dell’Eurogruppo. Che ha concluso sottolineando però che “dobbiamo fare di tutto per mettere in atto meccanismi di protezione per evitare il contagio verso i paesi al cuore dell’eurozona”.

Secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche i paesi Ue dovrebbero accordarsi per dare al Fmi finanziamenti aggiuntivi pari a 200 miliardi di euro. Di questi, 150 miliardi dovrebbero provenire da parte dei paesi dell’eurozona, inclusi i paesi sotto programma (Grecia, Portogallo e Irlanda), mentre i restanti 50 da gli altri stati membri fuori dall’eurozona.

I fondi sarebbero forniti al Fmi tramite le rispettive banche centrali. In questo modo questi potrebbero essere usati per aumentare la ‘potenza di fuoco’ dei meccanismi di salvataggio per l’eurozona. La decisione, riferiscono ancora le fonti, dovrebbe essere annunciata al termine del vertice di oggi e domani.

(Adnkronos/Ign)

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