In Italia viene uccisa una donna ogni 3 giorni

Nei primi 9 mesi del 2011 una donna ogni tre giorni ha perso la vita in Italia vittima di violenza. Da gennaio a settembre ne sono state uccise 92, mentre nel 2010 le vittime, “ammazzate perché donne”, sono state 127, in aumento del 6% rispetto all’anno precedente. I numeri, da brivido, sono stati presentati oggi nel corso della conferenza stampa tenutasi alla vigilia della ‘tre giorni’ che aprirà i battenti domani nella Capitale contro la violenza di genere. Si tratta di un appuntamento internazionale, organizzato da Women Against Violence Europe (Wave), che si tiene per la prima volta in Italia e che per la prima volta darà voce anche ai Paesi arabi del Mediterraneo.

I numeri presentati questa mattina sono ufficiosi ma non ufficiali, “il sommerso – assicura Titti Carrano, presidente dell’associazione nazionale Donne in rete contro la violenza (Dire) – è enorme e resta sconosciuto, perché i dati del ministero dell’Interno sugli omicidi non sono accompagnati dal movente”. I numeri presentati oggi sono stati fotografati “da una ricerca della Casa delle donne di Bologna – spiega Carrano – che ha censito tutti i femminicidi apparsi sulla stampa”. Delitti ai danni delle donne “che dal 2005 ad oggi – assicura – hanno registrato una crescita ininterrotta”. E che vedono “solo il 4% degli omicidi messo a segno da sconosciuti: le vittime sono state uccise nella quasi totalità dei casi da persone note o conosciute, ad esempio mariti, partner, vicini di casa, ecc.”.

Nel corso della ‘tre giorni’, al via da domani, gli addetti ai lavori in arrivo da tutta Europa chiederanno più centri antiviolenza, in Italia e più in generale nel Vecchio Continente. “Dovremmo assicurare un posto letto ogni 10 mila abitanti – spiega, numeri alla mano, Rosa Logar, coordinatrice della Rete europea Wave – eppure solo 6 Paesi su 44 rispettano questa raccomandazione europea: Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Malta, Spagna e Slovenia”. Tutti gli altri, Italia compresa, mostrano numeri al ribasso, tant’è che all’appello in Europa “mancano 54 mila posti letto”.

Per sintetizzare la gravità della situazione Logar cita un esempio che la dice lunga: “In Austria una sera non siamo riuscite ad accogliere un’egiziana che aveva bussato alla nostra porta – spiega – mancavano posti letto, così la donna è tornata a casa. Quella stessa notte è stata ammazzata”.

In Italia “i posti letto sono 500 – prosegue Logar – ne mancano ben 5.200”. Mentre i centri esistenti fanno i conti con tagli e ‘sforbiciate’ che ne minano la sopravvivenza. “Molti sono a rischio chiusura – dice Carrano lanciando l’allarme – al Nord e al Sud indistintamente. Ma la crisi attuale con la quale facciamo i conti non può mettere a repentaglio la vita delle donne, eppure di giorno in giorno si fa più manifesta l’insensibilità rispetto a un problema enorme che le investe”.

E il problema, a detta di Carrano, sta anche nella mancanza di conoscenza. “In Italia non ci sono dati ufficiali sulle violenze perpetrate ai danni delle donne né tantomeno sui femminicidi, su procedimenti in corso, denunce o ordini di protezione”, fa notare. Domani al ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna “chiederemo come intende rendere operativo il piano antiviolenze – aggiunge Emanuela Moroli, presidente Differenza Donna – e se i 20mila euro che fece stanziare sono ancora disponibili”.

Del resto il pianeta violenza investe in pieno il mondo delle donne. In Italia e più in generale in ogni angolo del mondo. “Tutti i giorni – denuncia Logar – le donne fuggono dalle violenze, spesso tirandosi dietro i loro figli. Scappano e corrono forte, a volte fuggono anche senza scarpe pur di liberarsi della violenza che abita le loro case”. I numeri dicono più di tante parole. “Nel 2010 – racconta Marcella Pirrone, componente del Coordination Commitee di Wave – abbiamo preso un giorno a caso e abbiamo deciso di censire tutte le richieste di aiuto che arrivavano. Ebbene, in quel singolo giorno – sottolinea – i nostri 2.774 centri nel mondo sono stati contattati da ben 57.754 donne, con 41.900 figli coinvolti nella loro richiesta d’aiuto. Ma per 11.460 donne – conclude con amarezza – non c’era un posto letto”.

adnkronos

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