Anna era Vita. Anna era Esistenza. Anna era Mondo

Anna

Imola Chiesa di Santo Spirito ore 16:00, si celebra il funerale di Anna Innorta, la ragazza falciata da un’auto, all’uscita da una Discoteca del Salento nel giorno del suo 23esimo compleanno.

Da quella tragica sera, nella sua famiglia, non c’è gioia e non c’è vita.
C’è soltanto un dolore che per quell’attimo è diventato eterno.
Una morte tremenda quella di Anna. Tutta la città è attonita.

Quel volto sorridente, fissato in uno scatto che non potrà ripetersi mai più, sostituito dalle fotografie del corpo senza vita “al vaglio degli inquirenti”.
Il corpo straziato che non possiamo vedere e che da qui a poco sarà cremato, ma un corpo, che dobbiamo immaginare per comprendere che quella è una morte che vive.

Il ricordo di Anna, quel volto sorridente va custodito gelosamente, anche se il tempo scolora tutto. Ecco perché non possiamo e non dobbiamo dimenticare, ecco perché non dobbiamo e non possiamo mai, mancare di rispetto alla sua famiglia.
E se e quando lo vorranno, daremo loro voce e spazio, perché quel dolore sia visibile e condiviso.

Mi sono avvicinato a quella vita spezzata, a quelle persone che hanno subito il più grande dei dolori, e forse, anche la più grande delle ingiustizie.
Dobbiamo tutti, imparare a fermarci un istante e riflettere.
Vorrei che tutti, almeno per un attimo, come quell’attimo che ha spezzato al vita di Anna,  andassimo oltre il nostro il nostro parametro, per comprendere, che gli altri non sono, come diceva Pessoa, “solo paesaggio”. Sono Vita. Sono Esistenza. Sono Mondo. “Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo”. Non dimentichiamolo mai.

Occorre una presa di posizione forte a favore di Anna, come di tutte le Vittime, contro quelli che non devono essere più considerati degli “incidenti stradali”.
Occorre una presa di posizione ferma, in particolare a favore dei parenti di chi viene ucciso.
Occorre denunciare che il nostro sistema, non è abbastanza civile, democratico e giusto, perché è un sistema che non rispetta le Vittime e non tutela le loro famiglie, e così,  infrange i più elementari Diritti umani.
Occorre insomma, dare una voce emotiva al dolore del parente e della vittima stessa di un atto criminale violento. Una qualsiasi situazione ha sempre più di un punto di vista e può essere valutata attraverso molteplici risvolti.

A seguito di un crimine violento, di solito, si cerca il colpevole. Di solito ci si concentra sul bisogno di fare giustizia del torto. Più il crimine è  efferato, più è importante fare giustizia. In questa ricerca spasmodica del reo si perde però l’umanità di un sistema che sembra disinteressarsi di chi ha subito il danno, il lutto. Tutto ciò che non risolve il caso è sullo sfondo, ritenuto trascurabile.

Il punto centrale è assicurare il reo alla giustizia.
In tal senso la voce della vittima o del parente o dell’amico diventa solo un elemento di ricostruzione di una dinamica che ha come protagonista assoluto l’assassino, il colpevole. Il resto non serve.
Una volta arrivati ad un processo, se e quando si arriverà ad un processo, viene richiesto ai parenti e amici delle Vittime di ripetere e rivivere pubblicamente quello che è successo. Viene chiesto di riaprire le ferite con l’unico scopo di essere parte di un impianto accusatorio più o meno coerente.

Il Tribunale, un luogo dove non c’è spazio per la soggettività, per il dolore personale, per la cura della ferita, è un sistema freddo, un sistema meccanico, che si autogenera ed esclude l’individualità del profondo disagio e le strutture adatte per accogliere chi ha subito il danno sono poche e non efficienti.

Oggi però, occorre dire basta a questa logica inversa e, attraverso l’intervento dei parenti delle Vittime e delle varie figure professionali che si occupano di questi reati, occorre porre l’attenzione sulla parte umana e dolorosa dell’atto criminale, sia del lutto del parente, sia della difficoltà dei professionisti che si occupano, sotto i vari profili professionali, di sanare legalmente, psicologicamente e socialmente una ferita che a volte appare inguaribile.
Ciao Anna….

Armando Manocchia

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