Il ministro Maurizio Sacconi scrive al Corriere della Sera

Ministro Maurizio Sacconi

Caro Direttore,

il vostro Roncone non ferma la sua acida ironia nemmeno di fronte al giorno più bello di chi realizza, non giovanissimo, un autentico matrimonio d’amore. Per quanto mi riguarda, con riferimento all’episodio del”fuorionda”, potrei cavarmela pregando Ronconi di fare quel piccolo sforzo che evidentemente non ha fatto, di vedere il filmato e così riconoscere la sincera distrazione di chi era assorto in una lettura. Oppure potrei dire di un Tremonti nervoso dal primo mattino per l’andamento dei titoli di Stato che prima di criticare Brunetta perché parlava ai dipendenti pubblici tranquillizzandoli, aveva criticato me perché avevo offerto disponibilità a modifiche in materia di pensioni.

In realtà scrivo perché, come si dice, l’occasione mi è grata per una considerazione su quell’amicizia in politica che alcuni vorrebbero impossibile. Conosco Renato esattamente da quarant’anni. Sempre stesso partito e stesso ambito di più intense frequentazioni. Ne abbiamo viste di tutti i colori, trascorrendo non poche volte notti insonni insieme, dal terrorismo rosso, una quasi costante nella nostra vita, alla distruzione procurata del PSI, alle faticose campagne elettorali a base di preferenze nella prima come nella seconda Repubblica.

Tanto per ricordare, Renato fu nel mirino brigatista già nel 1984 quando con Ezio Tarantelli intuì il gioco d’anticipo che bloccò l’inflazione in Italia. E il suo più recente impegno politico è iniziato attraverso il duro vaglio dei voti individuali per il Parlamento europeo. A Renato nessuno mai ha regalato niente nella vita. Nulla come le tante emozioni e passioni lungamente condivise può definire e consolidare un’amicizia. E peraltro non occorrono i nostri quarant’anni o il cemento specifico di comuni amici ammazzati, come recentemente è stato per Marco Biagi, per rendere l’amicizia più che compatibile con il comune impegno politico.

Vedo ogni giorno nell’intensità delle soddisfazioni come delle preoccupazioni che la politica regala – e non sempre in modo equo – crescere e, ancor più nella difficoltà, irrobustirsi amicizie vere che nemmeno una telefonata rubata può scalfire perché sostenute anche da quell’ironia positiva che aiuta tutte le persone che affinano l’intelligenza nell’assiduità delle relazioni umane. Quella che solo la buona politica ti può dare. E a proposito del Popolo della Libertà, nessuno si illuda. Berlusconi ha depositato una comunità di persone e un gruppo dirigente ormai preparati ad affrontare solidalmente la buona come la cattiva sorte. Nel nome della ragion politica ma, per molti, anche dell’amicizia.

Maurizio Sacconi

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