Coronavirus, Storace: Conte dica la verità sul numero dei morti

Francesco Storace: “Sono ottomila o ottantamila? Conte deve dirci la verità sui morti, perché è spaventoso il numero di chi e’ spirato dentro casa per assenza di posti letto”. Giuseppe Conte deve dire la verità sui morti. Ogni giorno i numeri ondeggiano sulle centinaia di decessi da o con coronavirus, ma le voci dai paesi e dalle città – a partire da Bergamo – raccontano un’altra drammatica realtà rispetto alle cifre sciorinate dalla protezione civile.

La sensazione è che sia partita una spregiudicata opera di minimizzazione del numero delle persone finite all’altro mondo. In questa macabra contabilità ci sono solo quelli che spirano in ospedale. Ma sono un’infinità i morti in casa. A Bergamo si calcola che siano dieci volte tanto.

Conte, dicci quanti sono i morti veri – E’ il ministro Lamorgese che si deve muovere con grande rapidità. Ciascuna anagrafe comunale ha i dati: a marzo 2019 furono 58mila i morti in tutta Italia. E quanti nel marzo 2020? Anche fermandoci al registro dei decessi al giorno 25 di marzo si può verificare che cosa è successo in tutta la Nazione. Vogliamo sapere a quanto ammonta l’inerzia di quelle terribili settimane in cui il governo non faceva assolutamente nulla dopo la dichiarazione dello stato di emergenza del 31 gennaio.

Niente blocco delle frontiere. Assenza di dispositivi di protezione da assicurare agli operatori sanitari. Terapie intensive ai minimi termini. Nulla di nulla.

Il contagio si è diffuso rapidamente in assenza di misure efficaci e tempestive. E se a questo dovesse corrispondere un aumento esponenziale del numero delle vittime – per di più occultato – non osiamo pronunciare l’epiteto che meriterebbero quanti hanno sottovalutato la tragedia. Cercavano i razzisti e dimenticavano i loro doveri.

Raccontano i medici, ormai disperati, di essere costretti a scegliere tra chi ricoverare in ospedale e chi mandare a casa; a chi praticare i tamponi e a chi no; e poi il lavoro sporco tocca a quelli del territorio e a chi è arrivato a dare una mano a chi non ce la fa più. E vanno nelle case a registrare morti su morti per l’anagrafe cittadina.

Se moltiplichiamo per dieci i morti in ospedale da ottomila diventano ottantamila. Un numero spaventoso, cifra da guerra, da conflitto bellico. Ci dicevano invece che era una normale influenza, mangiavano involtini primavera in televisione e festeggiavano a suon di aperitivi.

Sapete quale può essere il dato più terribile? Non è affatto detto che la diminuzione del numero dei morti corrisponda ad un pericolo che cominciare ad attenuarsi. Perché se siamo chiusi in casa ed è in casa che i più malandati ci lasciano le penne, nessuno verrà mai a raccontarci quanti sono e di che cosa sono morti. Ma se nel comune ics lo scorso anno morivano venti e quest’anno duecento chi ce lo racconta?

Serve un ordine del Viminale ai prefetti: è urgente conoscere la verità sulle vittime. Per ora è certo che è esplosiva la situazione al nord, ma se il coronavirus penetra con virulenza anche al centrosud con una sanità meno forte che nel settentrione, nelle case si morirà in maniera pestilenziale. E la cosa più assurda è che ci sia – è il caso della regione Lazio – chi fa resistenza persino al recupero delle strutture sanitarie dismesse.

Sbrigatevi se non volete passare voi per criminali.

Francesco Storace

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