Sallusti: resuscitano il Pci. E Zingaretti imbarca Leu

di Alessandro Sallusti

Le celebrazioni per il ventesimo anniversario della morte di Bettino Craxi, avvenuta in esilio ad Hammamet, ripropongono il tema di che cosa sia la sinistra italiana e di che cosa avrebbe potuto essere se il socialismo liberale e riformista immaginato da Bettino non fosse stato osteggiato e combattuto dai cugini comunisti prima e dopo la caduta del Muro di Berlino.

La storia ha dimostrato che Craxi aveva visto giusto e lontano, anche se da quelle parti in pochi sono disposti a riconoscerlo. Anzi, non contenti dei fallimenti e dei danni provocati in questi anni, c’è chi propone di spostare ancora più a sinistra il baricentro del Pd dopo la breve virata renziana verso lidi più moderati e moderni. In tal senso, almeno per quello che si capisce in queste ore, viene infatti letto l’annuncio dell’attuale segretario Zingaretti di volere rifondare il partito e reimbarcare gli scissionisti di Liberi e Uguali (Bersani, Grasso, Boldrini e soci). Un nuovo grande Partito Comunista, sia pure camuffato con spruzzate formali di modernità, si profila quindi all’orizzonte della politica italiana.

La cosa non mi stupisce, né ho mai creduto che il Pd potesse essere o diventare – se si esclude la brevissima parentesi del Renzi rottamatore – un partito davvero riformista. Del resto Zingaretti nasce e si forma nel Pci – come la maggior parte degli attuali dirigenti – e di fondo comunista resta. Il marchio di fabbrica «falce e martello» è indelebile nel cuore, nell’anima e quindi anche nella testa. In questi ultimi trent’anni hanno cambiato i nomi dei loro partiti e nascosto i simboli storici, ma non c’è mai stata vera volontà di emanciparsi da quella tragica storia mai rinnegata.

Speravamo di vedere Zingaretti domenica prossima ad Hammamet sulla tomba di Craxi, per sanare una ferita, rimediare a un torto inflitto e soprattutto per raccoglierne simbolicamente l’eredità politica come capo pro tempore del più grande partito della sinistra europea. Non solo non sarà così, Zingaretti addirittura sta imboccando la strada opposta, portando il Pd indietro nel tempo. Sarà un viaggio da incubo e già mi vedo le lotte fratricide tra le varie anime per costruire il nuovo organigramma. Per dirla alla Renzi: prepariamo i pop corn, lo spettacolo non mancherà.

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