Bioplastiche, Bio-on nella bufera: manager arrestato e 150 milioni sequestrati

BOLOGNA – Tre manager nei guai (uno arrestato e gli altri due sottoposti a misure interdittive), con l’accusa di falso in bilancio e manipolazione del mercato; nove indagati fra amministratori, sindaci, direttore finanziario e revisore; decine di perquisizioni in Emilia Romagna, Lazio e Lombardia e beni per 150 milioni di euro sotto sequestro. Ai domiciliari è finito Marco Astorri, presidente e fondatore, mentre per Guy Cicognani, socio e vice presidente del cda, e Gianfranco Capodaglio, presidente del Collegio sindacale, sono scattati interdittiva e divieto di esercitare ruoli direttivi di persone giuridica. (https://bologna.repubblica.it)

La società bolognese specializzata nella produzione di bioplastiche totalmente biodegradabili (realizzate attraverso la fermentazione batterica dei residui della barbabietola da zucchero e della canna da zucchero), controllata e guidata da Marco Astorri e Guido Cicognani che era arrivata, grazie a una lunga bolla speculativa a valere qualcosa come 1,4 miliardi – unico Unicorn italiano dopo il fenomeno Yoox – nel luglio di un anno fa, dopo aver messo a segno balzo prodigiosi e spesso incomprensibili a Piazza Affari, al puntò che tocco il suo massimo storico intraday di 67,7 euro, rispetto ai 5,82 euro del debutto.

Come scrive milanofinanza.it, una parabola inspiegabile per una società che lo scorso 30 giugno aveva dichiarato ricavi per 917mila euro e un ebitda negativo di 4,9 milioni, con una pfh negativa schizzata a 41 milioni, quando invece a fine 2018 fatturava oltre 50 milioni con quasi 12 milioni di utile netto e una pfn negativa di 22,5 milioni (il dato era positivo per 24 milioni a inizio 2018). Mentre per l’intero 2019 Astorri aveva preannunciato ricavi vicini ai 100 milioni con il passaggio dall’Aim allo Star, salvo poi ritrattare nei giorni scorsi e porre l’asticella del giro d’affari a una più modesta soglia dei 20 milioni.

In estate il fondo Usa Quintessential Capital Management aveva elaborato un paper intitolato “Una Parmalat a Bologna?”, facendo tornare alla luce il più grande crack della storia finanziaria e borsistica italiana, quella dell’azienda alimentare di Collecchio che aveva 13 miliardi di ricavi e altrettanti miliardi di debiti.

Questa mattina i finanzieri del comando provinciale di Bologna, dando seguito all’inchiesta denominata Plastic Bubbles, ha eseguito tre misure cautelari nei confronti degli esponenti apicali della società (Astorri è presidente e Cigognani è vice presidente), ritenuti responsabili dei reati di false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato.

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