Mangiare le nutrie, Asl fa saltare l’evento “gastronomico”

Roberto Lodigiani per “la Stampa”  – Salta in extremis l’evento gastronomico «NutriaMoci» a causa dell’ eccessivo clamore sui social network. Doveva essere la seconda edizione della «cena della nutria» organizzata dai volontari della Pro loco di San Nazzaro Sesia, paese della Bassa Novarese immerso tra le risaie. Ma l’ eccesso di interesse, unito alle perplessità dell’ Asl (che ha telefonato sollevando vari dubbi), hanno suggerito la sospensione dell’ evento. «Il menù della cena prevista il prossimo 23 ottobre – spiega Alberto Di Staola, presidente Pro loco di San Nazzaro Sesia – era incentrato sulla carne di nutria. Come primo piatto sarebbero state servite le tagliatelle al ragù seguite da un’ abbondante porzione di salmì. Molti di noi hanno già assaggiato questa carne che assomiglia molto a quella del coniglio, è solamente di colore un po’ più scuro».

La prima edizione della cena si è tenuta nell’ autunno 2018, senza grande pubblicità: «Attorno al tavolo si radunarono trenta commensali che con soddisfazione degustarono i piatti a base di nutria, chiedendo anche il bis – prosegue Di Staola -. Eravamo pronti un anno dopo a ripetere la cena privata ma la locandina è finita sui social network dando eccessivo risalto. Spiace, ma per evitare problemi abbiamo dato forfait».

E pensare che i promotori dell’ iniziativa si aspettavano addirittura di ricevere l’approvazione degli enti locali visto che la Provincia di Novara nel marzo 2017 ha approvato il «Piano provinciale per il controllo con finalità eradicativa». Nel 2018 sono state dieci le persone autorizzate a collaborare con la polizia provinciale per attuare il piano di contenimento del castorino, identificato come una preoccupante fonte di danneggiamento dei campi agricoli.

Il dirigente del servizio Igiene e Assistenza veterinaria dell’ Asl di Novara Maurizio Roceri, però, chiarisce che qualunque festa o cena organizzata a base di nutria è rischiosa: «In Francia e in Germania viene allevata anche a scopo alimentare, però in Italia occorre fare molta attenzione. I fautori della sua commestibilità la inseriscono nella categoria della piccola selvaggina e sostengono che non ci sono vincoli tali da vietarne il consumo a livello privato. Questi animali, però, potrebbero presentare problemi sanitari e batteriologici che ne sconsigliano l’ utilizzo alimentare in ambito pubblico».

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