Cacciato Biloslavo. Fioramonti spieghi perché all’università non c’è libertà di parola

Sarà contento Fioramonti, anche se il suo mestiere di ministro dovrebbe consistere esattamente nel contrario. Ma che ancora una volta l’università – stavolta quella di Trento – debba essere teatro delle scorribande e delle intimidazioni dell’estrema sinistra, non è questione da far passare sotto silenzio. Fausto Biloslavo, inviato di guerra, esperto come pochi della questione libica, ha dovuto rinunciare ad intervenire alla conferenza a cui era stato invitato. Una conferenza proprio sulla Libia. Perché “Biloslavo non deve entrare all’università”. Ovviamente a testa in giù. Lo ha deciso un pugno di facinorosi e il rettore si è piegato.

Il ministro sta zitto, non si sa se l’ateneo ha denunciato i prevaricatori, e se non fosse per qualche reazione di categoria locale, persino l’ordine dei giornalisti e la federazione della stampa se ne sarebbero abbondantemente fregati.

Interrogazione di Fdi a Fioramonti. Che sta zitto – Ciriani, presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, annuncia un’interrogazione a Fioramonti. E in proposito va aggiunto che proprio Biloslavo è uno dei cronisti che più ha scritto – con inchieste documentate – sul massacro delle Foibe. Certo non si è creato simpatie a sinistra. Perché c’è ancora negazionismo e proprio per questo lo stesso Ciriani ha presentato in Senato un disegno di legge per perseguire chi sostiene l’inesistenza dell’Olocausto italiano.

La sinistra pretende ancora l’egemonia sulla cultura. Ed è intollerabile per lorsignori che possa fare cultura chi scrive libri, fa inchieste, tiene conferenze e non è dalla loro parte. Una colpa da pagare con l’ostracismo, con l’esilio in Patria.

In Italia si consentono lezioni all’Università da parte dei brigatisti rossi – che chiamano ex – e vorrebbero impedire di fiatare a chi protesta. Ma negli anni scorsi si impedì persino la presenza di Papa Ratzinger alla Sapienza di Roma. Ora, Biloslavo non è certo il Papa, ma neanche lui ha diritto di parola in un ateneo. Possibile che il ministro dell’Università debba essere stimolato ad esprimere la propria condanna – se condanna quanto accaduto a Trento, non si sa mai – da un’interrogazione parlamentare? Perché tace? Deve coprire una prevaricazione? Il passato del ministro non è ancora passato?

E’ giusto che ad essere solidali con Biloslavo siano solo Giorgia Meloni e i parlamentari di Fratelli d’Italia?

Si tocca con mano l’avvento di un regime – – Questa odiosa vicenda del divieto d’accesso all’ateneo di Trento suscita in noi forte indignazione, perché accadeva anche negli anni scorsi ed è un clima di violenta prevaricazione che si perpetua ancora oggi. L’università non è libera, gli studenti non devono conoscere. Tutto questo è inaccettabile.

Ogni giorno che passa sembra che si debba toccare con mano l’avvento di un autentico regime. C’è chi stabilisce che cosa è giusto dire e che cosa non è consentito dire mai. Un giorno sono teppisti che dettano legge all’Università. Un altro giorno tocca all’informazione pilotata. Il giorno successivo è il turno di Zuckerberg su Facebook.

E’ tempo di reagire, perché nessuno si può arrogare il diritto di concedere di parlare a chi vuole lui. Se viviamo in una democrazia, è giunto il momento di smettere di negarla nei fatti con questi comportamenti prepotenti. Il rettore di Trento si è scusato con Biloslavo, invitandolo a tornare all’università. E quanti altri teppisti occorrerà fronteggiare per consentirgli di parlare?

Il governo non deve girarsi dall’altra parte. In questura conoscono nomi e cognomi. Mettano quella gentaglia in condizione di non nuocere più.

Francesco Storace

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