L’ultima di Fioramonti: studiare la storia incoraggia violenza e conflitto

Ogni giorno il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha un’idea meravigliosa, importante, decisiva per le sorti della scuola. Ieri, a un convegno sulla scuola, l’ultima trovata dell’uomo che ha in mano l’educazione dei nostri figli: «Credo molto in un approccio alla storia che superi la superficialità del libro di testo. È come se raccontassimo una storia che è la versione libresca del Trono di spade».

Cerchiamo di tradurre il significato di queste ispirate parole: i libri di testo sono assimilabili a una serie televisiva fantasy in cui si discetta soltanto di battaglie e guerre insensate. Secondo il ministro, questo è superficiale, e lui odia la superficialità. Ma non è tutto. Aggiunge l’uomo seduto sulla poltrona che fu di Benedetto Croce: «Mio figlio mi chiede spesso: ‘Papà perché la storia è una sequenza di battaglie?’. Poi ci lamentiamo che la società di oggi incoraggia la violenza e il conflitto. Non sempre la storia è maestra di vita ma serve ad avere una lente con cui leggere futuro».

Cerchiamo di tradurre anche questo passo. Il fatto che a scuola si studino le guerre puniche o napoleoniche è assimilabile all’incoraggiare la violenza e il conflitto. Quindi, riassumendo, meno libri di testo con quelle inutili nozioni su battaglie, guerre, eserciti e condottieri. In questo modo, l’Italia otterrà due risultati: la storia sarà studiata in modo più approfondito, con «focus sul contemporaneo»; la violenza e il conflitto sul lungo periodo, saranno sconfitti.

Voi forse vi state chiedendo: come si farà a capire la storia senza date, battaglie, guerre, eserciti e condottieri? Cosa affiancherà o prenderà il posto dei libri di testo? Cos’è un «focus» sul contemporaneo? E soprattutto: i bulli avranno studiato troppa storia? Infine il ministro ha espresso rammarico per la scarsa conoscenza della storia recente. Ci penserà lui, non sarà il ministro dell’Istruzione per caso… Invece l’uomo seduto sulla poltrona che fu di Giovanni Gentile si arrende: «È un problema che non so come risolvere perché il programma è lungo».

Boh, proviamo a individuare un paio di soluzioni e poi mettiamole ai voti sulla piattaforma Rousseau.

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