Ripristino scorta: Ultimo costretto a fare ricorso al Tar, per Ruotolo è bastata una telefonata

L’11 giugno prossimo presso il TAR del Lazio, sarà trattato il ricorso sulla tutela al Capitano Ultimo, nel mese di dicembre, lo stesso Tribunale, aveva accolto il ricorso del Col. De Caprio contro il Ministero dell’Interno, per l’annullamento previa sospensiva, di tutti gli atti relativi alla revoca della misura di protezione disposta il 3 settembre scorso.

Il silenzio calato su questa vicenda, è tombale, un silenzio con l’amaro sapore dell’indifferenza. Le istituzioni hanno dimostrato tutto il loro menefreghismo trincerandosi dietro il classico “nessuno può intervenire, la competenza è esclusiva dell’Ucis”. La politica mostra però, la faccia della differenza quando è intervenuta per fare pressione grazie al potere, che non hanno voluto esercitare per il Capitano Ultimo, dimostrando che, l’esclusiva competenza dell’Ucis è solo sulla carta.

Nel mese di Febbraio, al giornalista Sandro Ruotolo, viene notificata la revoca della tutela effettiva dal 15 dello stesso mese. La mobilitazione da parte di politici e giornalisti non si è fatta attendere ed è stata risolutiva. L’ex Ministro della Giustizia Orlando (Pd) ha sollevato il caso, al coro degli indignati si sono uniti alcuni esponenti del M5s compreso il leader Luigi Di Maio che ha definito tale decisione, ” una cosa assurda”, è intervenuto l’ ex Presidente del Senato Grasso e il Presidente della Commissione Antimafia Morra, ha sottolineato l’ importanza di proteggere i giornalisti minacciati dalla criminalità organizzata, non è mancato l’ intervento di Roberto Saviano che, criticando la decisione, metteva in guardia contro la “lunga memoria dei clan”. Tutto ciò ha portato ad un dietrofront immediato e, lo stesso Ruotolo ha annunciato il 5 febbraio che, la revoca della scorta, era stata sospesa.

Non è vero quindi che la competenza della gestione scorte spetta esclusivamente all’Ucis! Passa il messaggio che la politica interviene per chi vuole e quando vuole, che i cittadini non sono tutti uguali di fronte la legge e, in un identico caso, un cittadino deve rivolgersi al TAR per riaffermare un diritto, per un altro cittadino basta una telefonata del potente di turno e tutto si sistema. È l’ Italia dei figli e dei figliastri, dove in entrambi i casi, la decisione in merito alla tutela è una decisione politica con esiti completamente opposti. Nessuno si è indignato, nessuno ha chiesto spiegazioni. È l’indifferenza che fa la differenza!

La tutela di un uomo che la lottato per tutti noi è meno importante rispetto a quella di un giornalista? La politica ha fatto passare questo messaggio. In entrambi i casi la memoria dei clan è lunga, le sentenze di cosa nostra non vanno mai in prescrizione. Silenzio, un velo di omertà imposto dalla politica: nessuno parli di Ultimo. Le istituzioni, per lui, si chiudono la bocca, si tappano le orecchie e si girano dall’altra parte. Non si può e non si deve avallare il loro silenzio. Capitano Ultimo ha diritto alla tutela perché cosa nostra non dimentica.

Una cittadina – – Marisa Denaro

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