Asl Reggio Calabria: debiti milionari, bilanci inesistenti e fatture triplicate

di Antonio Amorosi – –  Un debito da almeno 396 milioni di euro, 6 anni di bilanci inesistenti, fatture a volte triplicate e un “valore delle cause” dei contenzioni che “non rispecchia il valore reale”. E’ la situazione dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria descritta dalla Corte dei conti in una deliberazione del 7 febbraio scorso. Una condizione catastrofica, al limite dell’incredibile per il tempo in cui viviamo e che descrivere il pozzo senza fondo alimentato gli italiani a loro insaputa.

Nella disamina dei magistrati contabili calabresi appaiono veri e propri aspetti assurdi, dove la mano destra non sa cosa fa la sinistra. I bilanci, dal 2013 al 2018, risultano non depositati e comunicati alla Corte dei Conti, così i magistrati li chiedono alla Regione che risponde così: “non risulta copia del bilancio d’esercizio dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria né agli atti dello scrivente Dipartimento né alla Sezione Amministrazione trasparente del sito aziendale di cui al D.Lgs. 33/2013 e s.m.i.”.

In soldoni non esiste alcuna copia né al dipartimento né nell’albo dell’Asp. Il perché lo spiegano i revisori dei conti: “Il motivo discende unicamente dal fatto che la loro adozione è inscindibilmente collegata alla sistemazione (mai effettuata) delle cosiddette poste debitorie pregresse, vale a dire, tra l’altro, ‘debiti da regolarizzare su pignoramenti assegnati’ per un importo pari ad euro 395.555.901,00, dato al 31 dicembre 2013. La questione, dunque, riguarda principalmente la mancata adozione, da parte dell’ASP di Reggio Calabria, del bilancio di esercizio relativo all’anno 2013 (Collegio Sindacale – Verbale n. 5o del 21 dicembre 2015 )…”.

Tradotto: Non è mai stata sanata la situazione debitoria (395 milioni di euro di debiti) e quindi non si possono presentare i bilanci. La sanità calabrese è stata e resta commissariata ma qui il risocntro dei numeri appare devastante.

Anche le fatture dell’Azienda sanitaria non quadrano. Difficilissima la ricostruzione di quelle dal 2003 al 2014. Anche la Corte dei Conti non sa che pesci pigliare: “numerosi sono gli atti che li comprenderebbero, vale a dire che in tutto il 2018 sono state adottate 1227 delibere e n. 873 determinazioni dirigenziali, tuttavia una idea la si può ricavare attingendola dal saldo del conto sopravvenienze passive che, ristoratore quasi esclusivo dei costi di competenza di altri esercizi, al 10 agosto 2018 ammontava ad euro 27.813.002,37 mentre alla data del 31 dicembre 2018 incomprensibilmente ammonterebbe ad euro 3.310.092,78”. Ma anche con questa situazione l’Azienda sanitaria lavora in “continua anticipazione di cassa”: “al 31 marzo 2018, 30 giugno 2018, 30 settembre 2018 e al 31 dicembre 2018 rilevati, rispettivamente, uno scoperto per anticipazione di tesoreria di euro 140.960.079, 89 euro, 757.935.475,44 euro, 153.406.891,71 ed euro 115.911.696,77, a fronte, stesso periodo, di un fondo di cassa presso Bankitalia, rispettivamente, di euro 124.991.374,30, euro 124.671.275,29, euro 124.150.457.22 ed euro 123.689.446,76”.

E il capitolo dei pagamenti: “risulterebbero, nel solo esercizio 2013, ancora da “interpretare” e sistemare in contabilità pagamenti del Tesoriere per circa 400 milioni di euro”.

Un quadro inquietante. E per questo “stante la gravità delle affermazioni contenute nella citata risposta del presidente del Collegio dei revisori dell’ASP di Reggio Calabria e gli eventuali profili di danno erariale, pure evidenziati nella nota in questione, ritiene necessario”: un supplemento istruttorio al Direttore Generale pro-tempore dell’Asp di Reggio Calabria, al Presidente pro-tempore della Regione Calabria (Mario Oliverio che è agli obblighi di dimora per un’inchiesta penale) e al Commissario ad acta pro-tempore per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi della SSR della Regione Calabria al fine di “riscontrare e, eventualmente, integrare, quanto affermato dal presidente del Collegio dei revisori dell’Asp Reggio Calabria”.

Facendosi prima la croce, però.

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