Olanda, paradiso fiscale delle multinazionali petrolifere. Inchiesta UE

La direzione generale della Concorrenza della Commissione europea ha aperto un’indagine per accertare se la multinazionale petrolifera Shell abbia o meno usufruito di aiuti di Stato. Una inchiesta giornalistica del quotidiano olandese Trouw ha svelato il trattamento di favore riservato alla multinazionale che non paga le tasse e realizza così enormi profitti, ben 13 miliardi di euro nel 2017.
Anziché criticare il governo italiano perché sta combattendo la povertà con il reddito di cittadinanza – commenta in una nota l’eurodeputato del M5s, Piernicola Pedicini -, il ministro delle Finanze olandese Woepke Hoekstra pensi a risolvere i problemi in casa propria. Ci fanno la morale e poi nascondono la polvere sotto il tappeto. I paradisi fiscali sono una vergogna. Bene ha fatto la Commissione europea ad aprire una indagine. Bisogna fare chiarezza.

Al riguardo viene riportata la traduzione di un articolo pubblicato su Le Monde.
“Le informazioni pubblicate lo scorso giovedì 29 novembre dal quotidiano olandese Trouw, riguardanti il trattamento fiscale particolarmente favorevole riservato al gigante petrolifero e del gas Royal Dutch Shell, hanno portato a numerose polemiche nei Paesi Bassi. La testata ha rivelato, in effetti, che la multinazionale non paga imposte nel Paese, realizzando enormi profitti (13 miliardi di euro nel 2017).
È grazie all’utilizzo di tutte le forme di deduzione e ad altri appigli legislativi olandesi che per Shell è stato possibile un esonero quasi totale dalle imposte nel corso dell’ultimo decennio, con benefici pari a 2 miliardi di euro nell’anno “peggiore”, fino ad arrivare a 55 miliardi nel migliore.
La multinazionale, che ha sede a L’Aia, ha costituito un’entità fiscale che le consente, accumulando profitti e perdite delle sue numerose filiali, di “sfuggire” all’imposizione fiscale. Così si legge nell’inchiesta di Trouw, basata su un documento confidenziale del ministero delle Finanze.

Sulla situazione fiscale della multinazionale anglo-olandese sembra vigere un vero e proprio segreto di Stato. Shell si rifiuta di commentare la vicenda ed evitare così un indebolimento della propria posizione nei confronti della concorrenza. Marjan van Loon, presidente e direttore generale della società, ha dichiarato che l’amministrazione “sa perfettamente ciò che fa Shell”. Questa è tenuta a mantenere il silenzio assoluto in proposito.

L’impresa, in particolare, deduce gli interessi derivanti da prestiti destinati agli investimenti esteri; lo stesso vale per le perdite, ad esempio nel caso di esplorazioni petrolifere infruttuose. Oltretutto, nel contesto dei regimi fiscali privilegiati, il Paese non tassa i benefici delle filiali estere delle multinazionali.
Jan van de Streek, professore all’Università di Amsterdam, ha pubblicato recentemente uno studio che ha confermato la posizione privilegiata di Shell, che nel 2004 ha concluso un accordo – ruling – al momento della fusione del gruppo inglese e olandese della multinazionale, stabilendo la sede a L’Aia. Questo “patto”, senza limiti temporali, avrebbe già permesso all’impresa di risparmiare 7 miliardi d’imposte.

A seguito della denuncia dell’eurodeputato socialista Paul Tang, la direzione generale della Concorrenza della Commissione europea ha aperto un’inchiesta grazie alla quale sarà possibile determinare se questo accordo, particolarmente a favore di Shell, possa rappresentare o meno un aiuto di Stato.

Sotto le pressioni di Bruxelles – che ha denunciato la presenza di simili accordi tra il Paese e Starbucks e Ikea – il governo del liberale Mark Rutte ha promesso regole più stringenti in materia fiscale e nella lotta all’evasione, senza però specificare se queste varranno anche per le intese firmate precedentemente e se alcune “costruzioni tipicamente olandesi”, come le descrive il deputato ecologista Bart Snels, saranno effettivamente influenzate dalle nuove direttive europee. Giovedì, la Camera dei deputati dell’Aia ha votato una mozione dell’opposizione socialista, che richiede l’audizione del segretario del Ministero delle Finanze, Menno Snel, a proposito dell’ “Affare Shell” “.

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