La più grande truffa fiscale europea è tedesca: 55 miliardi, frode di massa

di Antonio Amorosi

Noi facciamo “ammuina” (in napoletano) ma i tedeschi fanno i fatti, verrebbe da dire. Parliamo della più grande frode fiscale mai perpetrata in Europa, per 55 miliardi di euro finora stimati ma che potrebbero diventare molti di più, e sarebbe stata effettuata da un gruppo di manager bancari tedeschi che per anni ha agito con la complicità di quasi tutte le banche del loro territorio. La notizia dovrebbe essere l’apertura di tutti i telegiornali che per farcela capire meglio, per dimensioni e portata, potrebbero martellarci per giorni. E invece no, possiamo continuare a parlare di caccia all’idraulico evasore o a pensare che eliminando il contante, imponendo l’obbligatorietà del pagamento con carte di credito e bancomat, si risolverebbe l’evasione, mettendoci così mani è piedi nelle mani delle banche, tra i principali attori di questa storia.

Un centinaio di persone e diversi istituti di credito sono accusati di una frode di massa. Gli “indiziati” sostengono di essersi mossi nella legalità, ma i tribunali di Colonia, Monaco, Francoforte e Copenhagen li stanno indagando per truffa ed evasione fiscale su campo europeo. Gli investigatori tedeschi hanno scandagliato centinaia di transazioni incriminate, gestite in vari Paesi da istituti di credito come Santander, Barclays, Goldman Sachs, Bank of America, Macquarie Group, Bnp Paribas, Société Générale, Crédit Agricole e HypoVereinsbank del gruppo Unicredit.

Un insider, una persona che ha partecipato al sistema e conosce il meccanismo, sta vuotando il sacco alla Procura di Colonia.

L’inchiesta è stata resa pubblica dalla gruppo di giornalismo tedesco Correctiv, una società senza scopo di lucro, che ha ricostruito tutto il sistema infiltrando dei propri inviati: due giornalisti si sono finti miliardari in cerca di opportunità di investimento ed hanno incontrato un banchiere. Potete approfondire l’inchiesta originale qui

In sintesi il sistema funziona così: bisogna avere a disposizione alcune centinaia di milioni di euro per acquistare, tramite una banca affiliata al “gioco”, delle azioni quotate in Borsa nel periodo in cui le società distribuiscono i dividendi. Si acquista e poi si restituisce pochi giorni dopo il tutto, usando le agevolazioni che i residenti all’estero hanno sui dividendi delle società dei Paesi predati. Agendo con una banca complice e con dei partner residenti all’estero ci si può far restituire tasse mai versate e incassare decine di milioni di euro a spese del fisco di quel Paese. Un sistema semplice quanto devastante.

Ben 38 giornalisti di una dozzina di Paesi europei si sono messi alle calcagna del “gioco” analizzando almeno 180.000 pagine di file. Chiamato anche sistema “Cum-cum” oppure “cum-ex”, inizialmente funzionava solo in un periodo dell’anno, il periodo di distribuzione dei dividendi, ma poi è stato allargato a tutte le stagioni.

L’inchiesta pubblicata su varie testate, 19 in 12 Paesi europei (in Italia lo ha fatto La Repubblica, anche se vista la visibilità attribuita al lavoro non sembra che la testata abbia voluto più di tanto calcare la mano), è stata diffusa in tutte le aree geografiche in cui la truffa sarebbe stata perpetrata: Germania, Italia, Francia, Spagna, Belgio, Norvegia, Danimarca, Finlandia e in diversi altri Stati. Ma leggendo il lavoro direttamente dal sito di di Correctiv, si comprende che la portata dell’inchiesta è davvero enorme. Il direttore Oliver Schroem ha detto che lo schema è sempre lo stesso ed è evidente quanto per l’Europa sia grave, “una rapina, un furto al fisco”. Le tv del continente ne parlano da giorni. La tv pubblica tedesca Ard ha trasmesso l’inchiesta con un intervista all’insider che per evitare il carcere ha confermato il funzionamento.

L’aspetto più sorprendente è che dall’approfondimento della tv Ard, risulta che Wolfgang Schauble, l’ex ministro delle Finanze tedesco di Angela Merkel che un giorno sì e l’altro pure faceva la morale all’Italia ed ai Paesi latini per i propri bilanci, sarebbe stato a conoscenza del sistema truffaldino almeno dal 2002, ma avrebbe avvertito gli altri Stati vittime e partner in Europa solo nel 2015.

L’Italia ha avuto però danni meno ingenti grazie alla Procura della Repubblica di Pescara e alla fantomatica inefficienza che ci caratterizza. La Procura nel 2007 aveva scoperto la stessa frode messa in atto dai gruppi bancari Goldman Sachs, Merryl Lynch, Bnp Paribas e da alcuni fondi pensione inglesi e americani. L’indagine si chiamava “Easy credit” e la procura effettuò diversi arresti minacciando anche di mandare in galera i direttori delle banche. In quel frangente i rimborsi vennero restituiti e il caso archiviato, mettendo però in subbuglio i truffatori. Ma sembra ci si sia salvati soprattutto grazie alla burocrazia e all’inefficienza: i rimborsi da parte del fisco italiano non sono automatici, anzi possono richiedere anni, e questo ha impedito alla macchina da truffa di funzionare alla perfezione, inceppandosi.

L’insider tedesco che sta parlando a Colonia e che è stato intervistato dalla tv tedesca ha detto che non conosce banca che non abbia partecipato al sistema.

Mentre questa storia sta sconvolgendo l’Europa e anche il New York Times ha dedicato un approfondimento al caso, in Italia non si ricordano tg o servizi televisivi che se ne siano occupati. Possiamo così in serenità continuare a parlare di argomenti più importanti, come dell’idraulico evasore che non rilascia le fatture alle vecchiette e ragionare con i grandi soloni del giornalismo su come eliminare il contante mettendoci, ancor di più di quanto non sia, nelle mani delle banche.

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