16 anni in Italia da clandestino, 16 anni di crimini. Ma la Tunisia non lo vuole

A Padova tutti lo conoscono come lo spaccavetrine. Il suo vero nome, tuttavia, è Lazhar Amor Ben Torch. Ha 40 anni e da 16 vive in Italia da clandestino, commettendo reati e collezionando fogli di via che vengono puntualmente disattesi in quanto la Tunisia non lo riconosce come un proprio cittadino. Le autorità, benché l’uomo si sia macchiato di una moltitudine di reati – soltanto negli ultimi mesi i furti a bar e negozi riconducibili a lui sono non meno di 40 – non riescono a rimpatriarlo. Torch, giunto in Italia nel 2002, non ha tardato a farsi “apprezzare”.

Già nel 2002 venne fermato per reati contro il patrimonio, resistenza e spaccio: gli agenti lo pizzicarono con oltre 200 grammi di eroina. Uscito di prigione, e compreso come far perdere le tracce, ha assunto con il passare del tempo molteplici identità. Nel 2005, a bordo della propria auto, pur di sfuggire alle forze dell’ordine ha sfondato un posto di blocco, rischiando di investire un carabiniere. L’immigrato è stato però arrestato qualche giorno dopo, dai militari di Cazzago di Pianiga. “Per quell’episodio – si legge sulle pagine del Corriere – gli viene dato il divieto di ritorno per tre anni nel Veneziano (dal 2008 al 2011). In barba a tutto Torch ha comunque continuato a gestire piccoli traffici di droga: nel 2008 alla Stanga, un quartiere periferico di Padova, viene ammanettato con più di 5 grammi di eroina”.

Dopo lo spaccio inizia con i furti

A partire dal 2013 Torch si specializza in reati decisamente più gravi, passando ai furti. Il suo primo bersaglio è un bar situato poco lontano dal Centro Giotto. Non passa neppure un anno e il nordafricano finisce in manette per la spaccata al negozio di abbigliamento Baldan: le forze dell’ordine lo hanno fermato in sella alla sua bicicletta con addosso i vestiti rubati. Due anni dopo finisce di nuovo in manette dopo una serie di colpi portati a segno tra bar e tabaccherie della zona, e il 3 agosto dello stesso anno viene denunciato per spaccio e perché trovato in possesso di gratta e vinci risultati rubati in diversi esercizi commerciali.

Carriera del migrante sembra giunta alla fine

“Per lo stesso motivo – evidenzia ancora il Corriere – viene deferito per i furti al centro commerciale La Corte e all’Auchan. Le indagini della polizia nel 2016 gli valgono l’ennesima denuncia: grazie alle impronte digitali viene deferito dalla squadra mobile di Padova per un furto in abitazione avvenuto nel novembre del 2014. Rimane in prigione al Due Palazzi dal 25 luglio del 2016 fino all’8 luglio del 2017, quando è scarcerato per fine della pena detentiva. L’allora questore Gianfranco Bernabei firma quindi l’allontanamento da Padova per 10 anni. Qualche giorno più tardi gli arriva anche il decreto di espulsione dall’Italia”.

La Tunisia però non lo riconosce

Le scorribande del migrante sembrano giungere ormai al termine. Torch viene accompagnato al Cie di Torino, in attesa di essere rimpatriato in Tunisia… ma il 24 di agosto viene lasciato libero per scadenza della decorrenza dei termini che la legge al tempo fissava in un massimo di un mese. La autorità tunisine, infatti, non lo riconoscono come un proprio cittadino e la polizia non è riuscita a produrre la documentazione necessari a dimostrare inequivocabilmente la sua origine.
In attesa di un nuovo rimpatrio

Il nordafricano è dunque libero di scorrazzare in ogni dove, con eccezione di Padova… Di tanto in tanto si reca anche a Venezia, dove viene rintracciato il 22 settembre del 2017 al termine di una rissa. Accompagnato in ospedale, riesce a scappare e si prende un nuovo deferimento in stato di irreperibilità per resistenza. Il 28 ottobre del 2017 le volanti di Padova lo denunciano perché inottemperante alla direttiva del rimpatrio. In sostanza avrebbe dovuto ritornare nel suo paese d’origine (la Tunisia appunto) da solo, dato che le autorità nordafricane non l’hanno riconosciuto. Ora il migrante si trova di nuovo in carcere ma non appena avrà scontato la condanna ricomincerà il percorso in un centro per l’identificazione e, se verranno trovati gli elementi per attribuirne la nazionalità, verrà rimpatriato.

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