Islam: Al Azhar boccia proposta di Tunisi sull’uguaglianza dei sessi in eredità

Bergoglio con il grande imam del Cairo

TUNISI – Sta creando notevoli polemiche in Tunisia e nel mondo islamico in generale la proposta del presidente tunisino Essebsi di creare una commissione per lo studio di una riforma che possa assicurare l’uguaglianza uomo-donna nel diritto ereditario e il matrimonio tra una tunisina e uno straniero non musulmano.

A favore del discorso del presidente si è schierato l’Ufficio del Mufti della Repubblica tunisina ma bocciature vengono da tutto il mondo islamico. Nell’Islam infatti la questione ereditaria rappresenta una sorta di tabù, poiché nel Corano è scritto fra l’altro che alle donne spetta la metà dell’eredità rispetto all’erede maschio.

La stroncatura più dura alle parole di Essebsi e all’Ufficio del Mufti tunisino arriva dalla più alta autorità religiosa egiziana di Al-Azhar al Cairo, una delle massime autorità religiose dell’Islam sunnita. In particolare Abbas Shuman, vice del Gran Imam, Ahmad Al-Tayyib, ha definito “queste proposte come contrarie alla legge divina, ai precetti dell’Islam e agli insegnamenti del suo messaggero”. “Ciò che succede in Tunisia attualmente è cosa contraria ai testi del Corano, laddove la questione ereditaria è chiara. Trasgredire a questi testi è un oltraggio all’Islam e noi non l’accetteremo”, si legge nel comunicato.

Riforma diritto ereditario, Commissione al lavoro. Al vaglio questioni tabù come uguaglianza di genere fra eredi

TUNISI – La Commissione delle libertà individuali e dell’uguaglianza di genere presso la presidenza della Repubblica tunisina è già al lavoro per elaborare un rapporto dettagliato e facilitare l’applicazione delle riforme legate alla libertà e all’uguaglianza uomo-donna, tra cui quella del diritto ereditario e della possibilità per un tunisina di sposare uno straniero non musulmano, annunciata nei giorni scorsi dal presidente della Repubblica Béji Caid Essebsi, in occasione della festa della donna. Lo ha annunciato la presidente della stessa commissione Bochra Belhaj Hmida.

Il presidente aveva detto il 13 agosto che “troveremo una soluzione per conciliare religione e principi costituzionali. La questione dell’eredità è umana, Dio e il suo profeta l’hanno lasciata agli uomini perché questi ultimi la possano gestire”. Parole che hanno subito creato un’ondata di critiche tra i seguaci più intransigenti dell’Islam, ma anche lodi negli ambienti più progressisti del mondo politico e della società civile. Nell’Islam infatti la questione ereditaria rappresenta una sorta di tabù, poiché nel Corano è scritto fra l’altro che alle donne spetta la metà dell’eredità rispetto all’erede maschio.

Nel 1974 ci provò l’allora presidente Bourghiba, artefice in Tunisia di una legislazione assai favorevole alla parità tra donne e uomini, ma fu costretto a capitolare dopo aver cercato di introdurre nella legge finanziaria un dispositivo che concedeva sgravi fiscali a chi in vita avesse previsto una successione egualitaria tra figli e figlie. La sua proposta aveva sollevato in Parlamento una tale levata di scudi da costringerlo alla ritirata. Seguirono nel tempo studi e ricerche da parte di associazioni a difesa dei diritti delle donne fino alla bocciatura, lo scorso anno in commissione, di una proposta di riforma del diritto ereditario in senso favorevole alla donna: la ragione, appunto, la sua dichiarata non conformità al diritto islamico.

Consapevole della portata e delle reazioni delle sue proposte (tra cui anche l’abolizione di una circolare del ’73 che proibisce il matrimonio di una tunisina con uno straniero non musulmano) lo stesso Essebsi nel suo discorso ha detto di confidare nell’intelligenza dei tunisini.

Poche settimane fa la Tunisia aveva fatto un ulteriore passo avanti nella legislazione a favore della donna: il parlamento aveva infatti fatto passare all’unanimità la legge contro la violenza sulle donne, che fra l’altro abroga il ‘perdono’ con ‘matrimonio riparatore’ per i responsabili di stupro di una minorenne. Nove organizzazioni e associazioni della società civile tunisina hanno intanto diffuso un comunicato congiunto nel quale approvano il contenuto del discorso di Essebsi. Considerando tale iniziativa conforme ai principi costituzionali, le associazioni invitano anche chi di dovere «a tradurre queste proposte in un’iniziativa legislativa nel più breve tempo possibile”.

La condizione della donna in Tunisia si sottolinea – è ancora lontana dalla parità assoluta, ed è anche necessario eliminare ogni forma di discriminazione gravante sulle donne che lavorano nel settore privato e agricolo. ANSAMED

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