Migranti, Kyenge: “Rompiamo le barriere dell’egoismo e accogliamoli tutti”

Lo slogan “aiutiamoli a casa loro” non piace a Cecile Kyenge. “È una frase che sta facendo discutere ovunque ma a mio avviso distoglie l’attenzione da quella che è la realtà, da quella che è l’attualità”, spiega l’ex ministro all’Immigrazione intervenendo questa mattina a Radio Padova dai cui microfoni lancia un appello a tutti gli italiani: “Rompete barriere dell’egoismo e accogliete tutti gli immigrati“.

Una frase a dir poco audace che viene pronunciata alle prime ore di un nuova giornata di sbarchi che vede oltre 5mila migranti in arrivo nel Sud d’Italia, dove in questo fine settimana ne sono attesi in totale settemila.

L’Italia continua a essere in emergenza sul fronte degli sbarchi: a giugno ne erano arrivati 25mila (+8% rispetto a maggio), 85mila da inizio anno. Da Bruxelles hanno fatto sapere che non ci saranno aperture dai partner dell’Unione sugli arrivi in altri porti europei e quindi il mandato della missione Triton e dell’operazione Sophia non cambia.

Intanto gli sbarchi riaccendono la polemica politica. E la Kyenge si è subito scagliata contro Matteo Renzi che, negli ultimi giorni, sembra aver sposato l’idea leghista dell'”aiutiamoli a casa loro”. “Oggi la questione che si pone, al di là delle proposte che saranno messe all’interno di una politica globale, è cosa facciamo delle persone che sono dentro al mare, cosa facciamo delle persone che sbarcano? – interviene l’europarlamentare – questa è la questione ed io risponderei accogliamoli tutti”.

 “Le persone sono dentro i barconi, le persone sono alle porte delle nostre frontiere – ammette la Kyenge – stiamo parlando di 85mila persone che hanno già un piede sul territorio europeo. Quando dico accogliamoli tutti non mi riferisco solo all’Italia, mi riferisco ad uno Stato federale di 500 milioni di abitanti è qui che bisogna essere abbastanza chiari”.

Per la Kyenge “accogliamoli tutti” significa “rompere l’egoismo degli altri Stati membri” dell’Unione europea. “Vuol dire anche spingere le politiche degli altri stati europei – conclude l’europarlamentare – questo è anche il nostro lavoro, il lavoro di chi risiede nelle istituzioni europee, il lavoro dei parlamentari, il lavoro di chi fa parte di una commissione ma soprattutto dei governi che devono avere una politica”.

Sergio Rame – – Il giornale

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