Derivati, Corte dei Conti: danni per 4,1 miliardi euro da Morgan Stanley e dirigenti del Tesoro

La Corte dei Conti contesta un danno erariale complessivo di 4,1 miliardi di euro a Morgan Stanley e a dirigenti del Tesoro nell’ambito dell’indagine sulla chiusura e ristrutturazione di derivati sul debito pubblico, hanno detto oggi due procuratori.

Tra fine 2011 e inizio 2012 il ministero dell’Economia ha versato alla banca americana circa 3 miliardi in conseguenza di una clausola di “Additional termination event” presente in alcuni contratti.

“Il danno complessivamente contestato è di 4,11 miliardi”, ha detto il procuratore regionale per il Lazio della Corte dei Conti Donata Cabras all’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Il vice procuratore Massimiliano Minerva ha aggiunto in una conferenza stampa che la Corte contesta 2,9 miliardi circa alla banca e 1,2 miliardi a dirigenti di Via XX Settembre.

Una fonte giudiziaria conferma che nell’indagine sono coinvolti l’attuale responsabile del debito pubblico Maria Cannata, il direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via e gli ex ministri Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli.

Ad agosto, quando il caso era emerso, Morgan Stanley aveva definito le accuse prive di fondamento.

Il Tesoro, Siniscalco e Grilli non hanno commentato.

Il procedimento è nella fase dell’invito a dedurre, che corrisponde ad un avviso di chiusura indagini nell’ambito dei processi penali.

I derivati hanno avuto, tra 2011 e 2015, un impatto negativo sul bilancio pubblico di 23,5 miliardi: 15,6 sono esborsi netti mentre 7,9 sono riclassificazioni statistiche, quel che Eurostat chiama ‘net incurrence’.

(Giuseppe Fonte REUTERS)

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2 thoughts on “Derivati, Corte dei Conti: danni per 4,1 miliardi euro da Morgan Stanley e dirigenti del Tesoro

  1. Se esistesse un giudice a Roma, i funzionari, i politici ed i partiti coinvolti, verrebbero accusati di corruzione e Morgan Stanley di essere il corruttore, i contratti verrebbero annullati ed i soldi restituiti e/o i beni di Morgan Stanley confiscati ed i dirigenti in galera.
    Ma non c’è nessun giudice a Roma.

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