Il racket dell’elemosina: un giorno con la mafia nigeriana

 

il reporter indignato

Se la televisione fosse la televisione, ci farebbe vedere in prima serata queste scene: un bar qualunque in una città italiana, e davanti un africano che chiede l’elemosina,
Sono le 7 del mattino, il traffico è già intenso a Milano , ma ecco un pulmino è fermo all’angolo di una piazza del centro : eccone poi un altro. I bar sono aperti da poco. E da un pulmino è appena sceso un gruppo di nigeriani . Vanno tutti al lavoro. Ma quale lavoro ?
E’ quasi un franchising della malavita, un business concesso da una cupola oscura, Cosa Nostra, che impera sulla criminalità? La n’drangheta? Le organizzazioni mafiose più evolute hanno riconosciute nei tempo spazi subalterni a piccole mafie locali.

Oggi il business della elemosina interessa le mafie: il finto profugo, il clandestino, il richiedente asilo, il perseguitato dalle guerre, l’emarginato africano suscita in noi oscuri sensi di colpa, e in noi nasce un franco desiderio umano di aiuto… Le mafie sfruttano la nostra umanità, a volte repressa dallo stress quotidiano.

Ecco l’impero dell’elemosina
I passanti filmano con il loro telefonino questa invasione di operai della pietà. E se la televisione fosse la televisione, se i reporter non fossero diventati cassieri del copia incolla e della stampa zerbino, ci mostrerebbero il business che sta dietro a questo traffico di esseri umani… seguiamo così uno dei tanti pulmini che dai centri di accoglienza o dalle bidonville delle periferie portano i disperati all’accattonaggio.

Prendiamo a casa uno dei tanti luoghi di ritrovo della mafia della elemosina: eccoci in piazzale Cadorna, e qui avremo tante sorprese. (prima puntata)

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