Campagna per il Sì, Renzi ingaggia il guru di Obama: cachet di 400mila euro

 

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di A.L.

Il presidente del Consiglio sul referendum costituzionale punta tutto. E infatti non sembra badare a spese. Le voci che circolano tra i parlamentari del Pd dicono che Renzi ha ingaggiato il guru americano delle campagne politiche americane. Nel curriculum di Jim Messina infatti c’è addirittura la campagna elettorale di Barack Obama del 2012, per intenderci quella del secondo mandato con un Congresso composto in maggioranza da repubblicani, vincitori delle elezioni di mid-term. E non è tutto, perché Messina è stato anche consulente di David Cameron per il referendum sull’indipendenza della Scozia, vinto dal presidente britannico, ma anche del Brexit e delle elezioni (perse) dallo spagnolo Rajoy: alti e bassi insomma. Ma Renzi, pur di accaparrarsi la consulenza dell’esperto americano, è disposto a sborsare ben 400 mila euro, tale è la sua parcella.

E nel giorno in cui anche il Financial Times stronca la riforma renziana della Costituzione titolando “Un ponte verso il nulla” e spiegando, senza girarci intorno, che “le riforme costituzionali proposte farebbero poco per migliorare la qualità di governo, legislazione e della politica”, il premier sente quanto più pressante la necessità di mettere in campo misure efficaci. Ma il cachet del guru delle campagne di comunicazione politica è solo una voce a bilancio dell’ammontare stanziato dal Pd per convincere gli indecisi a votare sì al referendum del prossimo 4 dicembre.

Quanto spende il Pd per la campagna per il Sì

Il Partito democratico con la raccolta delle 500 mila firme per la richiesta del referendum ha incassato 500 mila euro. Il resto lo pagheranno i gruppi di Camera e Senato. Le cifre sono da capogiro e hanno suscitato più di un muso storto. La campagna già avviata, quella dei manifesti giganti che tappezzano le città e circolano attaccati alle fiancate di bus, è costata circa 700 mila euro. Le critiche sono arrivate soprattutto dalla minoranza Pd che non ha apprezzato il messaggio lanciato sulle gigantografie che, prendendo in prestito gli slogan tipici del M5S, recita accanto al BastaunSì “vuoi diminuire il numero dei politici?”, con firma in calce dei deputati e senatori del Pd. Apriti cielo. Il messaggio anti-casta non è piaciuto a Marco Meloni, lettiano che su twitter ha chiesto il ritiro dei cartelloni e la sostituzione della parola “politici” con “senatori”. E ha aggiunto: “I politici sono tutti i cittadini che fanno politica”.

Secondo i calcoli fatti dalla Stampa di Torino, ai soldi dei gruppi bisogna aggiungere quelli del partito che ammontano a 1,7 milioni di euro. Il totale è poco meno di tre milioni. Ma la il tesoriere del gruppo alla Camera, risponde che non c’è problema, perché “abbiamo 14 milioni di euro a bilancio”. E aggiunge: “C’è da dire che lo abbiamo pagato anche per la campagna No Imu lanciata prima delle elezioni amministrative”. Non finite propriamente bene per il Pd.

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