Brexit, allarme in USA: il timore è quello di perdere influenza in Europa

 

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La Brexit preoccupa Washington, che teme conseguenze economiche e diplomatiche. Nel breve termine, gli Stati Uniti temono conseguenze economiche, con un rallentamento globale che si farà sentire sulla già debole ripresa americana. A lungo termine, invece, il timore è quello di perdere influenza in Europa. Lo riporta il Wall Street Journal, sottolineando che la Gran Bretagna ha spesso rappresentato le posizioni strategiche e commerciali degli Stati Uniti nel Vecchio Continente. L’amministrazione Obama è preoccupata per la possibilità che un addio della Gran Bretagna possa innescare una disintegrazione dell’Ue, rappresentando un precedente per altri paesi che volessero lasciare.

L’impatto della Brexit – scrive ancora il Wsj – sara’ probabilmente ”graduale e globale”. Anche se molti prevedono che un addio si tradurra’ in una recessione per la Gran Bretagna, le conseguenze saranno piu ”sottili, graduali e globali. Una Brexit sarebbe il più severo rifiuto alla spinta partita nel dopo guerra per una maggiore integrazione globale. Una spinta già sotto pressione con il crescente protezionismo e la contrarietà all’immigrazione. I costi per l’economia inglese saranno reali, ma le conseguenze non si fermeranno ai confini britannici. Una Brexit ”potrebbe infatti rafforzare i politici in Francia e Olanda che, come quelli inglesi, hanno tratta vantaggi dall’ansia per l’immigrazione.

Wall Street e tutte le principali piazze finanziare alla finestra, nel giorno del referendum sulla Brexit. La Fed con Janet Yellen e il Fmi con Christine Lagarde lanciano gli ultimi allarmi e mettono in guardia sugli effetti della decisione. Un addio avrebbe ”significative ripercussioni” sull’economia americana, afferma il presidente della Fed in Congresso , sottolineando che stimare l’impatto esatto di una Brexit e’ difficile e proprio per questo le recenti decisioni di politica monetaria ne hanno tenuto in considerazione. ”E’ un rischio che monitoriamo” aggiunge Yellen, precisando che comunque non e’ al momento in programma nessuna riunione d’emergenza per rispondere all’esito del voto. D’accordo sull’impossibilita’ di stimare esattamente le conseguenze di una Brexit e’ Lagarde. Una Brexit ”e’ negativa, riduce i redditi” mette in evidenza il direttore generale del Fmi, ribadendo le conclusioni a cui e’ giunto lo studio pubblicato di recente del Fmi, secondo il quale la Gran Bretagna rischia di scivolare in recessione.

Una Brexit avrebbe un impatto anche sugli Stati Uniti, ma senza causare una contrazione dell’economia, aggiunge Lagarde presentando l’Article Iv sugli Stati Uniti. ”Sono in buona forma” afferma il direttore generale del Fondo, lanciando pero’ l’allarme poverta’, che colpisce un americano su sette, ovvero 46,7 milioni di persone. Il Fmi prevede per gli Stati Uniti una crescita del 2,2% nel 2016, meno del 2,4% stimato in aprile. Confermata invece la previsione per il 2017, con un Pil in crescita del 2,5%. A pesare sulla ripresa americana e’ in parte il dollaro forte: il biglietto verde e’ sopravvalutato del 10-20%, secondo il Fondo. ‘Un rischio piu’ difficile da valutare e’ la possibilità che la debolezza dei recenti dati rifletta un potenziale di crescita piu’ basso” afferma il Fmi, sottolineando che per sostenere la crescita e ridurre la povertà gli Stati Uniti dovrebbero aumentare gli investimenti nelle infrastrutture e aumentare il salario minimo. In un contesto di incertezza i mercati sono cauti, in attesa dell’esito del voto in Gran Bretagna.  ANSA USA

 

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