Libia, Tripoli: il governo islamista impiegherà pattuglie armate anti-clandestini

Contrariamente al governo filo-occidentale di Tobruk, il governo islamista di Tripoli, non riconosciuto dalla comunità internazionale, ha preso un decisione sorprendente decidendo di pattugliare con uomini armati i punti da cui partono gli immigrati clandestini che salpano verso l’Italia: la misura è uno dei cinque «passi» che l’esecutivo al potere nella parte occidentale del paese annuncia in una nota diffusa ieri da fonti libiche.

Tutti i principali interessi economici italiani, dall’Eni, al gas, fino all’energia sono situati nell’area controllata dagli islamisti di Tripoli, dove governano i rappresentanti del vecchio Parlamento eletto nel primo voto libero del 2012.  Al timone del governo, ribattezzato di «salvezza nazionale», c’è Omar al Hassi, vicino ai Fratelli musulmani. L’esecutivo sta in piedi grazie a Fajr Lybia (Alba libica), un cartello di milizie dominato dai 40 mila combattenti di Misurata, terza città del Paese.

In Libia ci sono poi anche gli interessi di Francia e Germania, che ovviamente non coincidono con i nostri e neanche tra di loro.

Uno «spiegamento di truppe armate per pattugliare i siti da cui viaggiano gli immigrati», è l’ultimo dei passi che il governo ha chiesto di compiere all’«Autorità per combattere l’immigrazione illegale» libica. Le precedenti misure riguardano, in due casi, un «miglioramento» dei centri di detenzione; il «tentativo di deportare i detenuti nei loro paesi di origine»; e «il rivolgersi agli Stati di origine come Mali, Niger e Somalia attraverso il ministero degli Esteri al fine di collaborare per fermare il flusso di immigrati verso la Libia attraverso i confini meridionali».

Il «governo di salvezza nazionale» di Tripoli «conferma inoltre l’importanza della cooperazione con l’Ue nella lotta contro il fenomeno dell’emigrazione clandestina dalla Libia ed è al momento impegnato ad aprire vie di mutua cooperazione con l’Ue a questo riguardo».

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