Sisma: i lavori di riscostruzione non possono essere appaltati a piccoli imprenditori

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15 nov –  E’ calato da tempo il silenzio dei media, dopo i primi frenetici giorni , quando il suolo ha tremato e siamo stati oggetto di grande attenzione mediatica e forse di critiche non meritate. Un’attenzione fugace di chi, non si chiede cosa succeda dopo il disastro.

Il sisma non ha risparmiato nulla a nessuno . Neppure al territorio centese. Quello che è successo all’impresa , in particolare alle piccole imprese e all’artigianato, è rimasto limitato al mondo del piccolo imprenditore e dell’artigiano; come un segreto che a nessuno importa svelare.

Cosa rimane dell’impresa emiliana nel 2014, Una volta fiore all’occhiello del territorio e vanto italiano di sviluppo? La regione, un tempo baluardo dell’avanguardia ora parzialmente in ginocchio. Gli ostacoli alla ripresa sono principalmente di tipo burocratico: (stabilimenti industriali danneggiati per i quali si attendono risarcimenti che tardano ad arrivare, documentazioni di richiesta impossibili da decifrare) e legislativi: che impongono la norma “White list” cosa significa questo termine? I lavori di ricostruzione che, paradossalmente potrebbero contribuire a rilanciare in parte il settore edilizio, non possono essere appaltati a piccoli imprenditori; ma, solo a grandi imprese, le quali dispongono di enormi capitali finanziari e risorse lavorative. (nella zona del centese non ne esistono più di tre) tagliando fuori del tutto le piccole imprese emiliane e gli artigiani che pur potrebbero svolgere lavori di media entità (come la risistemazione di appartamenti dissestati).

Nonostante molti corregionali vorrebbero affidare i lavori di restauro delle proprie case a professionisti conosciuti di fiducia, mentre, con questo limite i lavori vengono spesso appaltari a ditte provenienti da altre regioni. A.S.uno degli imprenditori che ancora resistono: dice che a lui e ai sui pochi operai, rimasti, dopo decine di manovre e tagli che lo hanno costretto a licenziare gli altri, il lavoro non mancherebbe. Ma pur con il consenso del committente non può svolgerlo.

Sempre secondo i criteri della white list, non sarebbe abbastanza grande la sua azienda, come non lo è la disponibilità delle banche a coprire i fido necessari richiesti dalla legge. Il suo collaboratore, che preferisce rimanere anomino, ora operaio in passato imprenditore, dice di essersi indebitato precedentemente con il fisco, dati i magri guadagni non sufficienti per pagare tasse e , nel contempo avere un utile, dice che ha definitivamente abbandonato il suo sogno, per lavorare ora da dipendente. Il suo stabile è crollato. Dice di sentirsi abbandonato dallo stato.

Dopo il sisma gli imprenditori, nonostante le enormi difficoltà anche pratiche, hanno continuato a pagare le tasse, pochissime sono state le eccezioni. Le bollette sono state sì, nell’immediato sospese ma poi sono arrivate triplicate, causando notevoli problemi economici aggiuntivi e non previsti. La white list, la lista bianca che interessa la famigerata “zona rossa” sembra solo un gioco di parole con riferimenti cromatici, è invece un limite che persiste tutt’ora a terra ferma e rimane come ulteriore limite alla crescita d’impresa.

Claudia Zuffi

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