Editoria in tempo di crisi: Milanconie e il selfpublishing

Milano

Roberto Zadik
Milanconie 2.0
Amazon – Formato Kindle

Milano raccontata attraverso 7 storie. Metropoli di oggi, affascinante, austera, degradata e problematica come non è mai stata raccontata, con crudezza e ironia tragicomica. Sette storie che portano il nome del loro protagonista; sette storie che narrano, fra malinconia, commedia amara e realismo, i cambiamenti della “Milano da bere” a quella dei tempi di crisi, attraversando diverse tematiche “scomode”, spesso tralasciate dai media, come droga, solitudine, obesità, disoccupazione, differenze religiose e culturali. Una raccolta di vicende, di emozioni e di situazioni tutte “milanesi”. Un omaggio sarcastico e affettuoso dell’autore, alla sua opera prima, a quella che un tempo era “la città del lavoro e delle opportunità”.
Nato a Milano nel 1976, da famiglia ebraica greca, Roberto Zadik consegue la maturità classica presso le scuole ebraiche milanesi, quindi si laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Parma. Giornalista Free Lance collabora con testate tradizionali e nuovi media. Autore e Speaker radiofonico ha ideato e condotto ProZadik+, dedicato alle radici religiose e culturali di musicisti e cantautori ebrei, e ProEtnik per www.jewbox.it, la web radio della Comunità ebraica. Presentatore e moderatore in vari eventi fra cui L’umorismo ebraico-Dal Talmud al cinema (2012) ed Herbert Pagani e la sua generazione (2013).


INTERVISTA A ROBERTO ZADIK, DOMENICA 2 FEBBRAIO 2014 (a cura di Luca Balduzzi)

Qual è il ritratto di Milano che emerge da questi sette racconti?
Sono sempre stato legatissimo alla mia città, Milano, tanto da dedicarle un libro intero e come tutti i rapporti profondi e sinceri anche il mio amore per essa è conflittuale e contraddittorio. A mio parere negli ultimi trent’anni il capoluogo lombardo è cambiato molto e si parla poco di questi grandi mutamenti. Ci si interessa poco alla società che invece è quella che a differenza della politica è il centro di un Paese, per questo tralascio volutamente qualunque discorso politico nel libro e nella mia quotidianità. In questi anni nuove immigrazioni, giovani generazioni precarie lavorativamente e spesso indefinite e passive anche sentimentalmente, incomunicabilità, egoismo e consumismo in aumento hanno sostituito, almeno in buona parte quell’atmosfera altruista, costruttiva e generosa che c’era un tempo. Dai miei racconti emerge una città molto complessa e affascinante ma apparentemente apatica e molto introversa, a volte litigiosa, basata sul culto delle apparenze, divisa in classi sociali e etnie, dove dal benessere del centro, colto e pieno di iniziative, si passa al degrado, alla violenza e alla grande solitudine di certe aree.
Con la sparizione del dialetto e delle tradizioni locali e la grave crisi economica anche questa città in cui il lavoro e il denaro sono sempre stati fondamentali, anche troppo con derive narcisistiche e snob, la mia città è davvero difficile da definire attualmente. Nonostante tutto trovo che sia sempre bellissima, specialmente quella passeggiata da Duomo ai Navigli ad esempio, ma un clima malinconico e negativo è ben presente e i miei protagonisti, spero realistici, esprimono questa “Milanconia”, che è l’esatto contrario di quell’immagine stanca e noiosa di “frenetica città del lavoro”, immersi nei problemi e nelle crisi interiori che li affliggono. Ho cercato però di non essere pedante, retorico o vittimistico ma al contrario di sperare vivacemente nel futuro, in un ottimismo lucido basato sull’approfondimento emotivo e non sulla superficialità che rifiuta di vedere i problemi così essi non si risolvono bensì si aggravano sempre di più…

Il ritratto non si preoccupa di nascondere gli aspetti anche più negativi… come trovare la giusta dose di comicità\ironia per affrontarli?
Nonostante la mia insicurezza, mi piace sempre mostrare con sincerità e ironia quello che penso e anche in questi racconti dove affronto temi complessi come droga, disoccupazione, violenza, bullismo, solitudine, autismo e criminalità ho cercato di essere il più schietto e diretto possibile evitando qualunque moralismo. Penso che il perbenismo, molto presente in questa città, dove sembra che tanta gente tema di esprimere qualsiasi emozione o opinione, siano nemici di qualsiasi miglioramento. Da questa vitalità e da un pizzico di polemica anche se mai troppo accesa, sono solo un esordiente, nasce la voglia di ironizzare senza mai offendere nessuno, ci mancherebbe, ma solo per descrivere quello che vedo cercando di alleggerirne il peso.
E’ sempre difficile riuscire a essere spiritosi senza diventare insensati o sprofondare nel cattivo gusto. Da anni qui a Milano ci si prende troppo sul serio e questo desiderio di riportare quella bella ironia, tipica di Bramieri e del cabaret, mi ha spinto ad affrontare le tante problematiche dei racconti con la maggior dose di vivacità possibile. Questo libro intende essere un riflessivo inno alla vita, passando dalla sofferenza e dal disagio dei protagonisti.

Un racconto è dedicato anche al mondo ebraico, di cui ti sei occupato spesso nella tua attività di giornalista…
Esatto. Il racconto Saul è dedicato alla mia appartenenza all’ebraismo ed è l’unica storia, un po’ autobiografica della raccolta. Ho voluto essere il più possibile milanese in questo libro e non esagerare con riferimenti personali, politici e religiosi perché chi mi conosce sa che da sempre cerco di essere moderato e aperto d’idee. Da diversi anni mi occupo con entusiasmo del mondo ebraico milanese al quale sono molto affezionato e non solo per la mia attività giornalistica sul sito Mosaico ma per un ritrovato amore per la spiritualità. La storia in questione è un tentativo di attualizzare il mondo ebraico, lontano dai soliti pericolosi e noiosi stereotipi e del quale si parla spesso al passato ma che è invece ancora oggi vivace e pieno di messaggi. Il protagonista un aspirante scrittore che riflette sul problematico ruolo della cultura nella società dell’immagine e delle apparenze dove noto purtroppo una verticale diminuzione della lettura fra i giovani e della dialogo fra le persone.

In un mercato dell’editoria in crisi, menomale che esiste il selfpublishing di Amazon!
Si sono molto soddisfatto, almeno per ora, e penso che il selfpublishing sia un ottimo modo per farsi conoscere e diffondere la propria opera attraverso i social network. Su Amazon, i giovani autori hanno la possibilità di promuovere ciò che fanno anche alliestero rapidamente con l’utilizzo delle nuove tecnologie.

Come è stato accolto il tuo esordio letterario fino a questo momento? Anche a fronte del particolare canale di diffusione che hai scelto…
Fino adesso abbastanza positivo, con diverse recensioni sui siti e giornali che mi hanno reso molto felice. C’è comunque ancora molto da fare e mi sto attivando per promuovere questo testo il più possibile con eventi e presentazioni nei prossimi mesi.

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