Napolitano deve andarsene a casa. Fino a quando dovremo sopportare gli abusi di potere di un vecchio comunista?

Giorgio-napolitano

di Paolo Deotto – riscossa cristiana

22 dic – Le ultime le leggiamo sull’ANSA di ieri. Ma quasi non passa giorno senza che il comunista Napolitano intervenga, con chiaro abuso di potere, a dettare linee politiche, a esprimere valutazioni che non competono assolutamente al suo ruolo, a scrivere una lavagna di “buoni e cattivi”, senza alcuna norma che giustifichi queste iniziative.

Ieri Napolitano ha stabilito perentoriamente che è ”importante che l’Italia continui a essere governata, innanzitutto nel così impegnativo 2014 che sta per cominciare. L’Europa ci guarda ed è diffusa, tra gli italiani, la domanda di risposte ai loro scottanti problemi piuttosto che l’aspettativa di nuove elezioni anticipate dall’esito più che dubbio” .

Due considerazioni. Non compete al Presidente della Repubblica stabilire se l’Italia debba essere governata o debba andare ad elezioni anticipate. Se il Parlamento (ora che nel PD, eletto il nuovo segretario, inizia la resa dei conti) ritirasse la fiducia al governo, il Presidente della Repubblica potrebbe solo prenderne atto e valutare se sciogliere o meno le Camere. Ma Napolitano esclude ciò a priori: l’Italia DEVE essere governata. Benissimo. Ma se il Parlamento, che rappresenta l’elettorato, decidesse che questo governo deve andare a casa?

Ma la cosa significativa è questa: Napolitano esclude che si torni alle urne, perché nuove elezioni anticipate sarebbero “dall’esito più che dubbio”. Grazioso, vero? Non solo formula giudizi che non gli competono, ma non riesce a nascondere l’anima da vecchio stalinista: le elezioni non vanno bene, anche perché l’esito delle stesse sarebbe “più che dubbio”. Se ne deduce che a Napolitano vanno bene le elezioni solo se l’esito è già sicuro.

Eh, bei tempi, caro Giorgio, in quei regimi che tanto amavi; si andava a votare, certo, ma essendoci un solo partito non c’erano mai esiti “dubbi”. Se poi qualcuno si seccava e si ribellava, arrivava l’aiuto fraterno dall’URSS, che con qualche centinaio di carri armati rimetteva ordine. E le elezioni di nuovo sarebbero state certe, senza un esito “più che dubbio”. Beata giovinezza, anno 1956, quando spiegavi dalle colonne dell’Unità che i carri sovietici che massacravano i patrioti ungheresi avevano salvato la pace in Europa…

Ma torniamo a noi. Napolitano stabilisce anche che è necessario “Il superamento del bicameralismo paritario”. Poi pontifica su legge elettorale, riforme, carceri, e così via. In pratica, indica al governo le urgenze da affrontare.

Pochi giorni fa aveva invece (stra)parlato in materia di Europa. La gente inizia ad averne la scatole piene, perché finalmente qualcuno si accorge della colossale fregatura dell’Euro e dell’Europa delle banche? Mai fia che il popolaccio esprima pareri!

Partendo dal principio, tanto caro ai comunisti, che il popolo è scemo e va guidato, il vecchio comunista non si pone neanche il problema della volontà popolare. Ci sono (se ne è accorto pure lui) “pulsioni antieuropee”, che poi, parlando in italiano, vorrebbe dire che c’è sempre più insofferenza verso un’Europa che ci ha portato alla fame. Il vecchio comunista fa un’altra delle sue uscite brillanti: “Il mio motivo di preoccupazione è che sembra quasi che non possiamo recuperare consenso attraverso argomenti razionali”. Ma guarda! Magari perché di razionale non c’è proprio nulla. Ma, dato che, come si diceva, il popolo è scemo e deve C.O.C. (= Credere, Obbedire, Combattere) a cui si aggiunge “P” (=Pagare – tutto, tasse, balzelli, stipendi a politici inutili e pasticcioni, eccetera), ecco la soluzione: “riconvincere gli italiani e gli europei sul ruolo dell’Europa, occorre discutere su cosa è il mondo oggi”. Insomma, non è bastata la fregatura già subita. Bisogna essere “riconvinti” ossia convinti nuovamente, a essere fregati ma a sopportare con disciplina.

A prescindere dal fatto che Napolitano mostra senza pudore chi sono i suoi mandanti, anche qui commette un abuso di potere: esprime opinioni di parte, anzi, le vuole imporre come strada necessaria e indiscutibile. Detta linee politiche.

Diamo un’occhiata a questa Costituzione con cui tutti si sciacquano la bocca: Titolo II, artt. da 83 a 91. I poteri del Presidente sono elencati all’art. 87. Inoltre, molto importante, l’art. 90 stabilisce che “Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione”.

Come si può notare, il Presidente della Repubblica non ha poteri di indirizzo politico. Del resto, la prerogativa di irresponsabilità si giustifica proprio e solo per un organo “super partes”. Se quest’organo “super partes” potesse partecipare attivamente alla determinazione della linea politica del governo avremmo l’assurdo di un organo che dirige la politica, ma è sottratto alla vigilanza del Parlamento, né può essere sfiduciato, perché il Presidente della Repubblica cessa dalla sua carica solo per fine mandato, per morte, per dimissioni o per impedimento permanente (art. 86, secondo comma).

Infine, il Presidente della Repubblica ha un potere limitato di “esternazione”: quello previsto dall’art. 87, secondo comma: “

“Può inviare messaggi alle Camere”

Di certo, al di là del contenuto di questi messaggi, non precisato, le esternazioni in interviste, cerimonie, trasmissioni radiotelevisive e così via, non possono comportare prese di posizioni politiche, indicazioni di priorità di governo, iniziative legislative, eccetera. Tutto ciò, tra l’altro, sarebbe in palese contraddizione con il primo comma del già citato art. 87:

“Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale”. È quindi il capo dello Stato (non del governo) e rappresenta l’unità (non questa o quella parte politica).

In buona sostanza, l’abuso da parte di Napolitano è diventata la regola, col suo continuo intervenire dando direttive politiche, appoggiando la politica governativa (che è politica di parte, esistendo, almeno per ora, anche un’opposizione), volendo imporre come “necessarie” quelle che sono semplicemente le sue opinioni politiche di privato cittadino (come l’idolatria per l’Europa, anche se va capito, perché deve tenersi buono il datore di lavoro…).

Inutile dire che il Pesce Lesso , che deve a lui la poltroncina, non manca di fare il dovuto ossequio dicendo che:

”Già domani (oggi per chi legge, N.d.R.) il consiglio dei ministri darà seguito alle parole di Napolitano sulla giustizia”. E aggiunge: ”Spero e auspico che il Parlamento colga i moniti del capo dello stato”. D’accordo che il servilismo ha le sue regole, ma qui il Pesce Lesso le spara grosse: Governo e Parlamento devono, in pratica, lavorare sulle indicazioni del Capo dello Stato. Ma chi mai ha scritto questa norma? In quale articolo della Costituzione si trova? Dove va a finire la sovranità del Parlamento? A questo punto, perché non smettiamo di andare a votare? Tanto, il Parlamento non deve decidere, bensì “coglier ei moniti del capo dello stato”.

Per quale oscuro motivo si debba tenere al Quirinale un uomo sfacciatamente di parte, che rappresenta di tutto fuorché questa conclamata “unità nazionale” è un mistero.

E poi il vecchio è anche permalosetto: “Nessuno è autorizzato ad evocare immaginari colpi di Stato a cui non saremmo estranei: è il monito che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lancia agli auguri alle alte cariche, chiaramente rivolto a Silvio Berlusconi ed alla sentenza Mediaset”. (ANSA).

Ora, a parte l’aspetto ridicolo dell’uso del plurale maiestatico, che non usa più nemmeno il Papa, il vecchio comunista ammonisce: nessuno è autorizzato a criticarlo.

Ma se non ci sono mai stati colpi di Stato, signor Napolitano, lei come definisce ciò che è accaduto due anni fa, quando un governo voluto espressamente dagli elettori è stato mandato a casa, senza alcun voto di sfiducia parlamentare, quando è stato eletto (da lei, signor Napolitano) senatore a vita e Capo del governo il Loden, che altri non rappresentava se non sé stesso e i potentati finanziari internazionali di cui è disciplinato, seppur mediocre, servitore? Come definisce lei il fatto che il potere legislativo è stato di fatto sottratto al Parlamento, legiferando il governo a colpi di continui decreti-legge, da lei sempre disciplinatamente firmati?

Insomma, vogliamo smetterla di prenderci in giro? Signor Napolitano, lei non è più un giovinetto, ha diritto di essere un po’ appannato, di ripetere ciò che le dicono di dire, ma è impossibile che lei non si sia accorto che qui sta andando tutto a pezzi. Se vuol fare del bene all’Italia (sarebbe la prima volta, pensi che emozione!), incominci a eliminare uno dei problemi: si dimetta. L’Italia sarà così liberata da un presidente di parte e forse, speranza flebile, ma a qualcosa dobbiamo pur aggrapparci, potrebbe darsi che venga eletto un nuovo Presidente che abbia un pochino di rispetto del ruolo, non compia abusi quotidiani, non sia sfacciatamente di parte. Sia gentile, si dimetta: sarebbe un bel regalo di Natale per gli italiani.

 

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2 thoughts on “Napolitano deve andarsene a casa. Fino a quando dovremo sopportare gli abusi di potere di un vecchio comunista?

  1. Più che vai a casa ,è il caso di dire : ABBANDONA il CASTELLO , I SUDDITI SONO STUFI DI PAGARE GABELLE !!!!

  2. Quando vai a casa Napolitano?Sbrigati che e’ sempre tardi,noi italiani non abbiamo piu’ tempo ne piu’ pazienza.VAI A CASA VAI A CASA VAI A CASA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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